Notti insonni e ospiti vip: la Mela compie 50 anni

Notti insonni e ospiti vip: la Mela compie 50 anni
di Maria Chiara Aulisio
Sabato 3 Marzo 2018, 10:28 - Ultimo agg. 13:35
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C'è stato un momento nella vita by night napoletana in cui varcare quella porticina, all'epoca blu, del civico 40/bis di via dei Mille significava far parte della meglio gioventù nottambula all'ombra del Vesuvio. Lasciare l'auto a Luigi, parcheggiatore in livrea, che maneggiava con la stessa noncuranza Jaguar e 500, essere ammessi dall'inflessibile buttafuori Mimì, che chiamava ogni cliente col suo nome, a scendere la scala d'ottone dorato - sì scendere perché da che mondo è mondo, a Napoli, per quelli della notte si scinne abbascio e nait - affidare i cappotti all'ineffabile Caterina, munita di giacche e cravatte da affittare in caso di serate formali, era la chiave d'accesso al mondo vitaiolo, trasgressivo, stroboscopico, champagnaro che ruotava intorno a La Mela.

Si era appena chiusa la gestione dei fratelli Campanino, inaugurata nel 1967, La Mela a fare da alternativa allo Shaker del commendatore Rosolino, in pista artisti emergenti che suonavano dal vivo, gli Alti e bassi di Paolo Fiorillo, oggi Mister Tods per il Sud Italia, i Ricchi e Poveri, Peppino di Capri: iniziava La Mela nightclub di Tonino Colangelo, un passato da imprenditore del marmo e soprattutto di cliente del nightclubbing. Era il 1973. Tonino capì subito che i clienti volevano sentirsi nel locale come a una festa tra amici, guardarsi intorno, riconoscersi e essere riconosciuti. Tutti protagonisti. La mattina nei pressi del liceo Umberto, al Bar Guida, al Little Bar, aperitivi al Cristallo o al Miranapoli, prime al cinema Delle Palme, anche in smoking, e la sera tutti sulla pista a quadrati luminosi de La Mela.

«Da me - racconta Tonino, Chez Moi avrebbe detto qualche anno più avanti aprendo un nuovo locale in via del parco Margherita - le belle donne non facevano la fila: Patrizia Reichlin, la bionda, Cristina Donadio la bruna, Mara Termini, la mogano, scendevano quelle scale come modelle in passerella. E poi Carolina Bonapace, algida torinese trapiantata qui a Napoli, quanti cuori spezzò con la sua bellezza alla Kim Basinger».

I giovani playboy conquistavano i tavoli più ambiti, quelli affacciati sulla pista, per attirare sguardi e consensi. «Il numero 17 - racconta ancora l'indiscusso animatore della dolce vita napoletana - se lo accaparravano a colpi di Krug o di Glen Grant, i Rivelli, i Signorini, il comandante Giovanni Cafiero, l'ingegnere Maurizio De Lieto».

Le feste a tema poi si preparavano con settimane di anticipo. In un celebre Pink Party di Carnevale, l'attore Leopoldo Mastelloni, reso famoso dallo spettacolo «Carnalità», fu portato in pista da quattro boys su una portantina rosa, sotto lo sguardo divertito di Peppino Patroni Griffi. E sempre Tonino non sapendo più come assecondare vizi e capricci di amici e clienti, inventò il premio «Mela d'oro». La prima a vincerlo fu una splendida bionda riccioluta, Ianuaria Piromallo.

In console, a dettare i ritmi della febbre del sabato sera, che in realtà saliva tutti i giorni della settimana tranne il lunedì, c'era Enzo Lucci detto Tarzan. Era lui che, nei pomeriggi danzanti, alle nove in punto buttava fuori i giovanissimi suonando i «44 Gatti», mentre per mandare a casa i grandi, quando ormai fuori albeggiava, metteva sul piatto la colonna sonora di Un uomo da marciapiede Everybody's talkin at me.

Negli anni lo showbiz che passava da Napoli non poteva mancare almeno un salto a La Mela: da Armani a De Sica, Gassman e Sandra Milo. Anche Maradona era tra gli habituè. Cambiati i proprietari, cambiati i gestori, il personale, i deejay, il fascino del frutto proibito è rimasto intatto. La festa del 51esimo compleanno proverà a far rivivere quei meravigliosi seventies attraverso la musica sapendo che di quell'anima leggera, felice e ribelle, è rimasta solo una eco lontana.

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