LibriNapoli, Pasquale Langella e la libreria che diventa casa editrice: «Sempre alla ricerca di chicche»

LibriNapoli, Pasquale Langella e la libreria che diventa casa editrice: «Sempre alla ricerca di chicche»
di Valentina Bonavolontà
Domenica 19 Dicembre 2021, 11:00 - Ultimo agg. 19:45
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«Ci divertiamo a ricercare delle piccole chicche nei libri antichi», spiega Pasquale Langella, libraio indipendente di Port’Alba e fondatore di Langella Edizioni dal 4 gennaio 2020. LibriNapoli fa tappa al centro storico di Napoli, in una libreria che diventa casa editrice in piena pandemia ma che continua con passione e tenacia un progetto editoriale tra collane dedicate ai racconti d’autore, aneddoti storici, memorie di viaggiatori a Napoli. E lo fa grazie ad una piccola grande comunità di amici intellettuali napoletani e la rete con altre realtà artigiane del libro nel centro storico della città. 

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Langella, come nasce la casa editrice?
«Langella Edizioni è nata il 4 gennaio del 2020, in piena pandemia. È nata per necessità, in quanto avevo stampato un libretto nel 2012 con la casa editrice Intra Moenia che si chiama Stupidario Libraio, che racconta tutte le vicissitudini di un libraio napoletano con le richieste più strambe.

Ne avevo preparato il secondo, ma non hanno voluto ristamparlo e, poiché ho una formazione editoriale grazie al mio precedente lavoro, ho deciso di crearmela da solo la casa editrice».

Quale linea editoriale segue Langella Edizioni?
«Essendo libraio da anni, conosco le esigenze del lettore e mi sono prefissato di non stampare le solite cose, ma di avere un target diverso, di andare alla ricerca di alcune chicche. Poiché è una libreria di antiquariato e modernariato, cercando nei vecchi testi, proviamo a riportare alla luce alcuni inediti».

Sono nate quindi delle collane.
 «Escluso la prima collana, quella di Bibliofollia, con il mio primo libro Casomaicipenso, le altre sono dedicate tutte a Pino Daniele. Una delle collane è Carte e cartuscelle, il cui scopo era di cercare di coinvolgere le piccole realtà della città tutte a “chilometro zero”. È per esempio stampata da un tipografo di San Sebastiano, il cofanetto editoriale è fatto da Visioni di Carta poco più giù, e il rilegatore sta a Piazza Bellini. Sono stampate in carta di Amalfi e tutti i cofanetti sono fatti a mano. Abbiamo iniziato con Tisanuri di Pietro Treccagnoli, che racconta la storia di un animaletto che si trova nei libri antichi. Poi abbiamo continuato con Gli Altarini di Matilde Serao, Làppese A Quadrigliè di Nicola De Blasi, La Biblioteca di Virginia Woollf di Stefano Manferlotti, La Mazzarella di Ben di Massimo Gatta. Ogni libro ha un gadget particolare unico. Per esempio ogni copia di Matilde Serao aveva una foto di Sergio Siano diversa dall’altra. È nata poi Passi d’Autore, per gioco e combinazione. Io e Pietro stavamo sfogliando dei libri antichi ed una era svedese. Ci accorgiamo che era citata Capri, Ischia, Napoli. Dopo una ricerca, abbiamo capito fosse una raccolta di racconti di Anne Charlotte Leffler, che si era innamorata fortemente della nostra città. Li ha tradotti una delle poche traduttrici di svedese in Italia, Catia De Marco, grazie alla quale abbiamo conosciuto Bruno Berni, che ha tradotto per la prima volta dal danese Un mondo diverso. Diari di Viaggio da Napoli di Hans Christian Andersen, uscito da pochi mesi».

Si è creata una rete.
 «Sì, assolutamente. Anche per l’altra collana A testa in giù abbiamo stampato L’elogio di San Gennaro di Pietro Treccagnoli, un libro che uscì con la Pironti Editore. Lo abbiamo riproposto, ampliato, abbiamo messo il testo a fronte al contrario in inglese, lo abbiamo arricchito di alcune foto di Sergio Siano, le prime della processione di San Gennaro».

Quali saranno le prossime uscite?
 «Un libro di Domenico Castorina, Masaniello, che uscirà a febbraio con la prefazione di Aurelio Musi, che sarà il primo di una nuova collana chiamata Terra Mia. Per Carte e Cartuscelle abbiamo trovato grazie a Mena Bianchi, una traduttrice inglese, questo libro di Mary Somerville, tre piccoli racconti sull’eruzione del Vesuvio, mai tradotti in italiano. Uscirà l’Orologio di Salvatore di Giacomo con la prefazione di Patricia Bianchi. L’orgoglio più grande verrà a Natale dell’anno prossimo, perché stampiamo Sepùlveda con La gabbianella e il gatto. Claudio Pennino, poeta e professore del conservatorio di Benevento, lo tradurrà in napoletano».

Come è iniziato il dialogo con la città?
 «Come dico ai miei amici e clienti, affrontando una pandemia, il peggio già lo abbiamo passato. Può andare solo meglio. Abbiamo dialogato con la città alle due fiere napoletane, NapoliCittàLibro e Ricomincio dai Libri. Puntiamo di arrivare a dialogare a livello nazionale, provando a fare un piccolo sforzo per andare a Torino l’anno prossimo. L’obiettivo è anche arrivare a Roma, sarà difficile ma ci proviamo».

Che responsabilità civile e morale senti di avere come editore?
 «Quella di non stampare cose fini a se stesse. Il nostro obiettivo è dare qualità e distaccarci da un’editoria di massa. Di non portare sul commercio cose che già ci sono e di trovare una nostra identità e un nostro modo di comunicare con i lettori». 

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