MontesantoArte invade il quartiere: opere e installazioni di 4 artiste

MontesantoArte invade il quartiere: opere e installazioni di 4 artiste
di Rossella Grasso
Mercoledì 28 Marzo 2018, 17:38
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Dal 29 marzo sarà possibile passeggiare per le vie di Montasanto e ammirare le splendide opere di quattro giovani artiste provenienti da tutta Italia. La particolarità è che le 4 hanno creato le loro opere «risiedendo» in città e progettandole insieme agli abitanti del luogo. Nasce così MontesantoArte, il primo programma di residenza promosso dalla Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee | Museo Madre nell’ambito del bando Sillumina della Siae (ed. 2016) in collaborazione con Quartiere Intelligente, una piattaforma multi proget-to di rigenerazione urbana fondata nel 2013 nel centro storico di Napoli lungo le scale monumentali di Montesanto.

Curato da Adriana Rispoli, il programma semestrale di residenza ha coinvolto quattro giovani artiste italiane con lo scopo di promuovere le ricerche artistiche contemporanee sul territorio regionale. Coerentemente con la dinamica progettuale del Quartiere Intelligente, le artiste sono state invitate a focalizzare la ricerca sul rapporto natura-cultura utilizzando linguaggi trasversali tra le arti visive - video o performance - architettura, design, gardening e auto-costruzione. L’obiettivo è stato quello di creare tangenze tra le discipline, di generare una contaminazione che, entrando in contatto con la comunità di riferimento, ha prodotto buone pratiche di vivere civile, sperimentazioni artistiche esportabili e replicabili anche in altri contesti sociali e urbani.

Mariangela Bruno, artista barese del1986, durante la sua residenza a Napoli ha realizzato l’installazione site-specific The Dot, “insegna luminosa” sul tetto Q.I. realizzata in auto-costruzione grazie alle tecnologie del DREAM FabLab di Città della Scienza di Napoli. The Dot è una sfera tridimensionale costruita con incastri di legno di abete che richiama la tradizione locale delle luminarie in cui l’antica tecnica artigianale viene reinterpretata in chiave contemporanea. In un’ottica di didattica alternativa, il processo creativo di Bruno ha coinvolto competenze trasversali, studenti dell’Accademia di Belle Arti e della Facoltà di Architettura dell’Università Federico II e so-prattutto il variegato tessuto sociale che nel quotidiano abita il quartiere di Montesanto.

Poi c'è Francesca Borrelli, nata a Napoli nell'86 ma che vive e lavora a Parigi. È un architetto e paesaggista e per MontesantoArte ha progettato e costruito l’installazione site-specific Fern’s Bookcase in cui in modo semplice ma efficace ha unito il mondo della natura con quello della cultura: una libreria, luogo per antonomasia depositario della cultura, in cui al libro si sostituisce la felce, pianta in grado di sopravvivere nel tempo e nelle situazioni più avverse che diviene simbolo di resistenza.L’accurata selezione dei titoli di una biblioteca si rispecchia nella scelta di diverse specie di felci che grazie alla diffusione delle spore nell’aria sono allo stesso tem-po metafora del ciclo continuo della vita e della conoscenza. Fern’sBookcase, realizzata con un processo di auto-costruzione, è un prototipo che grazie alla sua forma modulare può es-sere ripetuto e riadattato a qualsiasi spazio.

Elena Mazzi emiliana, classe 1984, realizza opere fortemente legate al contesto di appartenenza coinvolgendo le comunità locali e generando processi di contaminazione culturale e sociale grazie ad una modalità di lavoro partecipata. Riflettendo sulle pratiche collaborative, nel progetto Speech Karaoke. A che serve parlà si nisciuno te dà aurienzia? realizzato per MontesantoArte, la Mazzi ha adottato come riferimento l’omonima opera di artisti finlandesi e tedeschi che si configura come una piattaforma aperta, un progetto multiculturale in costante espansione che può essere condiviso e rielaborato. Attraverso un confronto diretto con gli abitanti del territorio, l’artista ha raccolto materiale di varia natura (iconografica, visiva, sonora, orale, scritta) tra cui discorsi politici, estratti letterari, frammenti di film, storie locali di respiro col-lettivo che sfoceranno in una performance live il giorno dell’apertura al pubblico. La ludici-tàintrinseca del karaoke è l’elemento strategico del lavoro dell’artista: attraverso una moda-lità popolare, infatti, si svelano gli elementi condivisi di una comunità, quei punti di riferi-mento che ad ogni livello sociale costruiscono l’identità di un popolo.

Valentina Miorandi di Trento, dell'82, vive e lavora a Londra, nel 2014 ha fondato con Sandrine Nicoletta Chatelain il progetto Drifters a Londra. Insieme hanno sviluppato per MontesantoArte il video-sequel Conkè, realizzato con la di-retta partecipazione degli abitanti del quartiere e del team del progetto. Il video proiettato en plein air è una personale interpretazione della vita locale in cui le abitudini quotidiane, dai giochi popolari alle varie maestranze, vengono rilette dalle artiste in chiave futuristica. Come tradizione a Napoli, miseria e nobiltà, sacro e profano, vita e morte, sotto e sopra si mescolano in un unico inesorabile flusso della vita. In questa tragicommedia una delle arti-ste, come un alieno in forma di avatar, si fa mentore dello scorrere del tempo. Mescolando diversi registri estetici attraverso l’uso di tecnologie digitali che vanno dal 3D alle più comuni e diffuse possibilità dei nuovi device, Conkè supera i confini locali ponendosi come un po-tenziale format aperto e riapplicabile in contesti diversi.
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