Maria Sofia, 97 anni fa moriva l'ultima regina di Napoli: «Un esempio per i giovani d'oggi»

Maria Sofia, 97 anni fa moriva l'ultima regina di Napoli: «Un esempio per i giovani d'oggi»
di Antonio Folle
Mercoledì 19 Gennaio 2022, 12:55
6 Minuti di Lettura

Nel 1919 il poeta Ferdinando Russo la immortalò nel poema «'O surdato 'e Gaeta». Gabriele D'Annunzio la soprannominò "Aquiletta Bavara". Durante l'assedio di Gaeta, che portò alla fine del regno dei Borbone, fu ribattezzata «la Giovanna d'Arco delle Due Sicilie».

97 anni fa si spegneva in una triste semi-solitudine Maria Sofia di Borbone, nata Wittelsbach, ultima regina del Regno delle Due Sicilie. Sorella di Sissi, regnò accanto a suo marito Francesco II per pochi mesi e perse il trono a seguito dell'invasione garibaldina prima e piemontese poi. Durante il feroce assedio comandato dal generale Cialdini fu in prima linea accanto ai soldati che combattevano disperatamente non più per la sopravvivenza di un regno condannato a morte dalle principali potenze europee dell'epoca, ma unicamente per tenere alto l'onore dell'esercito e del popolo napoletano. 

Le cronache dell'epoca raccontano, infatti, di come Maria Sofia, vestita di una particolare "divisa" di taglio militare, fosse solita aggirarsi sugli spalti all'interno dei quali piovevano le cannonate piemontesi, incoraggiando i soldati e prendendosi cura dei feriti. Si narra addirittura che la stessa Maria Sofia, per dare l'esempio ai soldati, un giorno aiutò gli artiglieri a puntare un cannone. Enrico Cialdini, a capo dell'esercito assediante, non ebbe riguardi per la cittadella assediata perché, disse, "le bombe non hanno occhi". 

Nel 1859 Maria Sofia sposò per procura, come si usava all'epoca tra le case regnanti, Francesco di Borbone, all'epoca Duca di Calabria ed erede al trono delle Due Sicilie sul quale regnava saldamente Ferdinando II. E fu proprio il sovrano in carica ad accogliere la giovanissima nuora.

Poche settimane dopo, però, Ferdinando morì e il regno passò al ventiquattrenne Francesco. L'invasione di Garibaldi e la successiva invasione piemontese - che invasero il Regno delle Due Sicilie da nord, attraverso lo Stato Pontificio - procurarono la caduta del regno. 

Poi gli anni del triste esilio romano e, quando i piemontesi completarono l'unione del paese invadendo il resto degli Stati del Papa, il peregrinare tra le varie corti europee, accompagnati sempre da cortigiani e servitori rigorosamente meridionali. Se i Savoia non furono generosi con i Borbone, subordinando la restituzione delle ricchezze dell'ex casa regnante napoletana alla rinuncia di ogni diritto al Trono - proposta che Francesco II respinse sempre con sdegno -, ancora meno lo furono i liberali dell'epoca, che calunniarono in ogni modo la regina arrivando persino - con gran scandalo della corte napoletana - a "montare" la testa della regina su alcune fotografie pornografiche. Una mossa creata ad hoc per screditara la figura di una sovrana ammirata per il suo coraggio e che riceveva ogni giorno a palazzo Farnese - sede della corte napoletana in esilio fino al 1870 - attestati di stima e doni provenienti da ogni parte del mondo. 

Maria Sofia, al pari di suo marito Francesco e del Regno delle Due Sicilie, dopo l'unità italiana ha subito una vera e propria damnatio memoriae, condita da aneddoti inventati di sana pianta che la vedevano addirittura quale regista dell'omicidio del re Umberto I per mano dell'anarchico Gaetano Bresci. Negli ultimi anni, però, Maria Sofia è stata oggetto di un vero e proprio "revisionismo" che ha portato alla riscoperta della figura dell'ultima regina di Napoli. Alcune settimane fa l'ultima fiction dedicata all'imperatrice Sissi ha tracciato un quadro estremamente positivo di Maria Sofia.

«Di Maria Sofia - la testimonianza di Gennaro de Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico - ricordo il suo vestito da sposa (rosso con i gigli d'oro) e una foto bellissima con i capelli sciolti e che ebbi l'onore di vedere a casa di un amico vicino alla Casa Reale. Di Maria Sofia ricordiamo l'amore per la sua gente (la nostra gente), quando difese quello che era diventato il suo Regno a Gaeta, soldato tra i soldati insieme all'amato re. Ricordiamo quei biscotti che portava ai soldati (napoletani) negli ospedali al Nord nella prima guerra mondiale. Ricordiamo l'orgoglio quando, anziana, ricordava il marito e quel regno che visse per pochi giorni, innamorata di quel balcone con i glicini (ci sono ancora) affacciato su quel mare che lei in Baviera non aveva mai visto. Ricordiamo la dimensione internazionale della capitale delle Due Sicilie (e delle famiglie come quella dei Wittelsbach). Ricordiamo, come in un film che ancora aspettiamo, quell'ultimo viaggio, in treno, quando i suoi resti e quelli di Francesco II, furono portati a Roma prima del definitivo viaggio a Santa Chiara nel 1984 (c'ero e fu commovente la sepoltura con acque e terra delle province dell'antico regno). In sintesi - continua de Crescenzo - è un simbolo bello e positivo quello di Maria Sofia. Un simbolo cancellato dalla storia ma che, trasmesso ai nostri ragazzi, potrebbe ancora raccontare l'amore per una terra, l'orgoglio e un senso di appartenenza, elementi più che mai preziosi anche oggi».

Durante la prima guerra mondiale l'ex regina era solita visitare i campi di prigionia tedeschi ed austriaci, chiedendo informazioni sui soldati di origine meridionale, visitandoli e, spesso, offrendo loro sigari, cioccolatini e i libri in italiano che era possibile reperire nell'impero Austro-Ungarico all'epoca della Grande Guerra. Ai soldati napoletani - ora italiani - che chiedevano chi fosse quell'anziana signora che faceva loro visita e che parlava con uno strano accento tedesco-napoletano, Maria Sofia rispondeva di non essere altro che "una vecchia signora che ha conosciuto l'Italia in gioventù".

L'ultima regina del Regno delle Due Sicilie si spense nel 1925 a Monaco di Baviera, ex capitale di un regno, quello bavarese diventato repubblica a seguito della sconfitta tedesca nel primo conflitto mondiale. Durante la sua lunghissima vita Maria Sofia aveva sopportato di tutto: la perdita di un regno, l'esilio e la morte della sua unica figlia Maria Cristina Pia. Verso la fine della sua vita arrivò a predire - con circa trent'anni di anticipo - la fine del regno dei Savoia e l'esilio per quella dinastia che si era mostrata così poco "galante" nei confronti dei Borbone.

Francesco, Maria Sofia e la piccola Maria Cristina Pia dal 1984 riposano della cripta della basilica di Santa Chiara, Pantheon di tutti i sovrani della dinastia borbonica delle Due Sicilie. Non sono rari - a testimonianza di un vero e proprio culto della personalità che, grazie al web ed ai social cresce di anno in anno - i napoletani che si recano in preghiera sulla sua tomba portando fiori, candele o, spesso, lasciando piccole bandiere del Regno delle Due Sicilie. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA