Il nipote di Achille Lauro: «Napoli gli dedichi una piazza o una strada»

Il nipote di Achille Lauro: «Napoli gli dedichi una piazza o una strada»
Giovedì 2 Luglio 2015, 21:02 - Ultimo agg. 21:03
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«La sua vita è stata un'avventura e meritava di essere raccontata in maniera romanzata». Così Achilleugenio Lauro, nipote del 'Comandante' presenta il suo volume «Il Navigatore. Achille Lauro, una vita per mare», scritto da edito da Mondadori che racconta, con struttura da romanzo e fedeltà ai fatti di cronaca, la storia dell'armatore, proprietario di una delle più importanti flotte della storia, ma anche sindaco di Napoli e presidente del Napoli calcio. «L'idea di scrivere il libro - spiega Lauro - mi è venuta rileggendo un suo libricino scritto negli anni '50 in cui presentava se stesso agli elettori, man mano che andavo avanti a leggere capivo la sua grandezza che oggi dovrebbe essere ricordata anche in città, dedicandogli una strada o una piazza: mio nonno è stato un grande sindaco ma a Napoli ci sono strade intitolate a personaggi sconosciuti ai più. Lauro merita un posto di prestigio nella città e nella memoria dei napoletani».



Una carriera di imprenditore e di politico che, considerato anche il suo ruolo nella storia calcistica di Napoli, ha portato molti a disegnare un paragone con Silvio Berlusconi: «Bisogna collocare i personaggi nella loro epoca - ribatte Achilleugenio Lauro - mio nonno ereditò una città distrutta dalla guerra, mancava tutto, persino le aule dove fare lezione ai bambini. Molti lo accostano a Berlusconi per il suo ruolo nell'impresa, nel calcio, nella politica e nello spettacolo ma per me è stato un personaggio unico. E oggi, mi fa piacere che ci siano tanti che pur provenendo da posizioni di sinistra contribuiscono a sfatare dei miti come quello della 'mani sulla città': mi spiace per il compianto Rosi ma fu il commissario prefettizio che lo seguì alla guida di Napoli, Correra, che diede il 75%-80% delle licenze edilizie. Non fu Lauro».



Una tesi, questa, sposata anche da Giovanni Minoli che ha presentato il volume oggi a Napoli. «Lauro - dice - fu una figura italiana anomala di imprenditore, di uomo di spettacolo, sport e politica fuori dal politicamente corretto e come tale sempre pre-giudicato. È curioso, ad esempio, che sulle »mani sulla città« comunisti e democristiani convergessero attribuendo, come era più comodo, a Lauro tutta la speculazione edilizia».
Minoli appoggia invece il paragone con Berlusconi: «ci sono molte analogie tra i due, anche Lauro aveva capito tutto della comunicazione e del rapporto tra politica, spettacolo e calcio». Al libro si affianca la mostra «Per i mari del mondo. Uomini e navi della flotta Lauro (1923-1982)», negli spazi della Camera di Commercio fino al 17 luglio: «Un racconto di uomini e di navi molto prezioso che dovrà continuare - spiega il presidente della Camera di Commercio Maurizio Maddaloni - anche grazie all'impegno dell'ente camerale partenopeo, attraverso la raccolta di altro materiale e soprattutto di stabile collocazione, in modo da rendere conoscibile e fruibile alle nuove generazioni questo grande avventura imprenditoriale». E nella rivalutazione del Lauro politico, ma soprattutto del suo forte legame con Napoli, interviene anche l'armatore Giuseppe D'amato: «Il suo lavoro politico - spiega - fu di grande sostegno al settore marittimo: anche sulla formazione dei giovani ci fu grande impegno, mentre oggi assumiamo ufficiali di altri Paesi perché dalle nostre scuole non escono più ufficiali italiani. Cosa avrebbe Lauro detto della Napoli di oggi? Sarebbe morto prima del tempo».
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