Gino Rivieccio, la mia città: «Mi sento una cozza e Napoli è il mio scoglio»

Gino Rivieccio, la mia città: «Mi sento una cozza e Napoli è il mio scoglio»
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 1 Luglio 2022, 11:30 - Ultimo agg. 2 Luglio, 08:02
5 Minuti di Lettura

I napoletani, Gino Rivieccio, li divide in due categorie: di scoglio e di alto mare. Sembra niente e invece c'è una differenza sostanziale. I primi - spiega l'attore - so comm e cozze. Per staccarli dallo scoglio ci vuole la mano di Dio; i secondi, invece, vanno a nuotare al largo e quando tornano, tornano quasi sempre da turisti.

Lei a quale categoria appartiene?
«Allo scoglio ovviamente. Tenete presente la patella? Quella azzeccata azzeccata alla roccia che quando l'onda si ritira esce dall'acqua? Così sono io: na bella patella e Pusilleco».

Un napoletano di quelli cosiddetti a ventosa.
«Per la verità sono stato pure napoletano d'alto mare quando ho vissuto a Milano, e poi anche a Roma, tanto per fare due esempi.

E succedeva sempre la stessa cosa. Più mi allontanavo dalla riva, più desideravo tornare sul mio scoglio. Sapete perché?».

No, perché?
«La città vista dal mare, e quindi da lontano, sembra ancora più bella di quello che è».

Soprattutto perché dal mare - come dice lei - non si vedono i disagi, i problemi e le difficoltà che patisce chi invece sullo scoglio ci vive.
«Ripeto spesso una frase del mio amico Salvatore Pica, napoletano doc, eclettico e geniale, non lo dimenticherò mai».

Che cosa diceva Salvatore Pica?
«Dove finisce la logica comincia Napoli. Ovvero: tutto quello che altrove è assolutamente normale, qui diventa un fatto eccezionale».

Faccia qualche esempio.
«Quanti ne volete. Parto con i più banali. Non trovare traffico sulla Tangenziale, marò nu miracolo; o aspettare l'autobus solo qualche minuto e che stamm a Milano?; oppure sbrigare una pratica alla Asl senza perdere necessariamente tutta la mattinata che mazzo aggio tenuto».

Vecchia storia: quello che dovrebbe essere la regola invece continua a sorprenderci.
«Esatto. Siamo talmente abituati al disordine e al caos in ogni circostanza che quando fila tutto liscio diventa un evento di natura divina».

Una città a parte.
«C'è un amico mio, pare na barzelletta ma non lo è, che non va in vacanza perché dice che ad agosto a Napoli fa tutto quello che non riesce a fare durante l'anno».

Addirittura?
«Sul serio. Mi racconta che lavora alla grande, va da un capo all'altro della città in pochissimo tempo, trova finalmente il posto per la macchina, non fa la fila agli sportelli e non si deve appiccare con la gente. Mica è roba poco».

Un po' come vivere in Svizzera.
«Certo, è tutto più comodo. Ma noi siamo abituati a sto casino. E c'è una ragione: Napoli non è una città».

E che cos'è?
«Uno stato d'animo. Lo devi capire e lo devi pure interpretare nel modo giusto altrimenti qua non ci puoi campare: esci pazzo prima».

D'altronde parlano i dati: nelle classifiche annuali sulla qualità della vita - dalla sicurezza ai servizi passando per ambiente e mobilità - siamo sempre fanalini di coda.
«Lasciamo perdere. A me pare che questa sia la città per la quale vige la presunzione di colpevolezza: tutti a sparare giudizi e pregiudizi, a mitragliare sentenze e, in alcuni casi, condanne definitive».

Quindi secondo lei quelle classifiche sono sbagliate? Qui si vive benissimo e non ce se siamo accorti?
«La questione è molto semplice: dipende solo da ciò che intendiamo per qualità della vita. Se ne fai una questione di reddito o di benessere. A me interessa il benessere e Napoli da questo punto di vista non ha rivali».

È sicuro?
«Un mio amico milanese mi ha detto che appena va in pensione si trasferisce qui. Gli ultimi anni della sua vita li vuole vivere a Napoli. E francamente non me la sento di dargli torto».

Gli avrà chiesto che cosa lo attira in particolare?
«Me lo ha spiegato: si può giocare a tennis fino a dicembre, mezz'ora di aliscafo e arrivi a Capri o a Ischia, mangi bene, bevi bene, e le donne sono pure più belle che altrove. Mica è fesso. Ah, mi stavo scordando Maradona, unico e indimenticabile Diego, amava Napoli quasi più dell'Argentina».

Quanto è ricco il suo amico? A giudicare dal programma che ha in mente avrà una pensione d'oro.
«È chiaro che un po' di soldi ci vogliono se vuoi campare in un certo modo, ma va anche detto che Napoli è una città molto generosa, accogliente e ospitale: vive mediamente bene pure chi non è poi così facoltoso».

Generosa e ospitale, diceva.
«Vorrei sapere in quale altra città del mondo se non ti senti bene c'è sempre qualcuno che ti va a fare la spesa e te la porta fino a casa. Se poi hai bisogno di medicine, e si sparge la voce, arriva una farmacia intera».

Vero. La solidarietà qui non manca.
«Non manca e migliora la qualità della vita. Soprattutto a una certa età, fidatevi, fa piacere sapere che c'è sempre qualcuno pronto a passarti il termometro». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA