Bellenger e la polemica su Caravaggio: «Esperienza antropologica interessante»

Bellenger e la polemica su Caravaggio: «Esperienza antropologica interessante»
di Rossella Grasso
Martedì 26 Marzo 2019, 14:36
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«Un'esperienza antropologica molto interessante». Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Bosco di Capodimonte  ha definito così la polemica delle scorse settimante sullo spostamento delle «Sette Opere di Misericordia» dal Pio Monte alla Reggia Borbonica in occasione della grande mostra su Michelangelo Merisi prevista per il 12 aprile. «Ringrazio la polemica che ha già reso la nostra mostra un successo di visibilità», ha ironizzato il direttore che ha ammesso di non aspettarsi tanto clamore. «Stiamo lavorando con il Pio Monte già da un mese - ha spiegato Bellenger - Abbiamo anticipato questa storia con la venuta del ministro che ci ha anche dato i mezzi economici per consentire il collegamento gratuitto tra Capodimonte e il Pio Monte della Misericordia. La mostra sarà un po' diversa, sarà un'esperienza a due luoghi. Una storia diversa ma comunque una bella storia. Le occasioni non sono mai perse».

L'occasione per tornare a parlare del provvedimento voluto dal Mibact che ha bloccato lo spostamento della grande opera del Caravaggio è stata la presentazione della Mostra «Oro Rosso» di Jan Fabre che sarà dislocata in vari punti della città tra cui Capodimone e il Pio Monte. Il provvedimento ha infatti avuto una ripercussione anche su quest'altro evento. «Avevamo programmato l'esposizione dell'opera di Jan Fabre presso di noi per il periodo in cui si prevedeva che il Caravaggio non sarebbe stato in situ - ha detto Pierluigi Rocco di Torrepadula, governatore degli affari legali del Pio Monte - Poi siamo stati costretti a rivedere i nostri programmi. Non c'erano i tempi per rischedulare cronologicamente tutta la manifestazione, per cui alla fine, d'accordo con tutti i partner dell'iniziativa, abbiamo deciso di partire nei tempi previsti con l'esposizione di Fabre presso di noi, interromperla per tutta la durata della mostra su Caravaggio e riprenderla successivamente. Questo per evitare una sovrapposizione tra i due progetti che avrebbero finito per danneggiarsi reciprocamente e confondersi».
 

Pierluigi Rocco di Torrepadula al contrario di Bellenger si aspettava che l'idea di spostare il caravaggio dal Pio Monte avrebbe creato polemiche. «Sapevo che dietro questa vicenda del prestito si agitavano le acque per delle ragioni che poco avevano a che vedere con la mostra e le possibili difficoltà tecniche della movimentazione dell'opera - ha continuato l'avvocato -  Avrei però preferito una discussione più culturale, meno polemica, meno forte e che non dovesse concludersi a colpi di provvedimenti amministrativi. È giusto che l'intellighenzia cittadina e non cittadina si interroghi su certi temi. Quello che ci ha amareggiato è che una discussione culturale si sia trasformata in uno scontro così forte che richiede di essere risolto con provvedimenti amministrativi che in punto tecnico ci lasciano anche fortemente perplessi».

L'avvocato ha spiegato che dal Pio Monte sarebbero stati felici sin dall'inizio di ospitare in situ una sezione della grande mostra, se questa fosse stata la richiesta sin dall'inizio. «Quando alla fine di questa vicenda si torna su questa soluzione noi l'approcciamo nel modo più positivo possibile - ha concluso - Ovviamente c'era in campo anche un'opzione diversa, ovvero la mostra come era stata programmata, che dal mio punto di vista non prevedeva delle particolari difficoltà. Alla fine si è generata questa battaglia che è arrivata a dei toni polemici eccessivi».
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