Fondazione BancoNapoli: no al ricorso contro Marrama

Fondazione BancoNapoli: no al ricorso contro Marrama
di Valerio Iuliano
Mercoledì 28 Marzo 2018, 10:38
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Il conflitto tra i vertici della Fondazione BancoNapoli e i consiglieri in disaccordo con la gestione del presidente Marrama riparte dalle aule di tribunale. Una sentenza del Tribunale di Napoli ha sancito l'inammissibilità del ricorso presentato nello scorso mese di ottobre da Orazio Abbamonte, Rossella Paliotto, Francesco Caia ed altri tre membri dell'assemblea contro l'approvazione da parte del Consiglio generale della Fondazione di una delibera sul documento programmatico della Fondazione. Un atto contro il quale i sei consiglieri generali avevano presentato ricorso ritenendolo non legittimo, perché l'approvazione della delibera sarebbe dovuta avvenire con il voto della maggioranza dei presenti. Ma le delibere erano state ratificate dall'assemblea, in base al parere del notaio, secondo cui nel computo dei presenti non dovevano essere considerati i voti dei consiglieri astenuti. «Il giudice - spiega Orazio Abbamonte - non ha ritenuta infondata la nostra richiesta, ma semplicemente ha ritenuto che dovessimo proporla non con procedura accelerata, ma con un normale atto di citazione. Stiamo valutando di introdurre un nuovo giudizio ma nell'interesse della Fondazione, visti i tempi della giustizia, desisteremo dall'azione». È prevista per oggi invece l'udienza al Tribunale di Napoli che riguarda il caso del professor Francesco Fimmanò, la cui nomina era stata in un primo momento non ratificata dal consiglio generale. Ma il Tribunale aveva poi disposto il reintegro dello stesso Fimmanò in consiglio generale. La stessa sentenza aveva poi generato un duplice ricorso. Uno dello stesso Fimmanò, relativo alla parte nella quale chiedeva la destituzione di Marrama. Ed un secondo reclamo era stato inoltrato, invece, dalla Fondazione BancoNapoli contro la stessa ordinanza che sanciva l'ingresso di Fimmanò in consiglio generale.
 
In questo caso ad agire contro Fimmanò, tuttavia, non è Marrama, ma un curatore speciale. Si tratta di una figura molto particolare, che agisce in giudizio in nome e per conto della Fondazione, come se ne fosse l'amministratore, ma in maniera del tutto autonoma dai veri amministratori dell'ente, perché nominato dal Tribunale come figura terza. Per l'incarico di curatore era stato nominato il presidente dell'Ordine degli avvocati di Roma, Mauro Vaglio, che, a sua volta, aveva dato incarico di agire in giudizio a difesa della Fondazione all'avvocato Antonio Caiafa. Quest'ultimo, nell'atto di reclamo, ha definito l'ordinanza del giudice basata su una «lettura superficiale degli atti», ritenendo che la decisione del giudice fosse fondata erroneamente su uno Statuto della Fondazione sbagliato, ovvero sul nuovo Statuto e non su quello vecchio, che era in vigore all'epoca dei fatti che hanno riguardato Fimmanò. Nel reclamo si evidenzia poi come il giudice abbia emesso il provvedimento cautelare sostenendo che non esistono motivi di incompatibilità a carico di Fimmanò, confondendo le motivazioni che portarono alla sospensione temporanea della decisione sul suo ingresso in Consiglio con quelli che portarono al diniego del suo ingresso nell'assemblea dell'ente. La motivazione per il diniego non fu, infatti, basata sull'incompatibilità, ma sul fatto che Fimmanò, secondo i consiglieri generali dell'ente, aveva tenuto, ancor prima del suo ingresso in Consiglio, una serie di atteggiamenti, ed assunto una serie di iniziative, che avrebbero a dire dei consiglieri - danneggiato la Fondazione stessa. Ma Fimmanò è pronto a dare battaglia già oggi in udienza.
 
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