Addio a Santamaria, il gallerista con il fiuto per i talenti del futuro

Addio a Santamaria, il gallerista con il fiuto per i talenti del futuro
di Pasquale Esposito
Lunedì 19 Novembre 2018, 11:00
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Un fiuto per scoprire i talenti dell'arte prima degli altri, non accontentandosi degli scenari locali, nazionali. A 63 aqnni è morto ieri Carlo Santamaria che con Umberto Raucci ha formato una coppia d'arte (e di vita) capace di muoversi da Napoli in campo internazionale con gusto e abilità, tanto da raggiungere tutto sommato in pochi anni (dall'avvio dell'attivistà galleristica che risale agli inizi degli anni 80) posizioni di riguardo nel settore dell'arte contemporanea, assolutamente non facile a concedere stima e contatti, artisti e occasioni per mostre.

Il gallerista, nato a Napoli nel 1955, da un anno combatteva contro una rara forma di cancro combattuta sino alla fine in un hospice milanese, di fronte all'Istituto europeo oncologico, fondato da Umberto Veronesi quando lasciò l'Istituto nazionale dei Tumori. I funerali saranno celebrati mercoledì mattina, a San Pasquale a Chiaia, presumibilmente alle 11 (l'orario va ancora confermato).
 
Al suo capezzale, fino alla fine, Umberto Raucci, compagno di una vita e di scelte d'arte da quarant'anni, che giovedì scorso aveva accompagnato Carlo verso questa ultima tappa a Milano: «Perdo», racconta. «un compagno di vita, e questo è un dato personale, ma perdo una persona importante sul piano professionale. I riconoscimenti che abbiamo raccolto, più fuori Napoli per la verità (è questo è stato un cruccio sia per Carlo che per me) sono derivati dal confronto che c'è sempre stato con lui per le nostre scelte, per le nostre scoperte di artisti pressoché sconosciuti quando li abbiamo avvicinati e messi in mostra e poi divenuti esponenti di spessore internazionale dell'arte contemporanea. Continuerò anche per Carlo, perché non si disperda quanto di importante abbiamo creato».

Gli inizi, si diceva, negli anni 80, quando i due seguivano il lavoro di Lucio Amelio e di Lia Rumma, e poi anche di Dina Caròla, Peppe Morra, i Trisorio, e poi il più giovane Alfonso Artiaco. Ad aprile 1992 l'apertura della prima sede della loro galleria a piazza Santa Maria la Nova (dove l'anno successivo un giovanissimo Maurizio Cattelan li fece travestire da leoni), poi il trasferimento al corso Amedeo di Savoia, nei locali di una ex fabbrica di scarpe, diventati uno spazio espositivo di grande eleganza. Come quello poi aperto a Milano, in via Francesco Redi.

Con un occhio sia alla scena locale che a quella nazionale ed internazionale: da Raucci e Santamaria son passati i napoletani Betty Bee, Danilo Correale, Mariangela Levita, ma anche Padraig Timoney, Matt Collishaw, Peter Doig, per dire di alcuni dei tanti artisti affermatisi poi in tutto il mondo, a conferma di uno stile e di un fiuto, e di un gioco d'anticipo che ha consentito a Carlo Santamaria e Umberto Raucci di scoprire prima di altri degi artisti destinati al successo, contribuendo a fare di Napoli una tappa di assoluto rilievo nel sistema internazionale dell'arte contemporanea.
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