Duomo di Napoli, la cappella restaurata dopo 40 anni da Friends of Naples

Duomo di Napoli, la cappella restaurata dopo 40 anni da Friends of Naples
di Maria Pirro
Sabato 3 Aprile 2021, 12:06
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Occorre farci caso. Nel Duomo, a destra della cripta scolpita nel marmo e dedicata a San Gennaro. Qui, da un portone socchiuso, si intravedono i dipinti murari della scuola di Cimabue e di Roberto d'Oderisio. Restaurati dopo 40 anni. E non solo.

Per la prima volta, si possono ammirare alcune decorazioni dell'Ottocento appena ritrovate sotto lo stucco uniforme e chiaro sistemato negli anni del terremoto. E i sepolcri trecenteschi. E la pulitura fa riemergere il volto di martiri, profeti, cavalieri e l'oro impresso nei dettagli, ora sui calzari, ora sulle lamine di un'aureola. Merito dell'intervento in corso nella cappella Capece Minutolo, terza in Italia per prestigio e bellezza dopo quelle degli Scrovegni a Padova e nella chiesa di Santa Cecilia a Roma. Eppure, il monumento-gioiello realizzato nel Medioevo e più volte ritoccato per adattarlo al gusto e ai tempi è quasi del tutto sconosciuto. La sua valorizzazione si deve a «Friends of Naples», che ha promosso i lavori sotto la sorveglianza della soprintendenza per i Beni architettonici, paesaggistici, storici e artistici. A partire da dicembre 2020, finanziati dalla stessa associazione e dalla famiglia Capece Minutolo, che ne detiene il patronato. E i risultati, in coincidenza con le festività, sono evidenti.

Non si scorgono, invece, gli elementi più preziosi: le tessere del pavimento cosmatesco, probabilmente eseguito dalle maestranze che lavorarono nell'abbazia di Westminster a Londra.

L'intero mosaico e gli stemmi sono protetti dalle tavole in legno, in attesa di procedere alla manutenzione anche di quest'ultimo pezzo del tesoro. 

 

Ogni angolo racchiude una storia. Nei clipei c'è la raffigurazione di santi, probabile opera di Montano d'Arezzo. I sepolcri laterali sono di Orso e Filippo Minutolo. Quest'ultimo è l'arcivescovo derubato nel 1301, poco dopo la morte, nella cappella. Un colpo rocambolesco, fonte di ispirazione di una novella di Boccaccio e della sua trasposizione nel «Decameron» di Pier Paolo Pasolini.

È la disavventura di Andreuccio da Perugia, giovane e ingenuo, desideroso di recuperare la fortuna perduta nella città partenopea, partecipando al furto nel Duomo, e per la seconda volta ingannato dai ladri. Alla fine, il mercante riesce a tene re per sé un anello e riesce a tornare a casa. «Altri dipinti murari risalgono a fine 1200: attribuiti a Montano da Arezzo, sono il primo esempio nel Meridione di un peculiare linguaggio pittorico. Con la rappresentazione in miniatura di Roma», dice l'architetto Alberto Sifola, presidente di «Friends of Naples» e indica il Pantheon e la colonna Traiana accanto all'apostolo Pietro, cui è inizialmente dedicato il complesso. Quasi in corrispondenza c'è la crocifissione di Gesù che rimanda a Cimabue per intensità e stile, nella basilica di Assisi. «Ma il cantiere è anche l'occasione per riportare al modello originario toni e opere sulle parenti e per eliminare fessure e spaccature, disgregazione e distacchi e aree potenzialmente in pericolo di crollo e indispensabili per limitare o contenere il degrado in atto», spiega Francesca Bartagnin, direttore del lavori da completare per l'estate. In azione «L'Officina Restauro» con l'esperto e appassionato Diego Ferrara, sostenuti da «Del Core Resyling». Previsto anche un diverso impianto di illuminazione, affidato all'architetto Piero Castiglioni, star del Lighting design, per far risaltare la ricchezza ancora di più dei colori e lo stile in prevalenza gotico, seppur con un'impronta d'avanguardia. «Con la ripresa delle lezioni annunciata dal premier Mario Draghi, agli studenti e scuole che ne fanno richiesta vogliamo dare la possibilità di fare un tour eccezionale», aggiunge Sifora.

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La cappella rettangolare, divisa in tre campate con volte a crociera, è solo l'ultimo intervento di «Friends of Naples», che si sostiene con le donazioni dei suoi soci e sostenitori. Ha già restaurato tanti altri luoghi simbolo della città. Sempre nel Duomo, la lapide della famiglia di papa Innocenzo XII Pignatelli di Spinazzola. E poi, la cella di San Tommaso d'Aquino, nella basilica di San Domenico Maggiore. E, grazie ad AReN (associazione restauratori napoletani), partner del progetto, l'affresco di Porta San Gennaro, un a delle porte più antiche, demolita e ricostruita una prima volta in epoca ducale e una seconda nel 1537, di fronte al borgo dei Vergini. Un passaggio obbligato per raggiungere le catacombe, adornato anche dall'affresco di Mattia Preti, fondamentale per la scuola di pittura barocca napoletana. Al centro la Vergine Immacolata con il Bambino in braccio, affiancata dal Santo patrono, mentre San Francesco Saverio e Santa Rosalia intercedono per ottenere la fine della peste. «Il precedente restauro in questo caso è degli anni Novanta ma l'opera è di nuovo annerita causa smog e mancata manutenzione», sintetizza Francesco Esposito, del comitato tecnico-scientifico. Presto l'inaugurazione. E uno dei prossimi interventi è il recupero dell'opera «Wall drawings #1092» di Sol LeWitt nella stazione dell'arte del metrò a Materdei. Un dipinto geometrico dalle cromie ancora accese, ma alcuni elementi sono danneggiati. 

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