«Addio Banco di Napoli, salviamo la memoria»

«Addio Banco di Napoli, salviamo la memoria»
di Valerio Iuliano
Domenica 5 Maggio 2019, 08:30
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«La banca più antica esistente nel mondo». La scritta che compariva sulle locandine pubblicitarie degli anni 30 del secolo scorso non lasciava dubbi sul primato del vecchio Banco di Napoli. Anche a New York nel 1901 avevano accettato subito con entusiasmo l'idea di ospitare una sede della banca, a cui spettava anzitutto la tutela dei risparmi degli immigrati.
 
Quella newyorkese era solo una delle tante filiali del Banco sparse per il mondo nel secolo scorso, da San Paolo del Brasile a Buenos Aires, da Londra a Parigi a Francoforte. Una storia gloriosa- quella del Banco di Napoli- che le numerose testimonianze contenute nell'Archivio Bonelli, una straordinaria collezione privata sulla storia di Napoli dal 700 ai giorni nostri, tramandano ancora oggi, a pochi mesi dalla scomparsa definitiva dell'istituto. «Abbiamo perduto la banca, almeno provvediamo a conservarne la memoria», spiega lo stesso Gaetano Bonelli, che ha chiesto al Comune di intitolare una piazza al vecchio istituto. Preservare la memoria storica della città è una sorta di missione per Bonelli, infaticabile collezionista. «Ho iniziato da adolescente- spiega lo stesso Bonelli- a conservare tutto quello che ricordava la storia di Napoli. È stata ed è una fatica immane. Mi sono rivolto alle librerie antiquarie, ai mercatini, a qualche rigattiere ed ho partecipato a molte aste. Tutto quello che ho fatto è stato un atto di amore verso la città».

L'archivio è suddiviso in venti aree tematiche. Si va dai trasporti all'emigrazione, dall'enogastronomia alla fotografia, dal commercio allo spettacolo. Nelle bacheche compaiono foto, opuscoli, cartoline, manifesti di spettacoli teatrali dei primi del 900, locandine di film dell'epoca del cinema muto e di quelle successive. Ma una delle sezioni che stanno più a cuore a Bonelli è proprio quella dedicata al vecchio Banco di Napoli, che occupa un'intera stanza all'interno della sede della Fondazione Casa dello Scugnizzo a Materdei. In una bacheca campeggia il primo conto corrente del 1878- «è il più antico conosciuto», sottolinea con una punta d'orgoglio Bonelli- accanto ad una cambiale firmata Rotschild e a delle fedi di credito intestate a Pietro Colletta. Sbirciando tra gli album si trovano le foto che documentano l'incontro al Viminale del 21 maggio 1929 tra gli esponenti del Consiglio di amministrazione del Banco di Napoli e il Capo del Governo Benito Mussolini. Nell'album successivo, spunta un reportage del 1938 che testimonia una rapina avvenuta nella sede di New York. E ancora un assegno del 1870, insieme con i libretti dei primi decenni del secolo scorso. La storia del Banco di Napoli non può prescindere dalla documentazione fotografica, con un album di 52 fotografie, dell'abbattimento della vecchia sede ottocentesca di via Toledo e della successiva ricostruzione. «Questo era il progetto dell'architetto Piacentini del nuovo edificio di via Toledo- spiega Bonelli- e qui si può vedere la prima foto ufficiale del 1939 del palazzo». Il racconto della storia dell'istituto di credito si intreccia anche con quelle di tanti personaggi, a partire dall'ultimo autografo di Francesco Saverio Mercadante del 1870 per un contratto di affitto su carta intestata del Banco

Anche sulla vecchia disputa con il Monte dei Paschi di Siena c'è un documento che arriva forse a dirimere definitivamente la contesa. «Negli anni 60- sottolinea Bonelli- hanno retrodatato la loro fondazione. Lo si ricava da una locandina del 1941 dell'agenzia MPS di via Depretis a Napoli». Sulla locandina si legge «istituto di credito aperto nell'anno 1625». Una data successiva a quella della fondazione del Banco di Napoli. La collezione Bonelli è stata inserita quest'anno per la prima volta nel calendario di Maggio dei Monumenti, con visite guidate su prenotazione.
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