Ischia ricorda il naufragio del Natale 1917 con le cronache d'epoca del Mattino

il porto di Forio agli inizi del '900
il porto di Forio agli inizi del '900
di Massimo Zivelli
Sabato 7 Aprile 2018, 12:49
3 Minuti di Lettura
La celebrazione di un tragico evento che torna alla luce, a distanza di 100 anni, grazie all'archivio storico ed alle cronache d'epoca de il Mattino. Era il 25 dicembre del 1917 quando nello specchio d'acqua antistante il porto di Forio, una furiosa tempesta travolse il veliero di un armatore locale e nella tragedia presero la vita diverse persone mentre altre vennero salvate a distanza di quattro giorni grazie all'eroismo della gente di Forio. Oggi l’Associazione Culturale Radici, sempre pronta condividere quanto di positivo emerge dalla storia del territorio, cerca di ridare nuova luce a un episodio accaduto nel lontano 1917. Promotrice della ricerca è la Prof Loretta Schiano che, sempre incuriosita dalle narrazioni della nonna, sorella di Francesco, uno dei sei marinai scampati al periglio e poi padre del compianto Vito Mattera, coadiuvata dall’Associazione, si è imbarcata una fruttuosa ricerca che ha portato a rivelare quanto sarà raccontato al Museo Civico Giovanni Maltese presso il Torrione di Forio sabato 7 aprile 2018. Una tragedia del mare, un disastro per le famiglie coinvolte e per l’economia di una cittadina che certamente, in pieno periodo bellico, non era per niente positiva. Ma anche una storia di coraggio e di abnegazione che ha radici lontane, forse abbarbicate in quel DNA donatoci dai turchi e che non si manifesta in un episodio isolato. Quel coraggio che spinse gli uomini guidati da Giuseppe Pezzillo e Aniello D’Ambra a immolarsi per la libertà il 15 maggio 1848, e quella fede negli ideali di Filippo Di Lustro perito ad Agadir in Egitto, nella seconda campagna napoleonica. Quel coraggio, che nella nostra vicenda, mostra un eroico pompiere immolarsi poi, per cercare salvare, quasi sublimando la propria opera, i naufraghi di un bastimento spiaggiato dai marosi presso l’antico molo di levante di Forio: il Trombino. Ma ecco la cronaca dei giornali dell’epoca. Il Mattino del 26 dicembre 1917, ne scrisse ampiamente, e sicuramente, ci sono notizie su un giornale isolano del tempo che non siamo ancora riusciti a ritrovare: L’Aquilotto. Quest’ultimo fu fondato e diretto da Giovanni Verde, che molto probabilmente inviò da corrispondente del Mattino, allora diretto da Matilde Serao e Eduardo Scarfoglio il resoconto del grave incidente. La sera del 25 dicembre 1917 la Tartana “Madonna del Rosario” dell’armatore e caratista Andrea Mattera (nonno del compianto Capitano Vito Mattera), era ormeggiata in prossimità degli scogli della Camerata, antistanti il porto di Forio. Il mare, sotto un forte vento di Libeccio, s’ingrossava, e mentre la famiglia Mattera festeggiava il Santo Natale, i marosi percuotevano senza sosta quel legno. Il Capitano Andrea, con suo figlio Francesco, quattro marinai e un nipote di Andrea, di nome Giuseppe Regine, detto il francesino, andò a bordo per cercare di mettere in sicurezza la nave. Purtroppo, rotte le catene delle ancore, la nave prima si arenò e poi si capovolse nei presi dello scoglio dell’Impiccato in località Monticchio. A quel punto la mobilitazione dei foriani fu esemplare, per cercare di salvare vite umane e nave. Intervennero varie famiglie di Forio che si prodigarono per salvare gli uomini intrappolati nel ventre della tartana, fino al 29 dicembre. Cinque uomini su sette furono salvati e, il coraggioso pompiere, Giuseppe D’Ambra ammalatosi in seguito di polmonite, perse la vita. Il D’Ambra, anche se fu il primo a intervenire, non agì da solo. Fu coadiuvato dalla Carovana, l’associazione che gestiva il trasporto dei traffici marittimi, dall’Associazione pescatori, dal Capitano Giuseppe Colella, Giuseppe Quirino, e Antonio Gallo. I soccorsi furono coordinati dal Sindaco l’Avvocato Luigi Morgera, nonno dell’attuale Vicesindaco di Forio Avv. Gianni Matarese e dal tenente A. De Angelis della capitaneria di porto d’Ischia. Molto probabilmente Jane Fanny Fayrer, vedova da quattro anni di Giovanni Maltese, assistette impotente alla scena dal balcone del Torrione. e verosimilmente avrebbe potuto lasciarne una traccia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA