Napoli zona gialla, dai locali raffica di richieste per i tavolini all’esterno: «Solo così lavoreremo»

Napoli zona gialla, dai locali raffica di richieste per i tavolini all’esterno: «Solo così lavoreremo»
di Gennaro Di Biase
Venerdì 23 Aprile 2021, 23:37 - Ultimo agg. 24 Aprile, 13:46
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Solo «un ristorante su tre», secondo le stime delle associazioni di categoria cittadine, è dotato di spazi esterni e potrà dunque riaprire a Napoli nella neo zona gialla decisa dal Governo e in vigore da lunedì. I due terzi dei pubblici esercizi resteranno esclusi dalla ripresa della somministrazione di pasti ai tavoli. La rabbia e l’entusiasmo si alternano, in queste ore, sui volti degli imprenditori napoletani. Speranze per chi ripartirà, specialmente nelle zone di mare (via Partenope, Marechiaro, Riva Fiorita, Borgo Marinari), delusione e sconforto per gli esclusi (concentrati per lo più tra centro storico e Vomero), che temono un ulteriore calo del lavoro, dopo il crollo verticale del delivery già registrato nelle scorse settimane. 

Si riapre, dunque, ma solo all’aperto.

I clienti potranno accomodarsi sia a pranzo che a cena in quei locali dotati di gazebo o spazi non interni. Non sono pochi i ristoranti che in queste ore stanno avanzando in Comune richieste di occupazione di suolo, per allestire tavoli sui marciapiedi o in prossimità dei locali. Si sta attrezzando in questo senso anche Mimì alla Ferrovia: «Proviamo enorme gioia all’idea di poter rivedere i nostri clienti, anche se i posti saranno limitati: 10 tavoli per un massimo di 35 persone - spiega il titolare Michele Giugliano -. Pur di lavorare, va bene così. Ci siamo posti un dubbio, però: se durante pranzi o cene pioverà, ci sarà tolleranza nel proseguire all’interno, o i clienti dovranno sospendere i pasti? Ci attrezzeremo con impermeabili e ombrello, nel caso». «All’esterno ho il 30% dei posti - aggiunge Paolo Surace di Mattozzi in piazza Carità - Riaprirò per meno della meta del lavoro: 14 tavoli. Si tratta di poco, però è già un inizio. Farò lavorare il 50% del personale, e ho distanziato i tavoli di due metri. Trovo un paradosso che in luoghi chiusi come bus e supermercati ci si possa muovere liberamente, e nelle sale dei ristoranti no». 

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Mentre si attende un chiarimento in queste ore su alcuni dei nodi citati, c’è chi ride e chi no. I locali del Vomero e del centro storico, per conformazione urbana e distribuzione degli spazi cittadini, possono contare su meno spazi esterni rispetto ai pubblici esercizi delle zone affacciate sul mare (su tutte via Partenope e Posillipo). «Il decreto riaperture è in realtà un decreto chiusure rispetto alla zona gialla di febbraio – dichiara Massimo Di Porzio, presidente di Fipe Campania – A febbraio, infatti, gli esercizi pubblici potevano aprire al pubblico, anche al chiuso a pranzo. In questo caso, invece, si potrà aprire soltanto all’aperto, sia a pranzo che a cena, ma solo fino alle 22, quando scatterà il coprifuoco. Sarà una cena dimezzata. Solo un terzo dei locali a Napoli è al momento dotato di spazi esterni. Abbiamo poi chiesto un chiarimento sulle linee guida da applicare. Ci risulta che le verande, i dehors e i gazebo siano da considerarsi luoghi aperti, ma ci auguriamo che venga presto messo per iscritto dal Governo».

«Siamo contenti di questa decisione, che comunque troviamo tardiva – dice Antonio Viola presidente di Fiepet Napoli e Provincia – Si tratta di una omissione di soccorso nei confronti di tante aziende che non sono state ristorate nel 2021. Arriverà solo il 3% delle perdite di fatturato, pochi spiccioli. Il nostro servizio si svolge prevalentemente all’aperto sul lungomare, e siamo fortunati. Ma le regole in arrivo sono un’ingiustizia per tanti bistrot che si ritroveranno in ginocchio. Mi auguro che anche i cittadini collaborino per mantenere le distanze di sicurezza in via Partenope». 

«Apprendiamo con piacere e soddisfazione il passaggio in giallo – commenta Antonino Della Notte, presidente nazionale di Aicast e titolare di Antonio&Antonio sul lungomare – Per noi significa poter riprendere con la ristorazione ai tavoli. Non comprendo però la discriminazione delle sale interne: con i dovuti distanziamenti e con le varie norme recepite finora dagli imprenditori, tutto il mondo della ristorazione ha il diritto di tornare al lavoro. A essere penalizzati saranno soprattutto i locali del centro di cucina tradizionale. In generale due locali su tre non hanno in dotazione spazi esterni tra Napoli e provincia, e nemmeno la possibilità di inserire posti all’aperto. Si trovano in strade spesso prive di marciapiede, e quindi non potranno neppure chiedere l’occupazione di suolo pubblico al Comune. Mi auguro che già la prossima settimana venga abolito il coprifuoco, perché la limitazione di circolazione alle 22 concentrerà le persone in un solo turno di cena, provocando il rischio di assembramenti. È opportuno sottolineare che serve uno sprint anche per il settore del wedding: tanti ristoranti delle location per cerimonie sono chiusi da troppo tempo».

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