Archivio Carbone digitalizzato: in rete la fotostoria di Napoli

Archivio Carbone digitalizzato: in rete la fotostoria di Napoli
di Ugo Cundari
Mercoledì 22 Novembre 2017, 16:49
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La galleria laziale chiusa, il rione Luzzati visitato dalle giovani protagoniste di L'amica geniale, il Napoli che batte il Milan. Le tre istantanee messe in homepage del nuovo sito dell'archivio fotografico Carbone risalgono agli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, ma se non fosse per il bianco e nero potrebbero essere prese per una cronistoria per immagini dei giorni nostri. È con queste suggestioni che l'archivio mette per la prima volta su internet non solo la propria storia, ma anche seimila fotografie, liberamente consultabili e digitalizzate per l'occasione.

Sul sito archiviofotograficocarbone.it si trovano per esempio le foto di Sophia Loren in partenza per l'America (1956), Lucky Luciano che si dirige alla Questura di Napoli (1954), un nubifragio particolarmente violento (1962), la presentazione della nuova Fiat 1900 (1952), un incontro di box al Maschio Angioino (1948). Dietro la macchina sempre lui, Riccardo Carbone, che fin dagli esordi iniziò la collaborazione con «Il Mattino» di Eduardo Scarfoglio, del quale era amico di famiglia, diventando poi il fotoreporter di riferimento del quotidiano, con un'attività ininterrotta fino al 1970.

«Il percorso di digitalizzazione è ancora lungo, finora a passare in rete è stato solo l'1% del patrimonio, rimangono più o meno mezzo milione di immagini tra negativi, stampe e lastre» dice Renato Carbone, il figlio di Riccardo. Solo tra il Dopoguerra e gli anni Settanta, il primo periodo sul quale si sta lavorando, ci sono trecentomila foto, e per portare a termine il lavoro di scannerizzazione di questo pezzo di storia di Napoli e del giornalismo c'è bisogno di ventimila euro. Per questo sul sito dell'archivio si può partecipare al crowdfunding, aperto fino all'8 gennaio, che per ora ha già raccolto i primi seimila euro. Ma si può anche contribuire semplicemente «adottando un servizio fotografico», uno di quelli il cui titolo è segnalato on line ma il cui contenuto di foto non è stato ancora aperto e digitalizzato. «L'ultimo servizio adottato da un privato è stato quello sull'arresto del motociclista Agostino il pazzo per i disordini a piazza Trieste e Trento nel 1970. Lo ha fatto un signore che si ricordava di essere stato presente alla scena, ed era curioso di vedere se magari in una delle foto era stato ritratto anche lui».

La partecipazione della gente è importante anche per ricostruire storie, ricordare nomi, riconoscere personaggi, tant'è che gli eredi Carbone parlano di «catalogazione partecipata». «Chiunque riconosca in una foto un volto che magari a noi è sfuggito ce lo segnali, anche così la memoria storia si riesce a tramandare» dice Giovanni Nicois, bisnipote di Riccardo. Capita anche che non si riesca a capire subito quali siano i luoghi immortalati, e forse chi è più avanti con l'età li può riconoscere, come nel caso di foto in cui è ancora presente il ponte di Tappia. «Ancora qualche mese e qualche foto scannerizzata in più, e partirà anche un app per navigare su una mappa di geolocalizzazione dove sarà possibile confrontare l'urbanistica di un tempo con la situazione attuale», dice Nicois. Oltre ai rullini e ai negativi rimangono poi le lastre databili tra il 1922 e il 1945. Per digitalizzarle c'è bisogno di un progetto specifico, che a breve pure sarà portato avanti. Tra le prime fotografie, un Mussolini fresco di marcia su Roma e una che ritrae Vincenzo Gemito al lavoro, del 1926. Di alcune di queste poi si conserva la stampa effettuata già all'epoca, con dietro le notazioni originali della Prefettura, come quando segnava, se c'era Mussolini, se lo sguardo era venuto bene o se la foto risultava non pubblicabile.
 
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