De Crescenzo e «Il Mattino», il libro esaurito in un giorno

De Crescenzo e «Il Mattino», il libro esaurito in un giorno
di Ugo Cundari
Sabato 17 Luglio 2021, 09:42
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Grande successo in edicola per il libro Luciano De Crescenzo. Storie d'amore e di libertà, a cura di Titta Fiore e Federico Vacalebre e distribuito ieri in omaggio con «Il Mattino». Le trentamila copie stampate sono andate esaurite nel giro di poche ore. Il boom di richieste è in linea con gli altri titoli della collana «Ieri, oggi e domani» inaugurata nel 2015 con il volume su Pino Daniele, proseguita con quelli su Giancarlo Siani e Diego Armando Maradona.

Il libro sull'ingegnere-filosofo, scomparso a Roma il 18 luglio 2019 sulla soglia dei 91 anni, raccoglie in 144 pagine i suoi articoli scritti per «Il Mattino» dal 1979 al 2005, un suo inedito su Renato Carosone, le interviste più belle e tante testimonianze in sua memoria a firma della figlia Paola, dei grandi amici Renzo Arbore, Marisa Laurito, Marina Confalone, Geppy Gleijeses, e di Alessandro Siani, autore con De Crescenzo dell'ultimo libro, Napolitudine; e ancora i contributi del direttore de «Il Mattino» Federico Monga, di Massimo Adinolfi, Valerio Caprara e Marco Ciriello, un'intervista di Luciano Giannini a Maurizio Costanzo, oltre ai testi dei due curatori del volume.


Il primo intervento dell'inventore di Bellavista uscì su «Il Mattino illustrato» nel marzo del '79: il tema era la paura che il teatro di Eduardo incuteva ai registi napoletani, invitati a «liberarsi di quella presenza abbagliante, a non rifugiarsi nei tempi del passato remoto e a decidersi di ambientare nell'attualità i loro temi».

Poi si è occupato di Caccioppoli e Pazzaglia, di Nord e Sud, del cavallo Varenne e dei Savoia, di ozio e cinismo. Nella sua ultima intervista, firmata da Titta Fiore il 2 gennaio del 2019, a proposito dell'attentato alla pizzeria Sorbillo De Crescenzo usa una parola che di recente è andata molto di moda, «contagio», ma lo fa per esprimere un'idea tutta sua: per battere la camorra e perché Napoli torni a essere città d'amore «serve ritrovare il senso dell'agorà, la capacità del vivere insieme, di stare in piazza e parlare, perché il confronto incentiva la creatività che si sviluppa sempre per contagio».

Con Vacalebre si entra nell'officina segreta dello scrittore, grazie ai ricordi del suo storico agente letterario Enzo D'Elia, che ancora lo chiama Lucianino e così lo ricorda: «Era orgoglioso di raccontare in maniera semplice, senza annoiare, concetti complicati, di fare cultura per molti e non per pochi. Di presentare ai giovani pagine antichissime. I critici mi snobbano? Pazienza, a leggermi ci pensano i lettori». Difficile dire chi ha raccolto oggi la sua eredità di filosofo divulgatore.

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