Napoli, così rinascono i documenti antichi dell'arte della seta

Napoli, così rinascono i documenti antichi dell'arte della seta
di Paolo Barbuto
Giovedì 11 Ottobre 2018, 12:00
4 Minuti di Lettura
Questo racconto dovrebbe partire dalla vicenda, rara ed emozionante, di un antichissimo fondo documentale che rivede la luce dopo tanti anni e viene finalmente esposto al pubblico. Dovremmo parlare di volumi miniati, della storia che risorge dai depositi, dei dettagli di un percorso lungo cinquecento anni.

E invece, amici lettori, questo racconto partirà dalla passione, dall'entusiasmo, dalla gioia e dalla forza di volontà del gruppo di giovani che ha reso possibile quest'avventura. Si tratta, lo leggerete, di un piccolo miracolo che accomuna due realtà apparentemente lontane, l'Archivio di Stato e l'associazione «Respiriamo Arte».

Ma andiamo con ordine. Sappiate che domenica prossima in apertura straordinaria, e poi ogni secondo e quarto sabato del mese, nelle sale dell'Archivio di Stato sarà possibile partecipare a una visita che culminerà con l'esposizione dei documenti, per la maggior parte mai visti, che raccontano la storia della corporazione dell'Arte della seta, potentissimo gruppo istituito alla fine del 1400 da Ferrante d'Aragona. Ma di questo vi diremo fra qualche riga. Prima seguiteci nel percorso di entusiasmo e passione che vi abbiamo annunciato.
 
Questa storia inizia nella scorsa primavera quando il funzionario archivista Ferdinando Salemme e l'«assistente alla fruizione» Giuseppina Medugno, entrambi giovani leve del ministero per i Beni Culturali, decidono di partecipare a una delle visite organizzate dall'associazione «Respiriamo Arte» alla chiesa dei Santi Filippo e Giacomo che era la sede della corporazione dell'Arte della Seta. I due addetti dell'Archivio di Stato sanno di avere in custodia i documenti che riguardano proprio quella corporazione, perciò sono incuriositi.

Durante quella visita scoprono l'entusiasmo di Massimo Faella, Simona Trudi, Angela Rogliani, Marcello Peluso e Francesca Licata che sono i cinque sognatori che hanno deciso di fondare «Respiriamo Arte»: sono testardamente convinti che potranno riaprire la chiesa di Santa Luciella, quella del «teschio con le orecchie», ma si lanciano a capofitto anche nell'avventura della chiesa dell'Arte della Seta: ne raccontano segreti e dettagli con un entusiasmo coinvolgente, sono così bravi che la gente fa la fila per andare a vedere quella meraviglia che hanno riscoperto.

Al termine di quella visita, i due giovani dell'Archivio di Stato decidono che bisogna imprimere una svolta. Vogliono coinvolgere quei sognatori nel loro sogno, riportare in vita le porzioni di archivio che sono dimenticate. Ne parlano con il direttore, Paolo Franzese, che sposa l'idea. Poi convocano il gruppo di Respiriamo Arte e raccontano del loro progetto sui documenti della Corporazione: è già estate. La burocrazia viene macinata nel giro di un mese. A settembre l'accordo è fatto: Respiriamo Arte si occuperà delle visite all'Archivio nel secondo e nel quarto sabato di ogni mese e potrà mostrare anche una parte del fondo dell'Arte della Seta. A ottobre inizia l'avventura: esordio di domenica (la prossima) nell'ambito delle «domeniche di carta» promosse del Mibac, poi si entrerà a regime di sabato.

Giuseppina Raimo apre con cautela le teche nelle quali verranno sistemati i documenti antichi. Anche lei è «assistente alla fruizione», anche a lei brillano gli occhi nel giorno dell'allestimento del percorso dell'Arte della Seta: è un momento di condivisione totale. Il giovane entusiasmo dell'archivio e quello di Respiriamo Arte si mescolano nella cupa serietà dell'Atrio del Platano. Il luogo imporrebbe rigore, il momento pretende risate, ammucchiate per leggere il dettaglio di un documento del 1500, selfie da condividere per ricordare l'attimo che a ognuno di loro sembra storico.

All'emozione si aggiunge Rosalba Ragosta, docente di storia economica alla Parthenope, anche lei folgorata dall'entusiasmo di Respiriamo Arte. Il momento si fa più serio: la prof suggerisce ai ragazzi quali sono le cose più importanti da dire a chi parteciperà alla visita. Tutti tacciono e prendono appunti ché l'esordio dovrà essere perfetto come richiede quel luogo, l'Archivio di Stato.

Come promesso vi raccontiamo anche i dettagli della documentazione e delle visite. Innanzitutto va ricordato che proprio il 14 sarà una «domenica di carta», evento promosso dal Mibac per avvicinare la gente agli archivi. Dalle 9 alle 12 si potrà visitare l'Archivio di Stato, all'interno dell'antico monastero benedettino dei Santi Severino e Sossio, con tutti i suoi gioielli.

Quel giorno, alle 11, sarà possibile anche partecipare alla visita guidata di «Respiriamo Arte» che comprenderà anche la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo e culminerà con l'esposizione dei documenti della corporazione dell'Arte della Seta. Poi le visite diverranno fisse nel secondo e quarto sabato del mese.

Il fondo della corporazione comprende centinaia di volumi. I più emozionanti sono quelli delle «matricole», che contengono l'elenco di tutti gli ammessi alla corporazione a partire dal 1477: persone fortunate che, in cambio della loro opera meritoria, avevano immensi privilegi, su tutti quello di non essere processati se non dal loro tribunale interno.

Tra gli altri documenti quelli sulle liti decise dal tribunale speciale, sulle doti da concedere alla ragazze da marito troppo povere per averne una. C'è anche il racconto del furto di un segreto industriale: nel 1810 nel Regno di Napoli nessuno sapeva realizzare aghi da velluto. Li facevano solo in Francia. Ne venne acquistato uno e portato qui per chiedere agli artigiani locali di copiarlo e iniziare una produzione «parallela».
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