Covid Campania, addio agli show: ​Capodanno senza musica

Covid Campania, addio agli show: Capodanno senza musica
di Giovanni Chianelli
Venerdì 2 Ottobre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 10:10
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Mezzo metro. Può sembrare poco, ma non è così poco se vale duecento spettatori in meno su platee già ridotte all’osso. L’ordinanza emanata dallla Regione restringe ulteriormente le capienze di teatri, cinema e luoghi di cultura: «I posti a sedere dovranno prevedere un distanziamento minimo, tra uno spettatore e l’altro, sia frontalmente che lateralmente, di almeno 1.5 metro». Mezzo metro in più delle disposizione precedenti. E così si aggrava la crisi del comparto cultura in Campania che, come nel resto d’Italia, si stava faticosamente riprendendo dalla terribile stagione del Covid-19 e del lockdown. Restano le manifestazioni all’aperto di cui non si riesce ad assicurare il controllo sul pubblico: a Pozzuoli il Comune ha deciso di non prevedere spettacoli per il Capodanno, mentre per quelli di Capri e Napoli, tradizionali appuntamenti conditi da bagni di folla, ancora non è stata presa una decisione. 
 

 

L’ordinanza arriva proprio mentre stavano ripartendo le stagioni teatrali, i concerti e la programmazione ordinaria dei cinema. Ora, per colpa di cinquanta centimetri in più rispetto al metro imposto dalla precedente normativa, le sale e i palchi sono costrette a riorganizzarsi per l’ennesima volta, in questo tribolato 2020.
Ma c’è sala e sala. E se dal San Carlo fanno sapere che si provvederà con divisori in plexiglass, al Diana la riduzione dei posti è ingente: dai 900 originari si era già passati ai 450 annunciati pochi giorni fa in conferenza stampa, ma col nuovo dispositivo si arriva ad appena 250. Neanche un terzo della capienza normale: «Un’ulteriore mazzata», dice Claudia Mirra, proprietaria del teatro di via Luca Giordano. «È arrivata come una beffa proprio quando avevamo presentato la stagione e tutte le misure messe in atto per rispettare il protocollo anti virus: sanificazione periodica, nuovi canali di areazione. Che dire, avevamo provveduto alla sistemazione, ci tocca subito la risistemazione. Siamo un po’ spiazzati». Non perde la fiducia Mirra: «La voglia di ripartire resta ma molte compagnie potrebbero scegliere di non fare spettacoli da noi, con 200 posti in meno». Perciò lancia un messaggio: «I teatri non possono essere il male».
 
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Anche Mimmo Basso, direttore amministrativo del teatro Stabile di Napoli, è d’accordo: «Le sale teatrali e cinematografiche sono posti protetti e controllati. Ingressi e percorsi dedicati mettono al sicuro dal contagio». Nelle due sale principali dello Stabile di Napoli la contrazione è minima: su 500 totali, già ridotti a 260 per il distanziamento causa pandemia, si passa a 236 al Mercadante e 214 al San Ferdinando. Merito di una diversa disposizione dei due spazi che hanno meno platea del Diana e più palchetti, specie la sala di piazza Municipio: anche qui si adotterà un pannello divisorio tra un palco e l’altro, occupati da congiunti che presentano i certificati. «Però il momento è drammatico e stiamo andando avanti per i lavoratori, tecnici e attori. Che tra l’altro vengono controllati continuamente» dice Basso La stagione qui riparte il 14, l’ordinanza scade il 7 ma sarà quasi sicuramente prorogata. 
 
 

Mentre per i cinema l’Agis, l’associazione di settore, si riunisce il prossimo lunedì e il presidente Luigi Grispello per ora si dice molto preoccupato, in altri casi la misura regionale interviene a rassegna in corso: il festival Ethnos era partito il 26 settembre, l’ordinanza ne restringe gli accessi. A Villa Vannucchi, una delle sedi del festival, si è passati da 500 a 170 e, ora, a 90; a Villa Campolieto da 450 a 300 a 150. Gigi De Luca, direttore artistico: «La pandemia è una sfida ma non bisogna arrendersi. Bisogna ritarare spazi e programmi, con grande prudenza ma pensando alla qualità. Agli artisti che venivano da Francia e Spagna abbiamo chiesto varie serie di tamponi; c’è stato il caso dei Bab B’Luz, francesi, in cui uno dei componenti aveva avuto un risultato incerto. Si è preferito annullare il concerto».
 

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