Ylenia Lombardo uccisa per una pay card,
l'assassino confessa: «Ma io l'amavo»

Ylenia Lombardo uccisa per una pay card, l'assassino confessa: «Ma io l'amavo»
di Carmen Fusco
Sabato 8 Maggio 2021, 09:00 - Ultimo agg. 9 Maggio, 10:26
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L'udienza di convalida del fermo è fissata per oggi ma Andrea Napolitano che mercoledì ha prima massacrato di botte Ylenia Lombardo e poi le ha dato fuoco, uccidendola, si avvarrà della facoltà di non rispondere. Lo ha confermato l'avvocato Gavino Rescigno, il legale che assiste l'uomo di 36 anni accusato di omicidio aggravato e di incendio della giovane donna. 

Eppure già poche ore dopo la tragedia che mercoledì pomeriggio ha trasformato la casa di via Ferdinando Scala presa in affitto dalla donna, in un inferno, Napolitano avrebbe confessato tutto, comprese le ragioni che lo avrebbero spinto ad accanirsi contro Ylenia, la donna di 32 anni originaria di Pago del Vallo di Lauro, nell'Avellinese, che da qualche tempo si era trasferita a San Paolo Bel Sito. «Ero innamorato di lei - avrebbe detto l'uomo ai carabinieri dopo essersi consegnato - ma non trovavo più la mia carta prepagata ed ho pensato che l'avesse presa lei.

Le volevo bene ma mi sentivo usato. Non immaginavo di averla uccisa e di poter arrivare a tanto». Fin qui il racconto choc dell'uomo che tra l'altro è in cura presso il servizio di igiene mentale dell'Asl. Problemi psicologici legati ad un passato fatto di droga e tentativi di suicidio. Pochi minuti dopo l'omicidio, Andrea Napolitano sarebbe tornato a casa, dove i carabinieri hanno trovato ancora i vestiti sporchi di sangue, per cambiarsi le scarpe sporche di sangue e annerite dal fumo. Il giubbino che indossava si sarebbe strappato durante la lite con la donna (che avrebbe cercato di difendersi e sottrarsi all'aggressione) e lui stesso avrebbe raccontato di essere andato poi a Nola per comprarne uno nuovo. Sul suo viso i graffi di Ylenia che ha cercato disperatamente di divincolarsi, senza però riuscirvi. Il resto è l'ennesima storia di violenza e di morte ai danni di una delle tantissimi vittime di femminicidio. 

Ylenia Lombardo si era separata dal marito, in carcere dal 2019 proprio per maltrattamenti nei suoi confronti. Da Pago del Vallo di Lauro si era trasferita per un breve periodo a Viterbo dove vivono i suoi genitori che accudiscono la figlioletta di 11 anni. Poi la decisione di tornare in zona e di affittare una casa nel centro di San Paolo Bel Sito. Il giorno in cui è morta Ylenia stava preparando i bagagli: voleva andare da sua figlia, da quella bimba che non vedrà più sua madre in vita. Ieri i suoi nonni, arrivati da Viterbo subito dopo l'accaduto, sono stati ascoltati dai carabinieri della compagnia di Nola che indagano sull'omicidio.

I militari stanno cercando di ricostruire il puzzle della vita di Ylenia per chiudere il cerchio intorno alla sua morte. Gli inquirenti stanno anche vagliando le dichiarazioni di alcuni civini e di altre persone che la conoscevano. Un contributo decisivo arriverà sicuramente dall'autopsia che il pm ha già disposto: domani sarà conferito l'incarico al medico legale e, quasi sicuramente lunedì, sarà effettuato l'esame sul cadavere semicarbonizzato della donna. Si stabilirà con certezza se Ylenia sia morta per i pugni e i calci ricevuti oppure se, dopo essere stata tramortita, sia stata divorata dal fuoco appiccato ad alcuni oggetti, come una sedia ed una borsa, della sua camera da letto. In ogni caso, una morte atroce.

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