Napoli, presentato il Centro per l'Agritech: «Polo di eccellenza nazionale»

Napoli, presentato il Centro per l'Agritech: «Polo di eccellenza nazionale»
di Emiliano Caliendo
Mercoledì 22 Giugno 2022, 16:52 - Ultimo agg. 20:00
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Parte «Agritech», il Centro Nazionale per lo sviluppo delle Nuove Tecnologie in Agricoltura, un progetto basato sull’utilizzo delle tecnologie abilitanti per lo sviluppo sostenibile delle produzioni agroalimentari, con l’obiettivo di favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici, la riduzione dell’impatto ambientale nell’agrifood, lo sviluppo delle aree marginali, la sicurezza, la tracciabilità e la tipicità delle filiere. Un progetto che vale circa 350 milioni di euro di cui 320 milioni a carico del Pnrr: un finanziamento senza precedenti per la ricerca in agrifood. Il progetto è stato presentato e illustrato presso la sala De Sanctis di Palazzo Santa Lucia dal rettore della Federico II Matteo Lorito e Danilo Ercolini, direttore del Dipartimento di Agraria e referente scientifico nazionale del Centro Agritech, alla presenza del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, gli assessori regionali Valeria Fascione, Bruno Discepolo e Nicola Caputo, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il presidente della Cur Vincenzo Loia.

«La Federico II – spiega il rettore Lorito - è il soggetto promotore del progetto, approvato da revisori stranieri che lo hanno valutato come strategico per l’Italia. La competitività del Paese Italia nel settore agroalimentare parte da Napoli e aumenterà notevolmente nei prossimi grazie al Pnrr e grazie a quello che si farà alla Federico II, coinvolgendo 28 università e una ventina di aziende, tra le migliori in assoluto nel nostro Paese. Un momento importante e significativo per un settore che è una componente fondamentale del Pil nazionale e campano». Un’occasione di sviluppo per il comparto resa possibile dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: «Il Pnrr – prosegue Lorito - prevede il raggiungimento di obiettivi molto precisi: uno di questi è aumentare il livello d’occupazione tra i giovani e le donne soprattutto. Questo è un Centro che ha già dimostrato nella sua proposta di riuscire ad aumentare l’occupazione partendo da un settore per il quale l’Italia è una potenza mondiale». L’obiettivo, lo spiega chiaramente Lorito nel corso della conferenza stampa di presentazione, è quello di creare un Hub d’eccellenza che resti anche dopo la scadenza di 36 mesi del Pnrr: «Abbiamo bandi a cascata per altri 20 milioni», aggiunge. 

L’Università Federico II, infatti, in quanto ente promotore del Centro Nazionale Agritech, è responsabile dell’Hub nazionale che avrà il compito di coordinare i cosiddetti «spoke» periferici.

L'Università di Torino coordina lo Spoke 6, che vede lavorare insieme, oltre a UniTo, il Politecnico di Torino e le Università di Genova, Piacenza, Ancona e Foggia, nello sviluppo e verifica di sistemi agricoli sostenibili anche in scenari climatici in evoluzione. Il Centro sarà composto da 28 Università, 5 centri di ricerca, 18 imprese. Un parterre costituito dalle eccellenze italiane nel settore agrifood, che conta al momento 51 attori distribuiti su tutto il territorio nazionale, e che ha raccolto quasi mille manifestazioni d’interesse nel settore industriale di riferimento. Per la precisione, il progetto rientra nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Missione 4 Componente 2 Investimento 1.4 «Potenziamento strutture di ricerca e creazione di campioni nazionali di R&S su alcune Key Enabling Technologies» finanziato dall’Unione europea - NextGenerationEU. 

Si è detto entusiasta il direttore del Dipartimento di Agraria della Federico II, nonché referente scientifico del progetto, il professore Danilo Ercolini: «Ci aspettiamo un significativo avanzamento delle conoscenze in questo settore. È anche un’ottima occasione per le imprese che avranno modo di essere aiutate nell’adozione delle tecnologie.Questa è la strada verso il futuro: in tema di sostenibilità globale, se vogliamo abbassare l’impatto ambientale delle produzioni agricole, c’è bisogno che le aziende si rendano conto di quali sono le tecnologie disponibili, tra queste quali sarà possibile adottare in futuro, aiutandole allo scopo. Si tratta di fare veramente la differenza riuscendo a garantire all’Italia un passo in avanti nel settore». Ercolini assicura poi un impatto notevole anche sul fronte occupazionale, soprattutto a livello giovanile: «Il centro Agritech recluterà 200 ricercatori, ci saranno più di 200 assegnisti di ricerca, nuove borse di dottorato e soprattutto si formeranno dei tecnici specializzati che saranno utilizzati per assistere le imprese nell’adozione delle tecnologie».

L’ipotesi di un centro nazionale per l’agricoltura tecnologica fu ideata dal sindaco Gaetano Manfredi ai tempi in cui era ministro dell’Università e della Ricerca. «Questi sono i primi effetti del Pnrr. Li guardo con particolare favore perché è un Pnrr che avevo impostato in questa maniera quando ero ministro con questa idea dei centri nazionali d’eccellenza. Un grazie va soprattutto alla capacità della Federico II di confermare quest’ipotesi di un grande centro d'agricoltura tecnologica con capofila Napoli», ricorda l’ex rettore. Manfredi sottolinea poi come il progetto del Centro Agritech s’inserisca nel contesto di riqualificazione urbana della città di Napoli, in particolare dell’area orientale: «Anche per la città si tratta di un insediamento molto importante in quanto si insedierà nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi. Un altro pezzo di città su cui stiamo investendo e che stiamo sviluppando sia da un punto di vista urbanistico che dei servizi». Il sindaco assicura che presto si avrà una rigenerazione anche dei luoghi dell’ex fabbrica Corradini e di villa Tropeano, sempre nell’area est. Manfredi fa poi una riflessione generale sull’importanza dell’agricoltura in relazione alle tematiche ambientali: «Di fianco al tema dei cambiamenti climatici che impattano sulla gestione dell’agricoltura e delle risorse, tra cui l’acqua, oggi abbiamo un'altra variabile: quello dell’uso geopolitico delle risorse alimentari. Nell’ambito delle risorse da mettere in campo c’è il tema dell’approvvigionamento in base al quale, in virtù dell’instabilità internazionale, potremo intervenire sulle catene di valore e della produzione. Serve - conclude - un ripensamento della distribuzione delle produzioni agricole ma anche del loro valore. Se alcune produzioni agricole non si sono più realizzate nei nostri territori è perché non erano economicamente sostenibili. Questo significa che anche le politiche industriali nazionali ed europee devono tener conto di questa variabile». 

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Guarda al progetto «con entusiasmo ma prudenza», invece il governatore De Luca: «Festeggeremo quando avremo concretizzato il progetto. Intanto complimenti all’Università Federico II e al sistema universitario campano che ha risposto al bando e ha avuto una valutazione di merito sul progetto presentato». «È un progetto – aggiunge l’ex sindaco di Salerno - che mette insieme diverse università da tutto il Paese, aziende agricole, il Cnr, Cassa Depositi e Prestiti. Così recuperiamo una vocazione antica della Campania nel campo della ricerca in agricoltura. Quello agricolo e agroindustriale è uno dei comparti più forti della Regione Campania, dobbiamo migliorarne la produttività, svilupparne la ricerca scientifica e gestire la risorsa acqua in maniera intelligente». De Luca inoltre annuncia un piano per «la realizzazione di invasi collinari che si aggiungeranno alla diga di Campo Lattaro».  «Un grande investimento con l’obiettivo di essere come Regione pienamente autonomi dal punto di vista della risorsa idrica, sia per le forniture alimentari che per gli usi agricoli e industriali». Anche il titolare di Palazzo Santa Lucia, come quello di Palazzo San Giacomo, in virtù dei progetti proprio come quelli del Centro Agritech, è consapevole della possibilità, dopo decenni d’impasse, di accelerare sui lavori di rigenerazione urbana del capoluogo di Regione. «Per la città di Napoli può tradursi in un grande progetto di riqualificazione urbanistica anche nella parte orientale. Il Centro sarà insediato nell’ex Manifattura tabacchi. In aggiunta, ci sono progetti di riqualificazione di tutto il fronte mare, in particolare a Portici con il Museo Pietrarsa. Abbiamo la possibilità di fare un grande lavoro dal punto di vista scientifico, produttivo e occupazionale». Tra le sfide del Centro Agritech - nato con l’ambizione di combinare le migliori competenze scientifiche per rendere l'industria agroalimentare italiana più competitiva e sostenibile - c’è quella di un’Academy in grado di formare tecnici specializzati. Figure che saranno richieste sul mercato dalle imprese che vorranno aggiornare tecnologie e modalità di produzione. Una scommessa che il sistema agroalimentare campano, con un valore aggiunto pari a 4,3 miliardi di euro che rappresenta il 4% dell’economia regionale, spera potrà dirsi vincente.

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