Martone e Masullo raccontano Mele: la poesia protagonista al Napoli Teatro Festival

Martone e Masullo raccontano Mele: la poesia protagonista al Napoli Teatro Festival
di Rossella Grasso
Mercoledì 26 Giugno 2019, 15:08
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Qual è il valore della poesia oggi? Ne hanno discusso il filosofo Aldo Masullo e il regista Mario Martone durante l'appintamento del Napoli Teatro Festival Italia per omaggiare il poeta Rino Mele. L'evento si è svolto per la sezione Letteratura del Festival diretto da Ruggero Cappuccio, nella suggestiva cornice dello spazio Made in Cloister, Chiostro di Santa Caterina a Formiello. Un nuovo appuntamento del progetto «Se» a cura di Silvio Perrella, coordinato da Brigida Corrado e organizzato da Vesuvioteatro. Un incontro che vuol essere non solo l’omaggio al poeta originario della provincia di Salerno – tra gli ultimi libri pubblicati L’incendio immaginato, sul delirio della consapevole morte di Giordano Bruno (2000), e Il corpo di Moro (2001) - ma anche un’occasione di dialogo e di confronto tra linguaggi diversi, che i tre ospiti trattano e intersecano nelle loro opere. Dopo l'incontro, un piacevole finale musicale accompagnati dalle note di Antonio Raia (sassofono) e Renato Fiorito(elettronica). Un appuntamento imperdibile che vede tre grandi protagonisti della cultura italiana in dialogo tra cinema, teatro e filosofia, abbracciati dal comune denominatore della poesia in omaggio a Rino Mele.

Poliedrico, eclettico, anticipatore di temi e motivi, capace di mettere in contatto mondi diversi, Rino Mele ha da sempre fatto della poesia il perno attorno al quale far ruotare ogni altra cosa. E che ci siano un uomo di cinema e teatro e un filosofo ad introdurlo conferma la sua indubbia originalità. Ad Antonio Raia, autore di Asylum, un cd di esplorazione in solitaria di suoni scavati nell’aria con il sassofono, il compito di scarnificare alcune canzoni per poi pian piano ricomporle. Raia, ispirandosi agli scritti di Mele, ha proposto un lavoro ideato appositamente per il Napoli Teatro Festival Italia. «Una macchia da lavare, la lunga coda di un topo/quella linea nera/intorno al corpo schiacciato. Non resta/sul pavimento che un poco/d’ombra, la terra che la visione lascia/quando scompare. Mi chiedi/cosa sia la bellezza. È lo sporco sul davanzale,/la paura/di addormentarsi, sognare di nuovo mia madre/che non può raggiungere la soglia/e, come spiassi oltre la porta, vedo alzarsi,/venirmi incontro, tornare/indietro col piede sul passo consumato./La bellezza,/dicevi. È quel turbare delle colombe/l’aria,/un fuggire bianco/quando su loro stride il temporale. Verso dove?». Sono questi alcuni dei versi più belli composti da Rino Mele, protagonisti della serata. 
 

Rino Mele è nato a Sant’Arsenio (Salerno) il 4 febbraio 1938. Tra i suoi ultimi libri, i poemetti L’incendio immaginato sul delirio della consapevole morte di Giordano Bruno (2000), e Il corpo di Moro (2001); nel 2002, la traduzione dell’Apocalisse di Giovanni (tutti per le edizioni 10/17). Poi La lepre del tempo e l’imperatore Federico II (Sottotraccia 2004). Sul fascismo nelle terre della Campania interna, su quel dolore, il romanzo Devozioni della pazzia (peQuod 2008). Nel 2010, con Plecticà, Come quando uno spettacolo viene interrotto, riflessione critica sul teatro di Dio nell’Apocalisse; la fucilazione di Ciano dilazionata dal suo sguardo nel ripetuto girarsi per individuare quali militi l’uccideranno; lo spezzarsi improvviso del musical Nord-Est di Kaverin - dopo l’irruzione dei nazionalisti ceceni - al teatro Na Dubrovka di Mosca. Dal 2009 dirige Exmachina, Fondazione di poesia e storia. Ultimo appuntamento del progetto «Se», mercoledì 26 giugno, sempre alle ore 19.00 al Made in Cloister. Ospiti il poeta greco Sotirios Pastakas per Sandro Penna e la voce, al pianoforte e chitarra, di Chiara Civello con E se.
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