Museo archeologico di Napoli, statue censurate: spot acchiappa-visitatori

Museo archeologico di Napoli, statue censurate: spot acchiappa-visitatori
di Maria Pirro
Giovedì 7 Marzo 2019, 07:30 - Ultimo agg. 09:54
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«Censored», censurato, avvisa il cartello in mattinata posizionato sulla statua di Eracle, eroe e semidio della mitologia greca. E non è l'unica scritta collocata nelle sale della collezione Farnese, al pian terreno del museo archeologico, tra lo stupore e l'indignazione dei presenti e in una giornata, peraltro la prima a ingresso gratuito, di massima affluenza, circa tremila accessi, quasi il doppio del solito. «Il nostro è un esperimento sociale, non come accaduto in precedenza con il governo Berlusconi a Palazzo Chigi», con il seno (in)naturalmente velato durante una conferenza stampa nel quadro di Giambattista Tiepolo. «La differenza è che noi mai ci sogneremmo di censurare le nudità per davvero», avverte Paolo Giulierini, il direttore del Mann, prendendo le distanze dal precedente eccellente, ma soltanto dopo averlo replicato. «La nostra è una provocazione che ha più di un riferimento storico, dai marmi coperti nella Cappella Sistina su indicazione di Papa Clemente XIII alla pornografia associata alle immagini dagli integralisti islamici», dice Ugo Capolupo, autore, anzi cultore del genere già noto con i suoi video per Fanpage.it nonché assistente di registi di livello come Mario Martone, Stefano Incerti, Gabriele Salvatores, Paolo Sorrentino, Nanni Moretti. Non a caso, il progetto è denominato Un lupo al Museo, realizzato dall'Archeologico con l'obiettivo di «raccontare la società attraverso l'arte, spingendo il visitatore a schierarsi e a prendere posizione». Non uno spot per attirare l'attenzione, sostiene Giulierini, ma vuole essere «il modo di raccogliere informazioni, attraverso le reazioni spontanee, per poter comunicare meglio, nell'offerta didattica». In questo caso, la concezione del nudo nel mondo classico: «Dove l'uomo è al centro, in equilibrio perfetto».
 
E la storia non finisce qui. Il format prevede che le reazioni siano riprese da telecamere nascoste (un po' in stile Candid camera) per realizzare dieci video destinati al web con episodi ambientati in differenti sale mostrando «un universo culturale in una nuova e originale prospettiva». Si punta su sesso, bullismo, traffico d'arte, sesso, censura, schiavitù, razzismo, modernità. «Con un costante richiamo all'archeologia, imprescindibile per tessere un dialogo tra passato e presente», puntualizza il direttore del Mann. Partecipa all'iniziativa anche il regista di animazione Alessandro Rak, mentre la colonna sonora è affidata al musicista Ciro Riccardi. Il giallo è così svelato, ma non troppo. Ogni performance è a sorpresa. «In una la copia di un vaso antico viene distrutta e poi gettata nel cestino come se nulla fosse», fa spoiler Giulierini, per poi annunciare le mostre in corso e quelle in programma.

Ecco i prossimi appuntamenti: Mortali immortali, i tesori del Sichuan nell'antica Cina, fino al 11 marzo; Nel Vulcano. Cai guo Qiang tra Napoli e Pompei, a partire dal 22 febbraio; Canova e l'antico, dal 28 marzo al 30 giugno; e poi Gli etruschi al Mann (30 maggio-4 novembre), Gli assiri all'ombra del Vesuvio(7 giugno-30 settembre), quindi Thalassa. Archeologia dei mari della Magna Grecia(25 settembre-31 gennaio 2020).

Altra novità, i cantieri aperti per allargare le diverse sezioni. «Tra pochi giorni è previsto che la facciata principale e anche quelle laterali siano avvolte da tubi innocenti per il rifacimento dei tetti», chiarisce il direttore dell'Archeologico, spiegando che è un'occasione per riordinare tutti i depositi in vista delle esposizioni ideate nella nuova ala del complesso che viene dotata di un auditorium, una caffetteria e spazi per i giovani, una area didattica e tecnologica su Pompei. «La sfida delle sfide - conclude il direttore - è fare in modo che i giovani possano venire al museo anche per studiare altro. E poi, mettere in campo strategie differenti per far parlare questi luoghi, con un linguaggio globale, tenendo conto che i flussi di visitatori oggi provengono soprattutto dall'Asia».
 
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