Miglio d'Oro, intervista a Vittorio Sgarbi: «Serve un grande progetto come a Pompei»

Miglio d'Oro, intervista a Vittorio Sgarbi: «Serve un grande progetto come a Pompei»
di Francesca Mari
Mercoledì 23 Febbraio 2022, 12:00
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«Il Miglio d'Oro è certamente un luogo memorabile che dovrebbe avere maggiore attenzione da parte del governo. Ci vorrebbe una legge speciale dello Stato con sgravi o contributi utili al restauro e ad incentivare la ricostruzione del circuito, come è accaduto con le Ville Venete e con Pompei». Vittorio Sgarbi, storico e critico d'arte, commenta l'attuale stato delle Ville Vesuviane del Settecento e quali potrebbero essere le strategie per salvare dall'oblio la maggior parte di esse.

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Qual è il suo pensiero sul Miglio D'Oro?
«Le Ville sono piuttosto importanti dal punto di vista storico architettonico e culturale, alcune di gloria recente ed altre abbandonate.

Visitai Villa Campolieto negli anni Settanta e fui uno dei primi a intuirne le potenzialità. Anche Villa Sanseverino e Villa De Gregorio sono molto interessanti e tenute bene. Molte altre, però, versano in condizioni di abbandono e recuperarle è difficile perché spesso è complicato risalire a tutti i proprietari. Eppure, la ricostruzione del Miglio d'Oro potrebbe essere ragione di mille stimoli turistici e culturali».

Delle 122 Ville solo quattro sono gestite dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane e sono in buono stato. Per il resto, la maggior parte o appartiene ai Comuni o è di proprietà di circa settecento privati. Cosa potrebbero fare le istituzioni per dare un impulso al recupero?
«C'è bisogno di una legge speciale dello Stato che contempli sgravi fiscali o contributi ai privati e a chi si impegna nel restauro, come è accaduto negli anni 60 per le Ville Venete. Queste ultime sono circa 3.500, tutte di gran pregio; alla fine degli anni '50 grazie a una legge speciale furono avviati tantissimi interventi di restauro e furono recuperate centinaia di dimore».

Come immagina il recupero e la destinazione delle Ville Vesuviane?
«Attualmente l'itinerario non rientra in un comparto turistico se non episodico. Si potrebbe immaginare un circuito con almeno una ventina di siti visitabili e altri restaurati e trasformati in luoghi di turismo e accoglienza come alberghi e relais. In questo modo si determinerebbe un effetto domino per i proprietari pubblici e privati. Potrebbe intervenire anche l'Unesco e vincolare le ville del Miglio d'Oro, inserendo il circuito in un grande progetto, come è accaduto per gli Scavi archeologici di Pompei. Prima Pompei era lo scandalo d'Italia, con l'intervento dello Stato e con il Grande Progetto il sito è stato tutelato, conservato e valorizzato».

Quindi non crede che le Ville Vesuviane potrebbero essere utilizzate maggiormente come luoghi di cultura?
«In Italia ci sono già tantissimi luoghi di cultura. L'attività di intervento deve privilegiare soprattutto le condizioni private e semi-private. I progetti, naturalmente, devono garantire la conservazione dello stato originario delle Ville senza che le snaturino. Ovviamente, c'è il rimpianto che molte di queste bellezze non potranno più essere come un tempo».

Lei parlava di Villa Sanseverino, il sito settecentesco di Barra, in parte di proprietà del Comune di Napoli e in parte di privati, dove sono custodite le opere di Aniello Falcone. Di recente la senatrice Margherita Corrado ha presentato un'interrogazione al ministero della Cultura perché preoccupata dello stato di conservazione degli affreschi. Che ne pensa?
«L'Italia è piena di edifici appartenenti a privati con affreschi e dipinti di pregio, ma sottoposti al vincolo dello Stato. Come nel caso di Villa Boncompagni a Roma il cui soffitto è dipinto dal Caravaggio e che, naturalmente, è tutelato. Quindi non c'è di che preoccuparsi».

Ultimamente c'è stata una attenzione alle Ville del Miglio d'Oro da parte di registi che le scelgono come set cinematografici. Secondo lei un recupero gioverebbe anche al Paese?
«Molte delle Ville già sono evocative e sono entrate nella fantasia e nella conoscenza degli italiani, per cui con una maggiore attenzione da parte dello Stato e creando un sistema turistico-culturale, sicuramente ci potrebbe essere una risonanza nazionale». 

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