La francese Cleo T: «Napoli
ha un fascino soprannaturale» Video

La francese Cleo T: «Napoli ha un fascino soprannaturale» Video
di Francesca Cicatelli
Venerdì 14 Luglio 2017, 15:08
5 Minuti di Lettura
Minuta e indaffarata con le idee scomposte «perché non bisogna già sapere dove andare». La musicista e cantautrice parigina Cleo T, un nome d'arte che è quasi una crasi tra nome e cognome Clemence Leaute, è a Napoli per una performance ad ingresso libero sabato 15 luglio all’Institut français di Napoli (via Crispi 86) dopo le celebrazioni della Festa Nazionale Francese.

Cresciuta tra ninna nanne neorealiste e cinema italiano, affascinata da Fellini, innamorata di Pompei, conquistata dalle poesie di Leopardi, l'artista rientra nel circuito di eventi de La Francia in scena, terza edizione della stagione artistica dell’Institut français Italia e dell’Ambasciata di Francia in Italia giunta alla terza edizione. Cleo T. sarà la protagonista di Shine, spettacolo coinvolgente e sensoriale basato sul suo nuovo album And Then I Saw A Million Skies Ahead che ha attraversato l’Europa, dall’Inghilterra alla Germania, dai Balcani all’Italia, prima di approdare in Canada e di atterrare a Parigi in autunno.

Tre anni dopo il suo primo album registrato a Bristol con John Parish (leggendario produttore di PJ Harvey), Cleo T. ha presentato il suo nuovo album a marzo. “And Then I Saw A Million Skies Ahead” è un disco in cui mette insieme undici musicisti da tutto il mondo, che mixano gospel e musica balcanica, Neo Soul e cantautorato, pop ed elettronica, il velluto delle dive del jazz e l’acidità di un funk inesplorato. Un vero e proprio arcobaleno musicaleche da sempre la contraddistingue. Segue le orme delle grandi dive di ieri e di domani e ci offre un secondo album al di là di ogni classificazione. Di base a Berlino dal 2015, l’artista combina la sua naturale capacità autoriale con la potente elettronica di Rodion, produttore e DJ berlinese. Una performer completa che realizza anche le proprie coreografie digitali interattive insieme all’artista visivo Maflohé Passedouet ricreando fenomeni bioluminescenti, come le lucciole e l’aurora boreale. Un progetto non solo musicale ma la colonna sonora di un’esperienza interattiva dove ballo, pittura, strumenti analogici e arti visive si mescolano. Da sempre ispirata a grandi donne della musica, da Kate Bush a Florence & The Machine passando per Nina Simone, Cleo T. ricerca la sua dimensione anche nell’arte di artisti come Frida Kahlo e Pier Paolo Pasolini. “Siamo molto orgogliosi di ospitare Cleo T. per la festa nazionale – dichiara il Console generale di Francia a Napoli Jean Paul Seytre – Un’artista eclettica e versatile che con la sua opera musicale riesce ad abbracciare tutte le forme d’arte, dalla pittura alla danza, dalla letteratura al mondo digitale, in una contemporaneità straordinariamente suggestiva”. “La Francia in scena”, stagione artistica dell’Institut français Italia, è realizzata su iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, con il sostegno dell’Institut français e del Ministère de la Culture et de la Communication, della Fondazione Nuovi Mecenati, della Commissione Europa (Europa Creativa) e del Ministero dell’Istruzione italiano dell’Università e della Ricerca – Afam.
 


Si è affrancata dalle etichette discografiche per scelta, non crede sia importante che ci sia sempre qualcuno che creda in noi?
«È importante ma non è l'etichetta a fare la differenza, la cosa più centrale per un'artista è essere libero».

Affascinata da Fellini, Pompei e il Sud, perché il passato ha più sapore del presente?
«C'è più spazio per l'immaginazione, è uno spazio per sognare che non lo conosciamo. Ma il presente è pieno di possibilità e poesia, il difficile è trovare le porte di accesso».

C'è una città che stimola la sua immaginazione e la tua poetica?
«Buenos Aires o Roma mentre Napoli è il luogo di nascita di tutti, ci si sente come nell'Odissea, si avverte l'appartenenza al mito, come fossi nata qui, è l'inizio della civilizzazione mediterranea. Un punto di partenza».

Ha esordito con un album prodotto da John Parish, avete un rapporto speciale.
«Lui non aveva il tempo di produrmi, l'ho conosciuto per caso alla stazione del treno nella tratta Milano e Parigi, fu un segno del destino per entrambi e lo abbiamo riconosciuto».

Spesso sono gli imprevisti a cambiare la vita, crede nel destino?
«Credo ad un'idea di forza che influisce ma noi facciamo la nostra parte. Nella coscienza universale in cui ognuno ha un posto. Ma qui sulla terra ciascuno di noi ha un piccolo potere che deve esercitare».

Bisogna circondarsi di leggende per diventare leggenda?
«Non so, per me è importante percorrere tutte le strade possibili. Come una poesia a piccole dosi partendo da cose reali. Prendo ad esempio il quadro bianco di Malevic: puoi vederci nulla o una porta verso il mondo».

Come ha trovato questa porta nel tuo mondo della musica?
«Non ho ancora trovato la mia strada ma cerco e assecondo la natura, lì c'è tutto»

In che punto della sua vita vorrenne essere? Quale potrebbe essere la sua realizzazione più appagante?
«Tendo a non aspettarmi troppo dal domani, sono una fabbrica che produce sogni ma basta lanciare segnali nello spazio, aprirsi, non aspettare cose precise, non decidere cosa deve tornare indietro».

Come definirebbe i suoi progetti musicali, sono un po' radical chic?
«Difficile definirli, direi semplicemente che sono una ricerca di luce».

A proposito di luce ha detto che la musica l'ha traghettato fuori dal buio, in cosa consisteva il suo malessere?
«Nella difficoltà di essere al mondo. È difficile non solo per me. Ma non c'è benessere senza malessere. L'oscurità profonda dà bellezza a piccole apparizioni di luce come lucciole che hanno una forza potente che proviene dall'oscurità e non si vedono finché non c'è oscurità».

Grazie all'Institut Francais è in una città che vive di luci ed ombre, cosa le ha ispirato Napoli?
«Il golfo di Napoli e il Vesuvio e gli affreschi di Ercolano mi fanno pensare che nel passato avevano già capito tutto dell'arte e della bellezza. Oggi è difficile restare semplici ci sono troppi stimoli. I napoletani hanno un rapporto intenso con i miti, la tragedia, i sentimenti. Ed è un rapporto molto teatrale. Tutto ha un fascino intenso, non c'è nulla di normale».

Come vorresti essere percepita in occasione del tuo spettacolo?
«È un'esperienza intima non è un concerto tradizionale e ogni volta è diverso. Non so come reagirà Napoli».
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