Mentre i musei stanno lentamente riaprendo tentando di tornare alla normalità, il Madre volta pagina con un avvicendamento al vertice. Negli ultimi mesi si è incrinato il rapporto fiduciario tra Laura Valente, presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee che gestisce il museo di via Settembrini e il governatore De Luca, dal quale dipende la nomina per la guida della Fondazione di via Settembrini. Così, il mandato della Valente, scaduto il 31 gennaio dopo tre anni, non è stato rinnovato e al suo posto sta per essere ufficializzata la nomina di Angela Tecce, napoletana del '52, storica dell'arte, con lunghe esperienze come direttrice di Castel Sant'Elmo, del polo museale della Calabria, della Fondazione Real Sito di Carditello, ma soprattutto con una spiccata passione per l'arte contemporanea che ha sempre coltivato con la curatela di mostre di grande respiro. L'ultimo suo incarico di prestigio è stato da dirigente al ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo a Roma presso la direzione generale Arte e architettura contemporanee e Periferie urbane. La Tecce, che non ha voluto rilasciare nessuna dichiarazione, avrebbe già firmato l'incarico, l'annuncio ufficiale da parte dell'ente di Santa Lucia dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.
La Valente, giornalista, musicologa, manager specializzata nel campo delle imprese culturali, ex direttrice del settore danza del Festival di Ravello, durante la sua gestione ha organizzato mostre di successo come quella su Robert Mapplethorpe, curata insieme all'allora direttore Andrea Viliani, sostituito l'anno scorso da Kathryn Weir. Ma soprattutto la Valente ha insistito molto su progetti sociali, sottolineando che la mission del Madre doveva essere anche quella di coinvolgere fasce di età più giovani, sperando di far arrivare al museo ragazzi dei quartieri più a rischio delle periferie.
La Tecce, che collaborò anche con Lucio Amelio, è stata curatrice e organizzatrice di mostre d'arte conteporanea di rilievo internazionale da «Vesuvius by Warhol», 1985, a esposizioni di William Kentridge, Mimmo Paladino, Luigi Mainolfi, Enzo Cucchi, Joseph Beuys, Ettore Spalletti, Anselm Kiefer, Pino Pascali, Julian Schnabel, Louise Bourgeois, Bill Viola. Nel 1997 ha curato l'apertura della sezione contemporanea nel museo di Capodimonte e, nel 2007, del museo del Novecento a Castel Sant'Elmo. E alla Reggia di Caserta ha contribuito, nel novembre scorso, all'ultimo riallestimento della collezione «Terrae Motus».
Il punto di non ritorno tra Valente e De Luca, sussurrano i soliti bene informati, ci sarebbe stato quando il Madre, invece di dare maggiore continuità alla mostra «I sei anni di Marcello Rumma, 1965-1970», più chiusa che aperta visto che la sua programmazione ha coinciso per gran parte del lockdown, ha dato spazio alla mostra fotografica di Carlo Verdone. Una scelta nel solco della strategia della Valente di puntare su contaminazioni pop e di altre arti, in particolare la danza, a scapito dell'arte contemporanea di alto livello che aveva ritrovato il giusto spazio sotto la guida di Andrea Viliani. Anche la scelta della sostituta Kathryn Weir ha lasciato perplessi i vertici regionali, alcuni mecenati privati e appassionati d'arte perché giudicata un passo indietro dopo il rilancio in grande stile targato Viliani.