L'emeroteca Tucci acquisisce
l'unica copia al mondo de «Il Popolo»

L'emeroteca Tucci acquisisce l'unica copia al mondo de «Il Popolo»
Giovedì 23 Novembre 2017, 17:19
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L'unica copia esistente al mondo del quotidiano «Il Popolo» del primo maggio 1925, il giornale di don Sturzo contenente il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce, è stata acquisita dall'Emeroteca Tucci di Napoli che nei mesi scorsi era riuscita ad assicurarsi anche la terza copia del primo libro di Matilde Serao, «L'Opale», stampato a Napoli nel 1878 dall'allora ventiduenne ex telegrafista delle Poste di Napoli (le altre due copie della rarissima pubblicazione sono custodite dalla British Library di Londra e dalla Biblioteca Croce di Napoli). Fino al 26 luglio scorso si sapeva che il manifesto crociano era stato pubblicato soltanto dal quotidiano «Il Mondo» fondato da Giovanni Amendola e diretto da Alberto Cianca. Ma l'indomani lo studioso Giancristiano Desiderio annunciò che gli antiquari Giuseppina Casillo e Salvatore Onofrio di Solopaca, possedevano l'esclusiva copia del giornale sturziano, soppresso dal fascismo il 18 novembre 1925 che aveva in precedenza tentato di arrestarne il direttore Giuseppe Donati. Faentino, orfano del padre fornaciaio, Donati era stato mandato dalla madre lavandaia a studiare all'Istituto Cesare Alfieri di Firenze. Prima di laurearsi, aveva collaborato alla «Voce» di Prezzolini e, dopo, all' «Unità» di Salvemini.

Staccatosi dal movimento cattolico di Romolo Murri aveva aderito, da sinistra, al Partito Popolare di Don Sturzo che nel 1923, fondando «Il Popolo» gli aveva affidato la direzione non immaginando che Donati sarebbe stato così temerario da lanciare gravi accuse, senza prove certe contro i triunviri fascisti De Bono e Balbo.
Fu allora che cominciò a crescere il record dei sequestri subiti dall'organo del Partito Popolare (due anni dopo ne avrebbe collezionato sessantaquattro). Il 30 aprile 1925, Donati, ricevuto il testo del manifesto crociano con le firme di Albertini, Alvaro, Amendola, Ansaldo, Benelli, Bracco, Calamandrei, Cassola, Cecchi, Chiovenda, Croce, De Lollis, Del Secolo, De Ruggiero, Einaudi, Fortunato, Ruffini, Matilde Serao, Tilgher e altri, non esitò a stamparlo nel numero dell'indomani (festa dei lavoratori) in apertura della terza pagina col titolo (su tre delle sei larghe colonne del giornale) «La replica degli intellettuali non fascisti / al manifesto di Giovanni Gentile». Minacciato di morte, Donati dovette fuggire in Francia dove fondò, tra gli esuli antifascisti, il «Corriere degli italiani». Morì a Parigi, dopo una parentesi maltese, a 41 anni in povertà.
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