Goethe Institut, il dialogo tra artisti: «Bisogna stabilire nuove priorità»

Lo scrittore Roberto Andò
Lo scrittore Roberto Andò
Domenica 3 Maggio 2020, 11:35 - Ultimo agg. 13:12
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L'epidemia ha fermato i concerti e le manifestazioni pubbliche, i musei, i cinema e i teatri sono inaccessibili. Qual è l'impatto della crisi per i creativi e i lavoratori del settore? Il Goethe-Institut Neapel ha chiesto a noti protagonisti del mondo della cultura non solo a Napoli, ma anche in Germania che spazio ha il loro lavoro nell'isolamento, cosa ci insegna la crisi e cosa sognano per il dopo. Fino a giugno ogni settimana sul sito dell’istituto di lingua e cultura tedesco si leggono delle interviste, a cura della direttrice Maria Carmen Morese e della referente dei programmi culturali Johanna Wand, tra gli altri con i registi Doris Dörrie e Roberto Andò, gli artisti Bianco-Valente, la violinista Nadja Zwiener, l’illustratrice Alice Socal, per ricordarci della magia dell'arte e per immaginare il mondo che vogliamo dopo la pausa forzata.

Doris Dörrie, regista e scrittrice (Monaco di Baviera): «Nei primi giorni della crisi mi ha sconvolto la mancanza di solidarietà nei confronti dell'Italia. ….Perché ci ritiriamo anziché cercare di capire che la crisi ci colpisce tutti allo stesso modo? Tuttavia, vedo che sta emergendo una maggiore consapevolezza della fragilità della nostra esistenza e questo mi rende ottimista».

Roberto Andò, regista e scrittore: «Bisogna stabilire nuove priorità, cambiare marcia. Ma io non sono molto ottimista sulla capacità dell’uomo di rivedere i propri errori… Penso che sia importante riprendere in mano quelle attività che danno senso alla nostra vita, e il cinema, il teatro, la musica, l’arte sono in questo essenziali».

Bianco-Valente, artisti: «Garantire uguaglianza di diritti a ogni individuo, diritto al lavoro, ad una vita dignitosa, sono ancora troppe le persone che trovano rifugio sotto un tetto di cartone, e troppi che, oltre a non avere il diritto di cittadinanza, vengono sfruttati in un vergognoso regime di schiavitù per garantire l’arrivo dei prodotti della terra sulle nostre tavole».

Antonella Di Nocera, produttrice: «I sorrisi di una sala piena di persone per una proiezione, l’abbraccio di un ospite da un paese lontano per la rassegna (…). Il dopo me lo immagino ancora così. Lo dobbiamo sperare».

Philipp Löhle (Berlino/Norimberga): «A chi vuoi che serva la crisi? È un’idiozia. Non abbiamo bisogno delle vittime, non abbiamo bisogno di dolorose lezioni, non abbiamo bisogno di vaneggiamenti sulla crisi come opportunità...».

Fabio Landolfo, urbanista: «Immagino che avremo una risposta da dare a chi in futuro ci dirà che non esiste un altro modo di fare le cose. Bisognerà imparare a valutare le alternative e decidere di farlo insieme».

Nadja Zwiener, musicista (Lipsia): «Questa pausa ci mostra - almeno spero - ciò che è importante in tutte le nostre vite e per me il nostro pianeta viene prima di tutto».

Antonella Cilento, scrittrice: «L’apertura virtuale offre nuove strade all’insegnamento e al lavoro, da un lato, ma dall’altro rischia di impoverire le relazioni. È stato profetico aver pubblicato un anno fa esatto Non leggerai (Giunti), dove si immaginava una distopia di scuole senza libri e lezioni virtuali, un tempo senza letteratura con il divieto di vedere i cadaveri dei propri cari. In poche settimane ci siamo finiti dentro…».

Alice Socal, illustratrice (Berlino): «Spero in una società più equa dove la sanità e un reddito base siano accessibili e garantiti a tutti».

 
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