Boldoni lascia la Regione, De Luca punta sul teatro

Boldoni lascia la Regione, De Luca punta sul teatro
di Davide Cerbone
Venerdì 9 Febbraio 2018, 10:56 - Ultimo agg. 12:33
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Ci ha riflettuto per qualche settimana, ma alla fine Patrizia Boldoni ha deciso. Il suo addio lo ha messo nero su bianco in una nota recapitata ieri mattina sulla scrivania di Vincenzo De Luca, nella quale rassegna le dimissioni da consigliere delegato dal governatore per i Beni culturali. «Lascio per incompatibilità ambientale», avrebbe spiegato nella comunicazione inviata al presidente della Regione, motivando la decisione con una situazione sostanzialmente mutata rispetto a quella che trovò nell'estate del 2015, quando le fu conferito l'incarico.

Così, una pedina via l'altra, si trasforma la geografia delle politiche culturali in Campania. A metà dicembre il filosofo Sebastiano Maffettone, che pure resta al timone del prestigioso Festival di Ravello, si era dimesso dal Cdi del San Carlo per fare spazio al capo di gabinetto del governatore, Sergio De Felice. E pochi giorni fa De Luca, che sin dal suo insediamento si è riservato la delega alla Cultura, ha sostituito il giurista Pierpaolo Forte con la giornalista e musicologa Laura Valente alla guida amministrativa del museo Madre, dove ieri mattina si è riunito per la prima volta il nuovo Consiglio di amministrazione. Adesso tocca a Patrizia Boldoni, che rimette il suo incarico dopo aver attraversato una bufera. Il rapporto tra la manager culturale e l'ex sindaco di Salerno, infatti, aveva già vissuto giorni difficili alla fine del 2016, quando l'ex presidente di Scabec aveva dovuto lasciare il suo incarico a seguito di una vicenda fiscale risalente agli anni del fallimento del Calcio Napoli, del quale era presidente il suo ex marito, Corrado Ferlaino. Un mese dopo, le parti si erano riavvicinate, con il ritorno negli uffici di Santa Lucia. Stavolta, però, la crepa sembra più profonda.
 
Intanto, comincia a prendere forma il piano strategico per la Cultura annunciato dal presidente della Regione prima dell'estate e concretizzato a dicembre nelle delibere 653 e 809, con le quali l'ente avvia a partire da quest'anno un programma triennale di interventi che prevedono iniziative ed eventi a carattere nazionale e internazionale. Al centro ci sono il Teatro San Carlo, la stessa Fondazione Donnaregina, la Fondazione Campania dei Festival, il Teatro Nazionale di Napoli, la Fondazione Cives (che gestisce il Museo Mav ad Ercolano), la Fondazione Mondragone e il Teatro Trianon. E ancora, il Parco archeologico di Paestum, il Museo di Capodimonte e il Mann. Rosanna Romano, dirigente delle Politiche culturali in Regione, parla di «una grande operazione di sviluppo» e spiega: «Per il solo comparto dello spettacolo, che conta circa 650 enti iscritti, investiamo ogni anno 12 milioni, richiamando turisti e creando un indotto economico anche nella ristorazione e nella ricettività. Quello che l'immateriale può produrre - ammonisce - è un valore aggiunto da non sottovalutare». Un esempio è il Napoli Teatro Festival Italia, che dopo la stagione degli attriti tra il presidente Luigi Grispello e il direttore irpino-belga Franco Dragone, si è assestato su nuovi e più sicuri equilibri con la direzione di Ruggero Cappuccio. Per l'edizione 2018, che sarà presentata con una conferenza stampa tra pochi giorni, il 14 febbraio, la ciliegina sulla torta potrebbe essere Sting: con l'entourage del bassista e cantautore inglese le trattative sarebbero ben avviate.

In questo disegno è centrale il ruolo di Scabec, la società in house della Regione che ha il compito di valorizzare e promuovere i beni culturali. «Si tratta di armonizzare le attività di tutti gli enti regionali che si occupano di cultura e di spettacolo, evitando sovrapposizioni e stringendo accordi e sinergie per far girare spettacoli, artisti e compagnie», sottolinea Sebastiano Maffettone. «Così - osserva il docente universitario - si rafforza il messaggio e si riducono i costi. E diventa più facile anche portare qui i grandi nomi».
 
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