Gli spot elettorali dei pompeiani antichi: dal latino al napoletano sono virali

Gli spot elettorali dei pompeiani antichi: dal latino al napoletano sono virali
di Susy Malafronte
Lunedì 18 Giugno 2018, 16:49 - Ultimo agg. 19 Giugno, 11:45
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Pompei. «O.V.F.» - O(ro) V(os) F(aciatis) - Vi prego di fare: gli spot elettorali della città sepolta dal latino al napoletano. «Scarrafune» social, i graffiti pompeiani tradotti in napoletano dal giornalista e scrittore Carlo Avvisati, sono virali sul web. Continua la rubrica-Facebook - promossa dal direttore generale del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna - che propone le più intriganti e interessanti scritte, graffite, musive o dipinte, ritrovate a Pompei, dall’inizio degli scavi a oggi. La lingua di Tacito, Orazio e Ovidio tradotta in dialetto napoletano, che della parlata latina è il discendente diretto. Se infatti un Pompeiano di duemila anni fa avesse parlato napoletano e non latino, oggi si sarebbe espresso esattamente come nei graffiti – scarrafune, con quest’ultimo vocabolo che in napoletano assume anche il significato di «sgorbio», «scarabocchio», ovvero quei segni che i bambini fanno sulle pagine dei quaderni quando non hanno ancora la piena padronanza della scrittura. Attraverso la scritta, graffita o dipinta, che poteva precedere o seguire un nome, si chiedeva la preferenza per quel determinato candidato all’edilità (una carica corrispondente al moderno assessorato) o alla duovirità (duoviro o duumviro), carica quest’ultima che assegnava collegialmente determinate funzioni, permanenti o straordinarie, a due magistrati o altrettanti sacerdoti, eletti in coppia per ragioni di reciproco controllo. La carica di duoviro potrebbe essere assimilata a quella di un odierno sindaco. OVF, dunque, non è altro che l’antenato del «Vota e fai votare» che campeggia sui manifesti, in tempo di elezioni. L'iscrizione elettorale riportata alla luce, dai recenti scavi della Regio V, in napoletano ha fatto impazzire il web. «Helvium Sabinum Aedilem d(ignum) r(ei) p(ublicae) v(irum) b(onum) o(ro) v(os) f(aciatis)»: Ve raccumanno ‘e vutà’ comme aletto a Ervio Sabbino, s’’o mmèreta, tene ‘e qualità. Ossia: Vi prego di eleggere Elvio Sabino edile, degno dello stato, uno buono.
 
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