«Je porto rispetto», gli studenti di San Giovanni a lezione di educazione civica

«Je porto rispetto», gli studenti di San Giovanni a lezione di educazione civica
di Alessandro Bottone
Venerdì 6 Dicembre 2019, 15:20
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Nella «Prima B» dell'istituto comprensivo Vittorino da Feltre di San Giovanni a Teduccio, prima ancora dell'italiano, della matematica e della scienze, si insegna ai ragazzi il rispetto. Per se stessi, per gli altri, per il proprio territorio. Lo fanno, al fianco degli insegnanti, anche i volontari di due associazioni stanchi di assecondare lo stereotipo di «periferia difficile» associato a questo spicchio di città.

Se è vero che nel tempo alcuni valori - come il rispetto dei ruoli, la buona educazione verso il proprio docente - sono stati travolti da comportanti risibili, è vero pure che la scuola italiana ha perso tempo di fronte a una società che cammina, anzi corre, veloce. Partendo da questa consapevolezza Deborah, Giuseppe, Federica e Jessica hanno messo su un laboratorio per rendere protagonisti i ragazzi, trasmettere loro una serie di valori, ascoltare le loro esigenze e preoccupazioni. «Je porto rispetto» è l'esperienza ideata e portata avanti dall'associazione Studenti contro la camorra e dalla cooperativa Sepofà insieme a una ventina di giovanissimi delle scuola media dell'istituto di Napoli Est. L'obiettivo è trasformare alcune ore di didattica frontale in momenti di educazione civica in cui si mettono al centro le tematiche del rispetto e dell'impegno. Un luogo, anche fisico, in cui affrontare un delicato problema, ovvero il rapporto tra gli scolari e gli insegnanti e un modo per colmare il solco che i ragazzi avvertono tra il loro mondo e quello della scuola.
 

 

I volontari, ospitati nelle ore della professoressa Simona Savarese, hanno ideato una serie di attività ludiche per coinvolgere pienamente ragazzine e ragazzini dell'intera classe. Il gioco del mimo con alcune parole fondamentali come solidarietà, impegno, condivisione, partecipazione ed educazione. Oppure stuzzicando la loro fantasia attraverso un racconto sui supereroi che ha permesso di riflettere sui “superpoteri” e sulle debolezze umane. Il rispetto verso il proprio territorio, in particolare, è stato affrontato attraverso la "ricostruzione" del percorso casa-scuola degli studenti: così i ragazzini hanno assegnato un “like” ogni aspetto positivo e una emoticon arrabbiata sulle cose del quartiere che non funzionano, scimmiottando ciò che fanno costantemente sui social network. L'attenzione degli studenti è stata catturata anche dal “muro di je porto rispetto”, una parete in polistirolo appositamente realizzata per il laboratorio, ai cui mattoni sono stati assegnati una parola e un valore diversi legati a un “personaggio” della periferia orientale di Napoli, ovvero a persone che si contraddistinguono per il loro lavoro e per l'impegno per il territorio. Lo street artista Zeus40, l'attore Francesco Di Leva, il comandante della polizia municipale di Napoli est Enrico Fiorillo, Gigi tarallo della cooperativa Terra e libertà, Mariarosaria Teatro dell'associazione Gioco, immagine e parole e Gino Napolitano della Società operaia di mutuo soccorso di Barra. Attraverso un videomessaggio i personaggi hanno trasmesso una testimonianza agli alunni del lavoro svolto quotidianamente seguendo passione, competenze e rispetto.

«Per una realtà così complicata pensare di ottenere dei risultati solo dalla didattica tradizionale è pura utopia» afferma Valeria Pirone, dirigente scolastico dell'istituto comprensivo Vittorino da Feltre, che insiste sull’importanza della didattica innovativa per trasmettere valori di educazione civica e competenze di cittadinanza attiva. Ma prima ancora di parlare di contenuti e valori, la Pirone sottolinea la necessità di ricucire il rapporto tra alunni e docenti avendo notato, da tempo, mancanza di rispetto verso gli adulti. Con questa attività, dunque, si è lavorato anche sul rispetto dei ruoli propedeutico al dialogo educativo.

«É un progetto nato per ridare dignità ad alcune parole e ad alcuni atteggiamenti che forse in certe strade prendono accezioni insane, come la parola rispetto» dice Deborah Divertito della coop Sepofà. «Importante per noi è far vedere loro che il rispetto è il motore di molte persone “normal heroes” che nel loro territorio si dedicano al bene comune, passando sempre per il rispetto verso se stessi. Non è un caso che uno dei “mattoni” da rompere alla fine di ogni gioco è il rispetto per i propri sogni».

«Crediamo che i bambini di questo rione meritino rispetto e, anche, di imparare cosa significa il vero rispetto, quello fatto non di teste abbassate e bocche chiuse ma di mani tese ed braccia aperte» afferma Giuseppe Ruocco dell'associazione Studenti contro la camorra. «Sono ormai tre anni che operiamo in questa scuola e di una cosa siamo certi: se c'è una speranza per cambiare, per rendere il quartiere un posto migliore, quella speranza sono questi bambini ed è su di loro che dobbiamo investire in termini di rispetto, educazione, istruzione; è intorno a loro che dobbiamo costruire la comunità di domani» conclude Giuseppe.

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