LibriNapoli, da Pomigliano Wojtek si racconta: «Siamo guerrieri sorridenti»

LibriNapoli, da Pomigliano Wojtek si racconta: «Siamo guerrieri sorridenti»
di Valentina Bonavolontà
Domenica 5 Dicembre 2021, 11:01 - Ultimo agg. 6 Dicembre, 10:19
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La storia di Wojtek, la casa editrice indipendente che apre una libreria a Pomigliano, è la protagonista della quarta tappa di LibriNapoli, la rubrica che si occupa di raccontare il composito mosaico dell’editoria indipendente campana.

A parlare è Ciro Marino, socio fondatore della casa editrice Wojtek, insieme a Lucio Leone e Antonio Corduas. Tra il 2019 e il 2020 hanno aderito al gruppo Alfredo Zucchi, Anna Di Gioia e Eduardo Savarese.

La casa editrice nasce nel 2018 con l’intento di produrre libri che guardano molto al contemporaneo, ad un tipo di letteratura che tenga un tono sperimentale, nella forma e nella lingua.

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Chi è Wojtek?

Wojtek è il nome dell’orso bruno siriano adottato dalla XXII Compagnia di rifornimento dell’artiglieria nel Corpo polacco, durante i preparativi della battaglia di Cassino. Wojtek, simbolo della resistenza polacca durante la Seconda guerra mondiale, è allora il “guerriero sorridente”, attento ai nuovi lettori, ai lettori in cerca di tracce di esplorazione consapevole dei modi e dei ritmi della narrazione, e pronto a spingersi persino nei luoghi in cui nessun libro è mai stato, intercettando visioni del e dal presente, con i linguaggi più diversi.

Wojtek guarda anche agli ambienti delle avanguardie letterarie, le riviste online, perché è lì che spesso si annida lo sguardo più radicale. La casa editrice propone narrativa “non di genere” e intende tale formula in senso inclusivo e di apertura rispetto ad ambienti e a letterature inesplorate o solo parzialmente esplorate dall’editoria italiana, evitando dunque qualunque approccio mainstream. Wojtek vuole così intercettare – come davanti a una radio clandestina del secondo conflitto mondiale – le narrazioni capaci di decodificare, in piena libertà di concezione e realizzazione, quanto sta realmente accadendo a lato, dietro e oltre rappresentazioni rassicuranti e parole ovvie.

Parliamo di libri. Quali collane ha pubblicato Wojtek?

Oggi sono tre le collane. Orso nero, la collana di letteratura straniera con cui pubblichiamo libri non di genere. Abbiamo pubblicato per esempio Stephen Gregory, il padre del gotico europeo, Gilda Manso, tra le più promettenti scrittrici argentine, pubblicheremo Alberto Laiseca, tra i migliori scrittori argentini mai esistiti, a mio avviso. Ostranenie è una collana di saggistica letteraria, il primo titolo è Teoria della Prosa di Danilo Piglia. È una collana a cui teniamo tantissimo e su cui abbiamo lavorato tanto, perché non sono libri semplici, partendo dalla scelta dei testi, fino alla traduzione. Poi c’è Orso Bruno, la collana di letteratura italiana, in cui abbiamo pubblicato libri che ci hanno dato enormi soddisfazioni. Primo tra tutti Teoria della comprensione profonda delle cose di Alfredo Palomba, nominato allo Strega. Era tempo che una casa editrice campana non ricevesse una nomina allo Strega. È stato scelto per il festival di Amburgo come unico rappresentante del romanzo italiano. Oppure Io e Bafometto di Gregorio H. Meier, che è un prosimetro. Non so da quanto tempo non si pubblicava un prosimetro. C’è Storie che si biforcano di Dario de Marco, un libro montato al contrario in cui ci sono racconti a specchio.

Quanto conta nella scelta dei testi la qualità letteraria e l’andamento del mercato?

Non guardiamo l’andamento del mercato, anche perché molti autori che pubblichiamo sono poco noti. Cerchiamo di non fare un ragionamento libro per libro. Preferiamo fare un cammino duraturo che uno scatto di cento metri. La selezione è spietata, a volte siamo costretti a lasciare fuori libri che ci piacciono molto. A proposito di questo accenno a un progetto che si chiama Fabbrica. Abbiamo selezionato cinquanta librerie in tutta Italia in cui incontreremo autori che potranno darci il loro manoscritto. Ci sono libri non pronti alla pubblicazione, ma su cui si può lavorare molto. Fabbrica è l’idea di avere una cantera, una primavera calcistica letteraria all’interno della quale coltivare talenti.

 E il FLIP cos’è?

FLIP è il Festival della Letteratura Indipendente di Pomigliano d’Arco. Sono tre giorni di immersione nella letteratura. La cosa bella era vedere girare per Pomigliano autori importanti, come Antonio Moresco, Graziano Gala, Sylvie Richterová o napoletani come Alfredo Zucchi o Flavio Ignelsi.

Che ruolo ha Pomigliano nella casa Editrice?

Io con la mia precedente esperienza editoriale, Ad est dell’Equatore, ero a Napoli. Napoli è una città meravigliosa, oggi ci vado poco, ci vado con gli occhi del turista e mi sembra sempre più bella. Però forse da un punto di vista editoriale si fa fatica a vedere cose belle. Molti sono gli scrittori napoletani che pubblicano con case editrici non napoletane e non è un caso. Continuiamo ad essere l’unica regione in Italia a non avere un editore di riferimento, questo è un discorso che va avanti da vent’anni. Purtroppo continuiamo ad avere editori che non leggono le cose che pubblicano, che non investono in quello che pubblicano e si fanno pagare dagli autori. Alcuni sono troppo “napoletani” e non hanno ambizioni che vanno nel resto d’Italia. Mi rendo conto che non è facile fare editoria a Napoli, forse per questo che mi sono ritirato a Pomigliano, dove abbiamo un ottimo dialogo con l’amministrazione e la città in generale. Si è creato un idillio speciale con una città che ha fiducia in noi.

Come riuscite ad affacciarvi ad un panorama editoriale nazionale?

Essendo anche Libraio indipendente, sono inserito anche in una rete di librerie nazionali indipendenti. Poi siamo distribuiti da A.L.I, il distributore di riferimento della letteratura indipendente di alta qualità, infatti con A.L.I c’è SUR, Marcos Y Marcos, E/O. Stare con loro è motivo di grande orgoglio. Limitarsi a Napoli secondo me è una cosa folle.

La vostra scelta è “poco e bello”.

Sì, mi piace chiamarla editoria etica. La nostra idea è quella di creare una rete di lettori forti, che credono in quello che fai e che aspettano i libri che pubblichi. Abbiamo un forte senso di responsabilità. Io sono certo che i nostri libri saranno dei mini long seller, nel senso che nel tempo si venderà sempre poco, ma si venderà sempre.

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