Marilena Riccio, morta la prima ballerina del Teatro San Carlo di Napoli negli anni Settanta

Marilena Riccio, morta la prima ballerina del Teatro San Carlo di Napoli negli anni Settanta
di Giuliana Covella
Sabato 27 Agosto 2022, 09:00 - Ultimo agg. 28 Agosto, 08:55
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Una vita dedicata alla danza e agli affetti familiari, come dimostrano le tante immagini che la ritraggono, in una delle quali sorride accanto a Carla Fracci. Se n'è andata all'età di 74 anni Marilena Riccio, ex prima ballerina del Teatro San Carlo e compagna di Uberto Siola, architetto e urbanista. A ricordarla è il figlio unico Giovanni, di professione notaio: «Il 12 settembre avremmo festeggiato il suo compleanno. Purtroppo da ieri mamma non è più tra noi, ma la ricorderemo sempre per la sua grande passione».

Marilena Riccio compì gli studi di danza classica presso la Scuola di danza del San Carlo diretta da Bianca Galizia, entrando nella compagnia stabile del teatro.

Fu qui che venne notata da vari coreografi debuttando ad appena 20 anni come protagonista nel balletto Graduation Ball. Partecipò inoltre alle maggiori produzioni del Massimo partenopeo danzando come prima ballerina in opere come Lago dei Cigni, Giselle, Figliuol Prodigo, Il Bacio della Fata, Mavra, Pulcinella, Don Chisciotte, Bella Addormentata. «Appena sedicenne era entrata a far parte del corpo di ballo del San Carlo, dove sarebbe poi diventata l'étoile - ricorda Giovanni - e dove restò fino ai 40 anni, ossia a quella che per loro è l'età del pensionamento». Nel 74 entrò a far parte del London Festival Ballet partecipando alle produzioni della compagnia nella stagione di quell'anno. 

La Riccio fu anche prima ballerina ospite al Teatro Regio di Torino e al Massimo di Palermo e nella compagnia di Carla Fracci, cui la legò una profonda e sincera amicizia: «Era sempre presente ai festival di mia madre», rammenta ancora il figlio. Ma soprattutto l'artista collaborò con coreografi di fama come Nicolas Beriozov, Ben Steven, Helmut Bauman, Mario Pistoni, Ugo Dell'Ara, Loris Gay. Numerosi i premi e riconoscimenti di cui fu insignita tra cui il Premio Circe per l'arte della Danza, il Premio Positano, Il Gonfalone D'Oro, il Premio Masaniello. Un'esistenza consacrata alla danza, quella della Riccio che, una volta terminata la carriera di ballerina, attraverso l'associazione culturale da lei fondata Napolidanza, ebbe la felice intuizione di promuovere un Festival internazionale: «Si chiamava Il Coreografo Elettronico e con quel progetto mia madre fu pioniera nel promuovere da Napoli la videodanza. Vi parteciparono personalità di elevato spessore come Vittoria Ottolenghi e Gerard Paquet». Grazie alle 22 edizioni del Festival si sono create nel tempo innumerevoli occasioni per compagnie e singoli artisti di diffondere in tanti canali comunicativi le loro opere provenienti da ogni nazione.

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Attraverso la kermesse si sono inoltre creati incentivi concreti come borse di studio e premi in denaro per consentire la diffusione e la promozione della disciplina in quella nuova modalità. Oggi il prezioso archivio che si è formato in tanti anni di attività è curato e digitalizzato presso l'Università La Sapienza di Roma alla cattedra di Storia della danza di Vito di Bernardo. Forte il legame col compagno di una vita, l'architetto napoletano Uberto Siola, con cui si erano conosciuti nel '76 al Festival dell'Unità alla Mostra d'Oltremare: «Lui si occupava della progettazione del palco e lei era tra gli artisti che dovevano esibirsi. Lì sbocciò il loro amore», ricorda Giovanni, che darà l'ultimo addio alla madre lunedì alle 11 nella chiesa di Santa Maria del Riposo in via Lucullo a Baia. 

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