LibriNapoli, Alessandro Polidoro Editore: «Così abbiamo triplicato le vendite del 2019»

LibriNapoli, Alessandro Polidoro Editore: «Così abbiamo triplicato le vendite del 2019»
di Valentina Bonavolontà
Domenica 7 Novembre 2021, 10:30 - Ultimo agg. 17:16
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Il nostro viaggio alla scoperta delle più importanti case editrici indipendenti è appena iniziato. In un momento storico e culturale in cui Napoli pullula di idee, temi e grandi penne e l’editoria indipendente è una sfida dinamica e appassionante, è importante parlare di coloro che, con costanza e abnegazione, credono nella cultura e la promuovono: i piccoli e medi editori.

È il caso della Alessandro Polidoro Editore, una casa editrice indipendente fondata a Napoli nel 2013 per raccontare la contemporaneità attraverso i suoi linguaggi e le sue storie. Casa editrice napoletana che tanto si sta muovendo in città e non solo. Nata dall’intuizione di Alessandro Polidoro, in pochissimi anni è riuscita a ritagliarsi un posto tra i dinosauri dell’editoria partenopea. Una casa editrice indipendente dedita alla letteratura contemporanea e per questo moderna, attiva, dinamica, giovane.

Dopo un anno di pausa forzata causata dal Covid, la Alessandro Polidoro Editore è finalmente tornato al centro dei più importanti eventi culturali napoletani , come NapoliCittàLibro, e nazionali, come Il Salone Internazionale del Libro di Torino.

Nonostante situazione di immobilità dovuta alla pandemia il mondo della cultura non è rimasto fermo, anzi, ha obbligato molte case editrici a trovare nuove per adeguarsi alle esigenze di un mercato completamente sconvolto.

Adriano Corbi, il direttore editoriale della casa editrice, racconta la crescita di questi anni della Alessandro Polidoro Editore e l’esperienza al SalTo 2021.

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Qual è l’obiettivo che si pone la Alessandro Polidoro Editore?
«Il catalogo della casa editrice ha il suo centro nella narrativa contemporanea, dove scegliamo quei titoli che ci sembrano raccontare al meglio il nostro tempo, che si tratti di tematiche sociali o psicologiche.

Come editori, invece, il nostro desiderio più intimo è dimostrare che i lettori sono affamati di stimoli e che la crisi del libro si possa affrontare offrendo al pubblico una letteratura ricercata, dai pensieri profondi e con una lingua originale ed efficace. Siamo convinti che quei libri spesso definiti “difficili” siano in realtà più appetibili di tanta letteratura che invece viene prodotta in serie con l’idea che il lettore vada in qualche maniera imboccato».

Quanto contano nel suo lavoro i criteri letterari e quanto gli orientamenti del mercato?
«Per noi tutto ciò che racconta il nostro tempo è attuale e vendibile, l’unico limite che ci diamo è che sia qualcosa che leggeremmo come lettori prima che come editori. Ma, ed è una cosa che ogni buono scrittore sa, ogni libro deve parlare a un pubblico e se non lo fa non è più di un diario privato: non scegliamo i libri secondo le mode ma nemmeno ignoriamo il gusto del nostro pubblico, dai nostri libri ci aspettiamo che possano essere attuali anche dopo anni».

Anticipazioni sulle prossime novità.
«Entrambe le collane di narrativa (italiana e ispanica) vedranno un numero maggiore di titoli nel prossimo anno dopo il rallentamento del 2020: presto uscirà un nuovo libro di Mónica Ojeda, Nefando, i romanzi di  Valentina di Cesare e  Martin Rua, già autore Newton Compton e Mondadori».

Cosa significa in termini simbolici e pratici partecipare al Salone Internazionale del Libro?
«Queste fiere sono una vetrina nazionale, una dimostrazione della propria presenza sul territorio, un posto dove ogni lettore che decide di tornare a casa con un libro Polidoro lo fa scegliendo tra circa mille altre case editrici. Quindi ogni libro in più è una dimostrazione di apprezzamento verso il nostro progetto».

Come è stata questa esperienza al SalTo? Quali sono state le difficoltà più grandi?
«Il salone quest’anno è stato una bella sorpresa per tutti, organizzatori e editori. Da parte nostra,  ci aspettavamo l’entusiasmo post-pandemico  ed eravamo abbastanza convinti che il lavoro fatto in questi ultimi anni ci avrebbe premiato, non ci aspettavamo di triplicare quasi le vendite del 2019. Per quanto riguarda le difficoltà, credo che la prova principale di una fiera di tale portata consista in quella parte invisibile al pubblico che riguarda l’organizzazione dello stand: tra la burocrazia, gli allestimenti, l’organizzazione degli eventi, il materiale grafico e il controllo del magazzino con le eventuali ristampe dei titoli in via di esaurimento; quando poi comincia la fiera la parte più stressante è superata e l’incontro con i lettori costituisce il momento più divertente del nostro lavoro».

E la soddisfazione più grande?
«Da un lato è stato bello vedere che tra i nostri lettori si sta verificando un fenomeno di fidelizzazione: le persone dopo aver letto i nostri libri tornano per comprare le novità. Personalmente sono molto soddisfatto del successo della presentazione di Mandibula con Mónica Ojeda, dopo tre anni di lavoro sulla narrativa ispanica mi ha davvero emozionato vedere la Sala Internazionale (in un giorno lavorativo, a ora di pranzo) gremita fino a esaurimento posti, e poi la fila per incontrare l’autrice. Per me è stata un po’ la prova che il pubblico ama davvero quello che facciamo». 

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