Alla scoperta del decumano sommerso nel museo dell'Acqua della Pietrasanta

Alla scoperta del decumano sommerso nel museo dell'Acqua della Pietrasanta
di Valentina Bonavolontà
Lunedì 8 Novembre 2021, 16:22 - Ultimo agg. 25 Marzo, 10:10
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Una filiera del bene perfetta, quella nata dalla sinergia tra Associazione Pietrasanta Polo Culturale ONLUS, l’Associazione Vivi quartiere e l’Onlus I Care Mulagi Mission, protagoniste di un evento organizzato sabato sera con il duplice intento, di riscoprire un polo riconosciuto come sito di interesse storico e culturale, la Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, e raccogliere fondi per l’Onlus I Care, un'organizzazione non lucrativa di utilità sociale nata con l’obiettivo di migliorare, attraverso azioni dirette e mirate, le condizioni di vita dei popoli dell’Africa sub-sahariana, in particolare dell’Uganda.

A fare da collante tra queste due realtà l’Associazione Vivi quartiere, nata a Napoli nel 1994 dalla collaborazione di un gruppo di giovani visionari della Sanità, quartiere di “frontiera” della città, accomunati dal desiderio di poter riassaporare il territorio in cui vivono, riappropriandosene e ritrovandolo come un vecchio amico.

«Il nostro obiettivo è valorizzare i beni culturali, ambientali e paesaggistici, attivando processi virtuosi finalizzati alla più ampia e migliore conoscenza del patrimonio culturale napoltano. É importante per noi sostenere un turismo etico, a basso impatto, che promuova e sviluppi le realtà locali, perché il territorio è un organismo che vive, respira, parla e merita rispetto. – commenta Giuseppe Esposito, rappresentante dell’Associazione Vivi Quartiere. 

La visita guidata parte dalla Basilica di Santa Maria Maggiore in Pietrasanta, che racchiude millenni di storia napoletana.

Edificata sui resti del tempio greco di Diana, fu trasformata in basilica cristiana da Pomponio nel 525 e pensata per essere il primo santuario dedicato alla Vergine Maria.

I sotterranei della chiesa costituiscono un insieme di cunicoli appartenenti all’antico acquedotto greco-romano, sfocianti in cisterne pluviali che permettevano agli antichi la distribuzione dell’acqua all’intera città. Questi preziosi resti rendono l’intero complesso della Pietrasanta un vero e proprio viaggio nella storia.

Da qualche mese, è stato inaugurato un nuovo Museo dell’Acqua, al quale si accede grazie ad uno speciale e suggestivo “ascensore archeologico” con ampi vetri. Questo consente di vedere la discesa tra le viscere del tufo fino a 40 metri sotto il livello del suolo in quell’area del decumano maggiore in cui fino al VI sec. d.C. sorgeva un tempio dedicato a Diana.

Arrivati nel sottosuolo, si inizia lo straordinario percorso a piedi nel Decumano sotterraneo, questa strada nel sottosuolo di Napoli che ci consente di seguire l’antico tracciato dell’Acquedotto della Bolla e di ammirarne due importanti cisterne, la cosiddetta Cisterna delle anguille e poi la Sala delle onde. Una percorso straordinario che solo a Napoli è possibile.

Il percorso di visita consente di ammirare un tratto dell’acquedotto greco-romano dell’antica Neapolis, arricchito dalle “saracinesche” dell’Abc: enormi valvole che servivano per regolare i flussi d’acqua lungo le diramazioni idriche, tra cui spicca la piccola “scartellata”, valvola che, grazie alla caratteristica gobbetta, è diventata la mascotte beneaugurale del percorso. 

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«Il nostro obiettivo» – spiega Raffaele Iovine, il presidente dell’Associazione Pietrasanta -  «è rendere Pietrasanta il punto focale di richiamo del grande flusso turistico che si dimostra sempre più attratto dalla Napoli antica, tra mito e tradizioni».

In virtù del progetto di riqualificazione del monumento ha ottenuto nel 2011 un contratto di comodato da parte della Diocesi di Napoli che interessa, grazie a cui si è ottenuto, fattore determinante per l’ingresso della Basilica nel piano di valorizzazione dei siti Unesco.

«La Onlus I care opera in collaborazione con la Congregazione delle Ancelle Eucaristiche di Melito». – dice Antonio Mallardo, presidente dell’Onlus I Care. - «Siamo una grande famiglia, c’è un forte collegamento tra Napoli e l’Africa, un filo rosso forte e che ha l’obiettivo di  contribuire a portare un sorriso a questi popoli».

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