Mimì Rea, il Comune di Napoli prova a ricucire lo strappo ma la figlia: «È tardi»

Mimì Rea, il Comune di Napoli prova a ricucire lo strappo ma la figlia: «È tardi»
di Ugo Cundari
Mercoledì 23 Gennaio 2019, 11:00
2 Minuti di Lettura
Nino Daniele, assessore alla Cultura del Comune di Napoli, prova a difendersi dalla mancata attenzione dell'amministrazione nei confronti dell'anniversario della morte di Domenico Rea e del suo archivio di dattiloscritti donati, invece che a Napoli, al Comune di Sarno. Come ha denunciato ieri su «Il Mattino» la figlia dello scrittore, Lucia, «nella sua città pare si siano dimenticati di lui». Nulla è stato previsto per i 25 anni dalla morte, sabato, così come niente fu organizzato per il ventennale, se non per volontà della figlia. Sull'archivio delle carte Rea, finito a Sarno, dove si è istituto un centro studi su Rea, napoletano, Daniele dice di non aver mai ricevuto alcuna proposta né scritta né orale da Lucia. L'incontro in Comune con la Rea ci fu con il precedente assessore, Antonella di Nocera, che aveva programmato la commemorazione per il ventennale della morte al Mercadante. Ma nel 2014 non era più assessore e Lucia dovette organizzare in prima persona l'incontro spostandolo al San Carlo, con Toni Servillo che lesse alcuni passi delle opere del padre.
 
«Per quello che mi sarà possibile cercherò di risolvere il problema sollevato sulla non adeguata attenzione verso un protagonista della storia letteraria di Napoli contemporanea» dice ora Daniele, che ha chiesto tramite la figlia di Michele Prisco, Annella, un incontro con Lucia Rea. «La settimana prossima organizzerò nei licei un ciclo di incontri e di letture dei racconti e dei romanzi di Rea, mentre per gli autografi conservati a Pavia mi attiverò per una mostra in città», promette ora. Sicuro che il Comune riuscirà a trovare i fondi? «Anche se in condizioni difficili, i soldi si troveranno, non si tratta di quadri ma di carte, mentre per il luogo c'è l'imbarazzo della scelta». Staremo a vedere, certo sarebbe stato più onorevole che una iniziativa del genere fosse stata programmata per tempo, senza il pungolo della figlia, che dice: «Il Comune di Sarno ha chiesto le carte di mio padre senza che io avanzassi nessuna proposta. Lo sanno tutti che una parte dell'archivio di mio padre già era andato a Pavia, perché non muoversi per cercare di far rimanere a Napoli gli altri cinquemila documenti?».
© RIPRODUZIONE RISERVATA