Troisi, la lettera della sorella al Mattino: «Caro Massimo, la guerra mi ricorda gli zii d'America»

Troisi, la lettera della sorella al Mattino: «Caro Massimo, la guerra mi ricorda gli zii d'America»
di Rosaria Troisi
Sabato 4 Giugno 2022, 09:20 - Ultimo agg. 12:46
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Come ogni anno, nell'anniversario della sua morte, 4 giugno 1994, Rosaria Troisi scrive, attraverso «Il Mattino», una lettera al fratello Massimo
 

Ciao Massimo, buongiorno.
Ma chi l'avrebbe mai detto... Mai avrei potuto pensare di avvicinarmi a te per argomentare un evento tanto triste e impegnativo quale può essere una guerra... Eppure un'Europa evoluta, emancipata, unita si trova a rivivere le mostruosità e le sofferenze di un devastante conflitto, che inesorabilmente si abbatte sugli innocenti.

Ho riavvolto, mio malgrado, la pellicola e ho proiettato nella mia mente un vecchio e amato film. Tu sai, Massimo, in casa non avevamo una biblioteca e non amavamo nemmeno tanto i libri di scuola. La formazione di noi figli è passata attraverso il vissuto: la memoria storica che i nostri nonni, i nostri genitori hanno tenuto viva, narrandoci le loro esperienze di vita diventando loro stessi militanti della memoria...

Due funesti eventi bellici mondiali avevano segnato profondamente le loro esistenze. Esse costituivano un patrimonio impareggiabile per trasmettere a noi giovani il vero senso della vita. Il valore della pura e piena verità filtrava i loro discorsi, si depositava nelle nostre menti... nelle nostre mani. Cominciammo a sentir parlare di diritti negati, del senso della giustizia calpestato, della libertà pagata a lacrime e sangue.

Ora, però, in questo tempo vergognosamente cupo, voglio raccontare la bella storia d'amore vissuta in famiglia dai nostri zii Emil e Graziella. Essa ci ripagava di tutta la tristezza che ci arrecava il racconto di Claretta, morta abbracciata alla sua mamma, sotto un ricovero, durante un'incursione aerea, il giorno della sua Prima Comunione.

II giovane avvocato Emil Tumparov viveva nella Bulgaria dell'ex-Unione Sovietica: insofferente e dissidente verso il crudele regime staliniano vigente in quegli anni, scappò dalla Bulgaria e, dopo un tormentato periodo di clandestinità, raggiunse gli Stati Uniti d'America dove chiese e ottenne asilo politico. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, si unì alle truppe americane, per dare man forte all'Italia nella cacciata dei tedeschi e porre fine al fascismo. Mai Emil poteva immaginare, in quegli anni così oscuri, di dare alla sua vita l'avvio a un destino tutto da vivere in chiave romanzata.
Emil era di stanza a Napoli e per la necessità di sistemare le sue divise gli indicarono di recarsi presso una sartoria militare che si trovava a Barra: un popoloso e laborioso quartiere alla periferia della città.

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Una mattina d'inverno, Graziella, una delle sorelle di papà Alfredo, giovane lavorante della sartoria, era intenta nel suo lavoro: seduta alla macchina per cucire, azionava con sveltezza il pedale per rifinire il lavoro di un cappottone grigioverde che pendeva e scivolava da ogni parte.

Quando fermò la macchina e alzò il capo, i suoi grandi occhi corvini incrociarono quelli di un ragazzone con il colore degli occhi rubato al mare. Bastò un attimo e tutto prese forma e respiro... così diversi, così vicini. Fu subito estate; fu subito storia amabile; fu subito storia d'amore eterno...

Il disastroso dopoguerra e il ritiro delle truppe americane imposero a Emil e Graziella, dopo il matrimonio diventata ormai una vera famiglia, la necessità di decidere se restare o partire per l'America. Cosa fare?

Dinanzi all'Italia misera e sgangherata di quegli anni bui, sembrò alla giovane coppia quasi un obbligo morale lasciare tutti e tutto e, seppure con il cuore gonfio di tristezza, varcare l'oceano per riprendere in mano quel filo robusto che lega vita e storie

La meta da raggiungere fu la splendida, scintillante California: accogliente, ricca, lussuosa, elegante, profumata di mare... Ma non era Napoli! Napoli bisogna respirarla; Napoli è un arioso, immenso sentimento nella sua unicità.
Un'enorme distanza separava ormai i due mondi... Ma i rapporti con loro non si erano mai interrotti. A casa arrivava anche qualche pacco con piccoli doni per noi bambini che di loro conoscevamo solo i nomi.

Era gioia immensa, quando il postino recapitava ai familiari quelle buste bordate, con i colori americani; esse spesso contenevano coloratissime foto che ritraevano la serenità della famiglia Tumparov nella loro bella casa con giardino.

Massimi', intorno alla fine degli anni Settanta il tuo capriccioso, giovane cuore necessitò di una messa in riga e il centro cardiologico di Houston si prestava meglio al tuo bisogno.

Partimmo in tre: insieme a te ottimisti e fiduciosi, ma di certo non felici, mio marito ed io. Tuttavia, il destino serbò per noi una grande consolazione: dalla California ci raggiunsero Emil e Graziella. Ci vennero incontro mano nella mano, proprio come quando erano andati via tanti anni prima. Fu gioia grande, gioia vera. Lo spirito familiare si rivelò in noi in maniera forte, restammo abbracciati e commossi a parlare delle nostre vite come se ci fossimo lasciati un mese prima.

Le due settimane di permanenza degli zii furono intense, stracolme di speranze, indimenticabili: l'ansia, la paura di non farcela, le attese snervanti e le preghiere... tante! Per nostra grazia furono accolte dal buon dio, perché la tua ripresa fu talmente sorprendente da stupire e rallegrare gli stessi medici.
Nei saluti della partenza quanta tenerezza, Emil e Graziella accarezzavano te come fossi stato un bambino bisognoso di coccole. Le tue condizioni fisiche erano buone, ma era chiara la tua fragilità emozionale...

Sapevamo che non ci saremmo più rivisti e questo metteva malinconia, ma l'avventura era finita e menomale con un esito felice...
Massimi', se avessimo pensato di scriverci un libro non sarebbe stato questo l'ultimo capitolo, l'incredibile doveva ancora succedere... Certi accadimenti regalano alla vita, più vite! Tu, Emil e Graziella vi siete rivisti a Monterey durante un tuo viaggio di lavoro in California.

Una lussuosa limousine con autista, messa a disposizione da una casa di produzione americana, si fermò a bordo della strada e il giovane regista, attore Massimo Troisi, quell'anno vincitore in Italia del David di Donatello, come miglior film, bussò il campanello della villetta dei signori Tumparov. Una ragazza chiamò a gran voce i nonni e furono baci, abbracci e incontenibile stupore... Vi ritrovaste tutti con qualche anno in più, ma increduli e innamorati, come l'ultima volta a Houston.

Massimi', la leggerezza di queste storie, nate nei peggiori momenti che la vita purtroppo ci riserva, hanno preso, poi, i contorni di una favola moderna: l'intoccabile lascito di chi abbiamo amato... fedele, innegabile, a riprova che la morte non è l'ultima parola su di noi. Ciao stelle, siate felici!

Tua sorella

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