La Camera di Commercio di Napoli: «Via il busto di Cialdini»

La Camera di Commercio di Napoli: «Via il busto di Cialdini»
di Gigi Di Fiore
Venerdì 21 Dicembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 10:35
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Bombardatore di Gaeta, nonostante la presenza di civili inermi nel Borgo, ultimo luogotenente del re Vittorio Emanuele II a Napoli, tra la primavera del 1860 e l'estate del 1861 il generale Enrico Cialdini fu uno dei «conquistatori» delle Due Sicilie. All'Archivio di Stato napoletano sono custoditi i tre provvedimenti che concessero, in quei mesi, la cittadinanza di Napoli a tre dei personaggi che contribuirono a rendere la ex capitale «italiana»: Giuseppe Garibaldi, Salvatore Pes di Villamarina, ex ambasciatore piemontese nelle Due Sicilie, e naturalmente Enrico Cialdini.
 
Il 19 aprile 2017, l'amministrazione comunale del sindaco Luigi de Magistris aveva per delibera revocato la cittadinanza onoraria a Cialdini. Associazioni e movimenti, che da tempo hanno avviato una rilettura delle vicende risorgimentali, avevano sollecitato anche la rimozione del busto di Cialdini che campeggia nella sala delle grida all'interno della sede della Camera di commercio in piazza della Borsa.

Un busto celebrativo di fine '800, che affianca quello di Camillo Benso conte di Cavour. Sulla questione, due anni fa, un dibattito in Consiglio comunale. Ora l'annuncio: la giunta della Camera di commercio, presieduta da Ciro Fiola, dice sì alla rimozione del busto di Cialdini dalla sala prestigiosa, proposta dal vice presidente Fabrizio Luongo. Dovrà essere la Soprintendenza ad indicare dove sistemare il busto da spostare. E poi, annuncia il presidente Fiola, verrà bandito un concorso di idee per sostituire Cialdini con una statua che simboleggi le vittime dell'eccidio di Pontelandolfo che Cialdini ordinò perché non rimanesse «pietra su pietra» della cittadina sannita «complice dei briganti».

Commenta Flavia Sorrentino, delegata dal sindaco de Magistris all'autonomia della città di Napoli: «Sosteniamo la decisione. Esiste un sentimento sempre più diffuso di consapevolezza dei fatti che riguardarono l'unità nazionale e solo attraverso un'operazione di verità è possibile riannodare i fili di un passato ancora buio».

Emiliano dal carattere impossibile, Cialdini era uno degli ufficiali in carriera dell'esercito piemontese che sconfinò, senza dichiarazione di guerra, nello Stato autonomo delle Due Sicilie. A lui fu assegnato il compito di assediare Gaeta, dove resisteva quel che rimaneva dell'esercito napoletano, con il re Francesco II e il governo presieduto dal generale Francesco Casella. Lo fece con tenacia, utilizzando i potenti cannoni a lunga gittata che fecero strage anche di civili. Il suo compito, come si legge nei carteggi Cavour, era fare la guerra e vincerla, senza esitazioni. Per quell'impresa fu nominato dal re «duca di Gaeta», con una rapida ascesa politica e militare: luogotenente a Napoli per dare impulso alla repressione del brigantaggio, poi deputato. Peccato che, quando ci fu da dimostrare la sua reale abilità tattico-militare, fece una figuraccia contribuendo, con Enrico Morozzo della Rocca e Alfonso La Marmora, alla disfatta di Custoza nella terza guerra d'indipendenza.

Subito dopo l'annessione, Napoli accolse tutti gli eroi che avevano «cacciato i cattivi Borbone». Iniziò un'operazione di azzeramento del passato, nell'esaltazione acritica di tutto quello che arrivava da fuori. «Eroi» compresi. Fu anche la stagione delle tre cittadinanze onorarie a uomini di cittadinanza piemontese. Commenta Flavia Sorrentino: «Dopo 158 anni, si sente di riscrivere un pezzo di storia ancora negata per riconoscere dignità e memoria alla nostra terra». Dalla decisione amministrativa, ora si attende la realizzazione: lo spostamento del controverso busto bianco. La memoria è fatta anche di simboli. Come i busti celebrativi. Rimuovere Cialdini significa rivederne il ruolo avuto nel Sud, in quel fatidico 1861.
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