Napoli, al Maschio Angioino il «Libro di Luce» non sarà più visibile dopo 5 anni: «Il Comune non concede la sala dei Baroni»

Napoli, al Maschio Angioino il «Libro di Luce» non sarà più visibile dopo 5 anni: «Il Comune non concede la sala dei Baroni»
di Roberta Avallone
Lunedì 20 Giugno 2022, 19:09 - Ultimo agg. 21 Giugno, 07:31
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Ogni 21 giugno, al solstizio d'estate, al Maschio Angioino di Napoli i raggi del sole entrano dal lato ovest della sala dei Baroni, dal finestrone più grande, dando vita a un gioco di luce particolare; sulla parete opposta alla vetrata si forma infatti un quadrato che in due ore e mezza prende la forma di un libro aperto: si tratta del Libro di Luce. Fino allo scorso anno l'associazione Itinerari video interattivi (Ivi) invitava a scoprire questo fenomeno.

«L'associazione si occupa di ricerche sulla Napoli aragonese e su Giordano Bruno e realizza delle visite guidate anche grazie alla tecnologia degli occhiali Oled, per far conoscere ai turisti e agli interesssati la storia di alcuni luoghi la storia della città e delle nostre scoperte. Tra queste proprio il Libro di Luce del Maschio Angioino», spiega Salvatore Forte, presidente dell'Ivi. «Tramite le nostre ricerche abbiamo abbinato il Libro di Luce a un libro emblema di Alfonso V D'Aragona - re di Napoli dal 1442 - che si ripete costantemente all'interno del castello». 

Un fenomeno che quest'anno, quinto di attività per l'associazione, non potrà essere raccontato ai turisiti per una decisione dell'amministrazione comunale. La sala dei Baroni potrà infatti essere adibita solo a fini istituzionali. Tuttavia nel corso degli anni, l'associazione Ivi ha continuato le sue ricerche, riuscendo a collaborare con l'Università di Valencia e con la Cattedrale della città, nell'ambito del progetto europeo il “Cammino del Santo Graal”.

«Alfonso D'Aragona era un cavaliere della tavola rotonda e all'interno del Maschio Angioino è presente la coppa del Santo Graal, la stessa che il re aveva a Valencia nella cattedrale.

Questa scoperta ci ha permesso di essere contattati dagli studiosi spagnoli con i quali quest'anno avremmo tenuto un convengo internazionale che univa Napoli e Valencia e il cui punto di riferimento sarebbe stato, tra i tanti, anche il Maschio Angioino», continua Salvatore. «Ogni anno come associazione organizzavamo convegni, una mostra sul Graal, rappresentazioni multimediali nella sala dei Baroni, che coinvolgevano non solo turisti ma anche professori universitari della Federico II e dell'Università di Valencia».

La storia del castello raccontata da Ivi è nuova e coinvolgente, «il progetto aveva l'obiettivo di affascinare e di appassionare i turisti della storia della Napoli rinascimentale, tramite sua la rievocazione storica». La storia del Graal aveva poi attirato l'attenzione di alcune riviste culturali, tra cui Freedom magazine e Focus.

Dalla Spagna una lettera indirizzata al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi per spiegare il progetto europeo del Graal che avrebbe riunito i rappresentanti del comune di Valencia e il priore della cattedrale di Valencia alle istituzioni partenopee. Insomma, «un dialogo culturale tra Napoli e Valencia nato nel corso di cinque anni e che avrebbe permesso di Ricordare la storia della nostra città», conclude Forte.

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