Napoli, morto l’ingegnere Armando Caròla: partecipò al recupero delle statue di Baia sommersa

Napoli, morto l’ingegnere Armando Caròla: aveva partecipato al recupero delle statue di Baia Sommersa e non solo.
Napoli, morto l’ingegnere Armando Caròla: aveva partecipato al recupero delle statue di Baia Sommersa e non solo.
di Antonio Cangiano
Giovedì 13 Ottobre 2022, 17:43 - Ultimo agg. 20:15
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Un tecnico prestato all'archeologia, così amava definirsi l'ingegnere Armando Caròla, scomparso ieri all'età di 94, nel suo appartamento di Posillipo a Napoli. 

L'ingegnere, com'era conosciuto da tutti, assieme al sommozzatore scientifico Mario Rosiello, all'architetto Antonio di Stefano, all'operatore Mario Carotenuto e al campione di pesca sub Claudio Ripa, è stato un pioniere della disciplina subacquea.

«Con lui abbiamo realizzato le prime strumentazioni, in particolare la sorbona particolare attrezzatura utilizzata ancora oggi dagli archeologi per scavare sott'acqua, permettendo di recuperare sabbia e antichi reparti», spiega Mario Rosiello. Dal 1972, in coppia con Rosiello, Caròla ha collaborato con la Soprintendenza in diverse campagne di scavo, collezionando una lunga serie di memorabili recuperi archeologici: le statue del ninfeo imperiale di punta Epitaffio a Baia, statue e monete dal fiume Garigliano, una testa virile barbata in bronzo risalente al IV secolo a.C. ritrovata nel letto del fiume Sele e ancora, statue in marmo che adornavano un ninfeo all'interno della Grotta Azzurra e relitti di navi e cannoni appartenenti alla Flotta borbonica, affondate nel golfo di Napoli, durante la rivoluzione napoletana del 1799.

Legato ad Armando Carola anche Carlo Leggieri, oggi presidente dell'associazione Celanapoli, che su Facebook lascia un affettuoso e sentito ricordo: «Ieri ci ha lasciato Armando Carola, un caro amico, riconosciuto protagonista, per quasi mezzo secolo, dell’archeologia subacquea campana. Ingegnere, uomo appassionato, testardo, determinato nel perseguire gli obiettivi delle sue ricerche. Con l’arch. Antonio Di Stefano specialista in fotogrammetria e il sub Mario Rosiello, anima della stazione zoologica Anton Dohrn fondò il Centro Studi Subacquei, sodalizio che diede vita a innumerevoli indagini: dal porto di Napoli alla costa di Posillipo, dalla Ripa di Pozzuoli a Punta Epitaffio a Baia, ma anche la Grotta Azzurra a Capri, il fiume Sele e il Garigliano. Una vita vissuta inseguendo ricerche nate dall’esame di un documento, suggerite da una tradizione orale, da un segreto carpito a un pescatore, da un’antica mappa. A lui il grande merito di aver contribuito a traghettare un’archeologia pioneristica in un alveo istituzionale di cui spesso non comprendeva le dinamiche. Il primo ricordo, quando ci incontrammo metà anni ottanta, nel quadro di ricerche mirate a documentare le pilae sommerse nelle acque antistanti l’acropoli di Rione Terra e di Punta Epitaffio, mi offrì il suo scooter subacqueo restituendomi la gioia di veleggiare tra le rovine antiche.

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La sua competenza tecnica a servizio del cantiere di scavo, dalle pompe alle sorbone, nulla lo fermava. La foto ripresa dal “Il Ninfeo Imperiale Sommerso di Punta Epitaffio” edito dalla Banca Sannitica, lo ritrae chino sul Dioniso con pantera appena riemerso dallo scavo di Baia, nel gesto, delicato, di verificare gli attacchi dei frammenti.

Caro Armando l’ultimo incontro nel salotto di casa tua con l’affettuosa Francesca. Ripercorremmo le prospezioni eseguite nel fondo della “tua” Grotta, la tempra appena velata dal tempo, mi riferisti della stesura di un libro di memorie ormai a buon punto. Se esiste un aldilà, il tuo è certamente tra acque di un intenso blu, a rimirar quella “bellezza antica” che ha animato i nostri sogni. Ciao Armando».

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