Napoli, il direttore del Mann Giulierini: «Per i musei ci aspettiamo un altro anno difficile»

Napoli, il direttore del Mann Giulierini: «Per i musei ci aspettiamo un altro anno difficile»
di Giovanni Chianelli
Mercoledì 30 Dicembre 2020, 05:02 - Ultimo agg. 11:36
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Un Museo archeologico aperto alla città. È il sogno che il direttore Paolo Giulierini ha, per il 2021, del Mann, oggi chiuso come tutti i musei d'Italia, causa pandemia. Sia in senso stretto, con l'allargamento degli ambienti espositivi a spazi esterni e iniziative volte a migliorare la zona di piazza Cavour e dintorni; che in senso politico: «Chiediamo al sindaco che verrà di programmare la cultura insieme con gli altri enti», dice. Allargando il discorso anche alla Regione, a partire da passaggi chiave come quello che potrebbe vedere eletta Procida capitale della cultura italiana nel 2022, progetto a cui il Mann si è offerto di collaborare da subito.


Che 2021 sarà per il Mann?
«Intenso. Ci sono già alcune date certe: sperando di poter riaprire davvero da metà gennaio, ma con la consapevolezza che in ogni caso una ripresa vera non ci sarà prima del 2022, il 15 febbraio inauguriamo la mostra sul terremoto che avremmo dovuto tenere dal 23 novembre scorso. L'8 marzo una sui gladiatori che sarà quella centrale del prossimo anno. Per il secondo semestre abbiamo in cantiere un'esposizione su Dante e la Divina Commedia con le statue e i vasi che ricordano l'autore e l'opera. Poi saranno valorizzate le dotazioni con l'apertura del terzo giardino: da quel momento anche chi è senza biglietto potrà entrare per usufruire del verde, dell'auditorium e della caffetteria, e poi magari venire ad ammirare le collezioni».


Che tra poco si troveranno anche in spazi esterni al museo.
«Sono già avviati accordi con la Galleria Principe di Napoli e l'istituto Colosimo per ospitare alcune esposizioni. Ciò suggerisce una nuova destinazione d'uso di una serie di spazi pubblici non sfruttati: in prospettiva anche il recupero dei giardini di piazza Cavour, insieme alle proposte che faremo al Comune sull'attenuazione del traffico nell'area. Paradossale che quello che io definisco il punto più bello sia anche il più inquinato di Napoli. Non c'è bellezza con smog e disagio sociale».


Parlava di dialogo col Comune. Cosa chiede, come direttore dell'Archeologico, al sindaco che verrà eletto il prossimo anno?
«Chiedo una programmazione a lungo termine, un tavolo condiviso con gli altri maggiori enti museali come Palazzo Reale e Capodimonte.

Solo la concertazione profonda tra istituzioni porta risultati. Poi desidero il superamento della divisione tra Comune e Regione: Napoli è il capoluogo della Campania, a volte sembra remi contro il resto della regione. Ancora, vorrei meno eventi spettacolari e più opere strutturali. Credo che la città sia già splendida di suo, non ha bisogno che di essere gestita negli aspetti del decoro urbano, dei trasporti, dell'ambiente. Dico da diverso tempo che per me Napoli è come Pompei: con le debite differenze, perché quest'ultima è così tirata a lucido mentre la metropoli, spesso, soffre?».


Procida si candida a diventare capitale della cultura e vuole coinvolgere l'area metropolitana e regionale.
«Plaudo a questa candidatura, la sostengo sin dall'inizio; il Mann si è messo da subito a disposizione per contribuire al palinsesto con mostre e convegni nell'ottica dello spirito di servizio che per me è quello che bisogna mostrare quando si guidano enti pubblici. E credo che Procida possa diventare un modello politico e culturale nel senso dell'aggregazione di istituzioni: zero personalismi, totale coinvolgimento degli attori territoriali. Una strategia illuminante, sarebbe una vittoria di tutta la Campania».


La cultura messa in ginocchio dal Covid-19 quando ripartirà?
«Per avere risultati sensibili, per un ritorno alla normalità, ritengo bisogna aspettare un anno ancora. Nel frattempo c'è bisogno che lo Stato intervenga ancora con sostegni economici; anche se credo che non si debba restare a guardare ma bisogna creare occasioni di lavoro nello stesso mondo della cultura. Segnalo il partenariato che abbiamo da poco firmato con Invitalia per intercettare nuovi progetti di sviluppo. Poi la digitalizzazione forzata ci sta insegnando molto: presto saremo in grado di vendere alcune esposizioni virtuali ai musei esteri con le conoscenze accumulate durante il 2020».


Però lei è un tifoso della cultura in presenza.
«Assolutamente sì. Sogno di rivedere nel museo folle oceaniche. Con tutto il rispetto per le grandi professionalità che stanno dietro i centri commerciali, meglio qui che in un outlet».

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