Venduto il gozzo «Pianosa» dopo l'isolotto di Eduardo: doppio smacco allo Stato

Venduto il gozzo «Pianosa» dopo l'isolotto di Eduardo: doppio smacco allo Stato
di Massimiliano D'Esposito
Mercoledì 19 Gennaio 2022, 13:00
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Dopo l'isola, la barca storica. Hanno pensato a tutto Giacomo Cinque e Riccardo Ruggiti, titolari dell'Antica Sartoria, la celebre maison di moda di Positano. Dopo essersi assicurati la proprietà de l'Isca, isolotto appartenuto a Eduardo De Filippo, concludono anche l'acquisizione del «Pianosa», un gozzo storico, con tanto di alberatura per le vele, recuperato con una cura maniacale dei particolari da Federico Cuomo, tanto da ottenere nel 2004 il vincolo storico-artistico da parte dello Stato. E cosa poteva entusiasmare di più i due imprenditori se non organizzare escursioni su un'isola vincolata con un gozzo anch'esso vincolato? E proprio per le origini storiche del «Pianosa» la notizia del passaggio di mano è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione.

È la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Napoli, a informare «del trasferimento di proprietà effettuato in data 15 novembre 2021 di una imbarcazione da diporto a motore, denominata Pianosa».

Accordo siglato tra la Cuomo Marine srl e la Antica Sartoria srl. Il costo? Poco meno di 82mila euro (81.967 a voler essere precisi). Un cifra decisamente inferiore rispetto ai 10 milioni e 300mila euro sborsati per l'isolotto che fu di Eduardo.

Oltre alla nuova proprietà, c'è anche una curiosità storica che accomuna l'Isca al «Pianosa». L'isolotto, infatti, fu acquistato da Eduardo De Filippo nel 1947 per 18mila lire da Vittorio Astarita, figlio del banchiere di Meta Tommaso. Lo stesso anno del varo dell'imbarcazione il cui primo nome fu «Laura Madre». Il gozzo, un 12 metri, fu ordinato al Cantiere Aprea di Sorrento da un armatore dell'isola d'Elba. Lo scafo venne impostato, secondo la tradizione, partendo dalla chiglia con il dritto di prora e quello di poppa. Il natante fu dotato di un motore Gray di carro armato americano, residuato bellico acquistato a Napoli. Per due anni fu impiegato nell'arcipelago toscano. Si racconta che, fermato per contrabbando, fu messo sotto sequestro nell'isola di Pianosa, allora sede di una colonia penale. C'era la necessità di assicurare i collegamenti con l'isola d'Elba, così nel 1949 il ministero di Grazia e Giustizia acquistò il «Laura Madre» ribattezzandolo «Pianosa». Il gozzo fu anche autorizzato alla pesca montando un verricello a prua e acquistando delle reti.

Alla fine degli anni '80 del secolo scorso con la trasformazione in super carcere l'isola fu dotata di mezzi veloci, così il «Pianosa» divenne obsoleto, anche perché fu seriamente danneggiato durante una tempesta. Nel 1993 il ministero lo dichiarò «bene fuori uso» e fu abbandonato. Fino a quando, per puro caso, fu riscoperto da un toscano, Benito Taddei che lo acquistò e con l'aiuto di due maestri d'ascia riuscì a portarlo a Ponte a Elsa. Taddei iniziò da solo il restauro del gozzo ma dovette scontrarsi con le difficoltà dell'operazione, nonostante la richiesta di aiuto a mastro Cataldo Aprea, diretto discendente del costruttore della barca. Questi riuscì a trovare un altro appassionato a Sorrento. Si trattava di Federico Cuomo, che acquistò il «Pianosa» e lo trasportò in Costiera. 

 

Dopo 54 anni il vecchio gozzo ritornava nel cantiere dove era stato costruito per essere completamente restaurato con l'integrazione delle parti mancanti con pezzi recuperati da barche della stessa epoca dismesse. L'intervento di restyling iniziò nell'autunno del 2002 e terminò nell'estate del 2003 dopo otto mesi di lavoro di Cataldo Aprea con i figli Nino e Raffaele, titolari dell'Antico Cantiere del Legno. Coinvolto anche lo Studio Faggioni di La Spezia, specializzato in restauri di yacht d'epoca. Dal 14 novembre del 2004 il «Pianosa» è sottoposto a vincolo storico-artistico. Ed ora, come l'Isca, passa ai due imprenditori di Positano amanti della bellezza ed affascinati dalla storia. 

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