Covid, long Covid e rischio cardiovascolare: a Napoli un incontro con il professor Galli fa luce sul tema

Conferenza sul Covid, long Covid e rischio cardiovascolare
Conferenza sul Covid, long Covid e rischio cardiovascolare
di Emma Onorato
Giovedì 20 Ottobre 2022, 19:57
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C'è un errore da non commettere: «Non dimentichiamoci della malattia da Coronavirus come ci siamo dimenticati della Spagnola». A mettere in guardia è Massimo Galli, il professore di infettivologia dell'Università di Milano che ha preso parte alla conferenza stampa Covid, long Covid e rischio cardiovascolare, organizzata nell'Auditorium della Farmaceutici Damor.

Un incontro che si pone l'obiettivo di accendere un faro sulle conseguenze che la malattia da Covid-19 lascia nei pazienti che l'hanno contratta. Ad oggi il quadro sul long-Covid è ancora poco chiaro. Il professor Galli fa riferimento a uno studio - effettuato in Cina - sui primi malati da Coronavirus: «Si tratta di pazienti che hanno contratto il virus nel 2020, e che - ancora oggi - presentano sintomi legati al post-Covid». La percentuale è da brividi: «È pari al 55% delle persone che sono state colpite». Dati alquanto allarmanti, ma il professore tiene a chiarire: «Bisogna capire se le condizioni di questi pazienti siano realmente legati a problemi organici, ovvero a effetti a lungo termine della malattia, e quanto invece sia riconducibile a una sindrome post traumatica, (post pandemia), quindi successiva alla malattia e che ha una radice più psicologica che di tipo organico».

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In Italia, invece, ancora non si può stimare una percentuale - effettiva - sui pazienti che presentano sintomi da long Covid: «Ci sono vari studi in corso di esecuzione. Da quel che bolle in pentola sembra che emergano delle osservazioni un po' diverse e che variano a seconda dei criteri applicati - chiosa Galli - se sono dei criteri più rigorosi il numero del post Covid risulta essere inferiore rispetto a quello emerso in Cina, ma se sono dei criteri più liberali si finisce per avere una percentuale molto simile». Ad oggi la strada per definire dei trattamenti specifici per il long Covid è ancora lunga, ma durante l'incontro Bruno Trimarco, professore emerito di Cardiologia, fa riferimento a un importante studio - recentemente pubblicato sulla rivista Pharmacological Research - che sembra dare una risposta alquanto significativa. Tale studio - effettuato su 1.390 pazienti - ha dimostrato come la terapia a base di L-Arginina e vitamina C liposomiale si sia rivelata efficace per migliorare i sintomi da long Covid.

Ma quali sono i rischi cardiovascolari legati al Coronavirus? Chi è più esposto al rischio? A fare luce sul tema è direttamente Massimo Volpe, il direttore della Cardiologia dell'Università la Sapienza di Roma, che spiega: «Ci sono almeno due importanti considerazioni da fare: la prima è che i pazienti cardiopatici sono molto più esposti a contrarre forme più severe di Covid-19. Mentre la seconda considerazione è riconducibile a quello che si è notato nel corso del Covid e del long-Covid: riguarda un incremento molto marcato di tutte le patologie cardiovascolari, da quelle ischemiche, come l'infarto o l'ictus, alle aritmie, scompenso cardiaco, e malattie tromboemboliche. Questo ci fa pensare che il Covid non sia soltanto un virus che attacca le vie respiratorie, ma un virus che attacca anche le strutture cardiovascolari determinando degli effetti anche molto gravi».

Così durante l'incontro è stato sottolineato come sia sempre più centrale il ruolo della prevenzione. Una prevenzione che, purtroppo, ha subito un forte calo durante i primi due anni della pandemia. «Nel 2020 si è registrata una riduzione di infarti pari al 45%, nel 2021 un'importante riduzione delle visite cardiologiche - ricorda Massimo Volpe durante la conferenza -  e questo è avvenuto perché i pazienti non andavano più in ospedale per timore di essere contagiati». Ma se durante la piena emergenza pandemica non è stato possibile fare molta prevenzione, è altrettanto giusto ricordare che adesso è arrivato il momento di farla. «Ci vuole più prevenzione per il futuro», una misura fondamentale anche per capire «la correlazione tra le infezioni - da Covid-19 - e le malattie cardiovascolari».

Così vien da sé evidenziare - durante la conferenza - come sia indispensabile incentivare gli studi. Aiuti indispensabili per capire come proteggere i pazienti dal rischio.

A marcare l'importanza del ruolo della prevenzione è Maurizio De Giovanni, il noto scrittore che, raccontando la propria esperienza personale, è diventato il vero testimonial dell'incontro. «Ho avuto un infarto dopo aver contratto il Covid - racconta De Giovanni - Sapere che c'è questo rischio, ti porta ad effettuare un'attività di prevenzione che invece io non ho fatto perché non ne ero a conoscenza. Quindi credo che, avendo avuto la fortuna di scamparla, sia un giusto tributo. La mia fortuna è quella di poter avvertire le persone che c'è questo rischio».

Alla conferenza ha preso parte anche Ugo Trama, il responsabile delle politiche del farmaco della Regione Campania, e Vincenzo Santagada, assessore alla Salute e al Verde del Comune di Napoli. L'incontro si è concluso con un intervento del professor Galli, al quale è stato chiesto quali potrebero essere i possibili scenari sull'evoluzione della pandemia: «Non ho una sfera di cristallo - commenta il professore di infettivologia -  Questa è una malattia nuova; è la prima volta che un Coronavirus diventa pandemico e potrebbe non essere l’ultima - continua Galli - Questo virus ci fa navigare a vista in mari nebbiosi. Andiamo avanti per analogie e valutazioni. Questo virus muta meno degli altri, ma quanto basta per averci trovato sorpresi. È più che probabile che possa arrivare una nuova variante. Ma, razionalmente, mi aspetto che l’ondata che avremo, o che stiamo già avendo, sia meno impattante di quelle che abbiamo avuto. Non tanto, però, da giustificare rilassatezza. Servono attenzione e responsabilità», conclude. Così lancia un appello: «Fate la quarta dose e fate anche la vaccinazione antinfluenzale perché quest'anno, se non ci attrezziamo, l'influenza sarà un problema - poi precisa -  Per due anni l'abbiamo scansata per merito della mascherina e del distanziamento sociale. Quest'anno è verosimile che ci sarà un discreto ambito di diffusione per il virus influenzale come è già successo durante l'inverno nell'emisfero australe», conclude con lungimiranza il professore.

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