Le firme del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e del sindaco Gaetano Manfredi sul protocollo per il rilancio dell'Albergo dei Poveri non hanno solo un valore pratico - 100 milioni per i primi lavori - ma ancora più profondo. Segnano finalmente le destinazioni che uno degli edifici più grandi d'Europa abbandonato sostanzialmente da quasi mezzo secolo deve avere. In una parola si dà una identità, una mission alla struttura. «In questa prima fase di attuazione, si ipotizza, orientativamente, di destinare: al Museo archeologico nazionale di Napoli circa 10mila metri quadrati alla Federico II 17mila, alla Biblioteca nazionale 7500 agli spazi comuni da utilizzare per usi temporanei o per altri usi 14 mila». Quest'ultima fattispecie è quella che sta più a cuore al sindaci e allo stesso ministro perché significa che gli spazi già pronti all'uso come già accaduto per il Natale oppure la sala conferenze dove c'è stata la cerimonie delle firme proprio all'Albergo dei Poveri continueranno ad ospitare eventi di qualsiasi tipo, insomma la struttura è viva fin da subito. I cantieri non incideranno sulla funzionalità delle altri parti che vanno restaurate oltre che ristrutturate. «La parte residua dell'edificio sarà oggetto di restauro e valorizzazione a seguito di ulteriori finanziamenti che saranno reperiti» si legge nel documento. E non è un caso che tra i firmatari del patto ci sia il presidente degli industriali napoletani Costanzo Jannotti Pecci che ha già dato disponibilità alla collaborazione.
È questo in estrema sintesi il valore delle firme di ieri: danno un senso identitario al sito e soprattutto un senso di un qualcosa che ha prospettive larghe e lunghe.
Piena sintonia con Manfredi: «Il rilancio e la conseguente valorizzazione dell'Albergo dei Poveri - dice Manfredi - sono state una delle nostre priorità sin dall'insediamento al fine di riaprire questa straordinaria struttura alla cittadinanza in sinergia con le altre Istituzioni coinvolte. Con la firma del Protocollo insieme al Ministero della Cultura, si pongono le condizioni concrete affinché Palazzo Fuga diventi una fabbrica permanente di creatività, cultura, formazione, inclusione sociale ed innovazione aprendosi innanzitutto al quartiere con una vocazione nazionale ed internazionale. L'Albergo dei Poveri aspira così a rappresentare la Napoli che valorizza la sua storia proiettandosi verso il futuro».
La Federico II sarà il fiore all'occhiello della struttura, l'Istituzione che darà un futuro garantito a Palazzo Fuga, ne è convinto il rettore Matteo Lorito che rivela: «In questo spazio per prima cosa porteremo i giovani. Appena ci daranno uno spazio cominceremo a fare lezione qui. In questo modo mentre si lavora sulla struttura c'è chi lavorerà sulle persone». La Federico II porterà in dote «una scuola di restauro e pensiamo anche di dare spazi alla Scuola superiore meridionale che è nata come costola della Federico II e poi ci saranno altre attività». Soddisfatto il rettore che non «esclude si possa installare un centro congressuale. Ma non si esclude l'ipotesi di attrezzare alcuni alloggi. Quando ci sono degli spazi noi li riempiamo sempre di giovani e contenuti». Infine l'appello del ministro agli imprenditori: «Invito gli imprenditori a credere in questa zona, che si sviluppa lungo l'asse che parte dal Mann, passando per l'orto botanico fino a giungere all'Albergo dei poveri».