Gerardo Marotta, il figlio Massimiliano: «La biblioteca dell'avvocato cerca casa, faccio appello alla città»

Gerardo Marotta, il figlio Massimiliano: «La biblioteca dell'avvocato cerca casa, faccio appello alla città»
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 25 Giugno 2021, 14:00
4 Minuti di Lettura

Massimiliano, uno dei tre figli di Gerardo Marotta, il fondatore dell'Istituto italiano per gli Studi Filosofici - scomparso nel gennaio del 2017 all'età di 89 anni - ora ha deciso: «Il patrimonio librario di mio padre sarà a disposizione della città. Ricercatori, studenti, scienziati, filosofi, ma anche semplici appassionati, dovranno avere la possibilità di leggere, e consultare, quei preziosi volumi raccolti negli anni da chi, della cultura e della storia, dell'arte e della scienza, ne aveva fatto l'unica, vera ragione di vita». 

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Cominciamo dall'inizio. Quanti sono i libri che ha intenzione di donare alla città?
«Trentamila quelli che fanno parte della biblioteca personale di mio padre; circa trecentomila gli altri.

Per altri intendo quei volumi raccolti, sempre da mio padre, in cinquant'anni di attività a Monte di Dio».

Dove sono custoditi attualmente?
«I suoi, nel nostro appartamento in viale Calascione, dove vivono anche le mie due sorelle. Gli altri trecentomila, invece, in un deposito che il Comune mi ha messo a disposizione in attesa di una giusta collocazione».

Quale potrebbe essere la giusta collocazione?
«In realtà un luogo ci sarebbe pure ma è da ristrutturare».

Qual è?
«La sede della biblioteca dell'Istituto a piazza Santa Maria degli Angeli. La Regione guidata da Stefano Caldoro perse i fondi dell'Europa che dovevano servire per i lavori di rinnovamento, e ora siamo punto e a capo».

Tempi lunghi, dunque.
«Sono fiducioso. Il presidente De Luca mi ha garantito che se ne occuperà. Anche lui tiene molto all'immenso patrimonio librario lasciato da mio padre. In ogni caso ora devo occuparmi della sua biblioteca personale».

Trentamila volumi. Mica pochi.
«Più l'archivio».

Di che cosa si tratta?
«Dai documenti di lavoro del gruppo Gramsci a quelli dell'assiste di Palazzo Serra di Cassano, giusto per fare un paio di esempi. Materiale raro e prezioso che racconta, e descrive, l'essere e il pensiero di Gerardo Marotta».

Diceva che custodisce tutto nell'abitazione di famiglia.
«Casa Marotta, al civico numero 7 di viale Calascione. È lì che mio padre ha vissuto. Un pezzo di storia anche quell'appartamento. Le sorelle Croce, Pietro Piovani, Ennio Galzerati, Franco Pugliese Carratelli, campavano con noi. Era un grande centro di cultura nel cuore della città».

Torniamo ai libri.
«Voglio farne dono a Napoli mettendoli a disposizione di tutti».

Sempre in viale Calascione?
«Certo. Ho anche un progetto destinato a partire di qui a poco. Si tratta di dividere in due l'appartamento. Rinuncio a usufruire della mia metà e la trasformo in una biblioteca pubblica».

E le sorelle?
«Non si muoveranno da lì. La casa è grande: basta separare nel giusto modo una parte dall'altra».

Lavori al via dunque.
«Sono pronto, ma è chiaro che serviranno parecchi soldi di cui attualmente non dispongo».

Quindi? Come pensa di fare?
«Il progetto partirà con i tempi e i modi che le mie finanze consentiranno».

Si spieghi meglio.
«Ho uno stipendio. Userò parte di quello per pagare i lavori. È chiaro che i tempi saranno necessariamente lunghi».

Lunghi quanto?
«Ci potranno volere alcuni anni».

Diverso se qualcuno la aiutasse.
«Come sarebbe anche giusto che fosse visto che farò un regalo alla città».

Che cosa le servirebbe?
«Intanto la ristrutturazione - e la divisione - dell'appartamento. Poi sarà necessaria una catalogazione dei volumi - che potrebbero fare anche dei borsisti - e, infine, il personale indispensabile a mantenere aperta la biblioteca».

Dovrebbero farsene carico le istituzioni, secondo lei?
«Direi proprio di sì. Se hanno a cuore un patrimonio librario sconfinato che in qualunque altra città avrebbero fatto a gara per custodire e valorizzare. Devo aggiungere, però, che il ministro Franceschini, con il quale ho avuto modo di parlare, ha preso molto a cuore questa vicenda garantendomi il suo interessamento».

A prescindere dalla casa del Calascione, non c'è un altro luogo in città dove avrebbe potuto allestire la biblioteca di Marotta con meno difficoltà?
«Inizialmente si era pensato all'Albergo dei Poveri. Ma il sovrintendente Gabriele Capone me l'ha sconsigliato. Sono volumi dal grande valore, e non solo culturale. Metterli a rischio saccheggio non sarebbe stato opportuno. Un gran dispiacere perché quell'edificio poteva essere davvero il posto giusto».

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