Napoli è stata la prima città italiana a liberarsi, da sola, dai nazifascisti: lo ricorda e ribadisce «Quattro giorni per la libertà: Napoli 1943», docufilm di Massimo Ferrari, con la città - interpretata da Luisa Ranieri - come voce narrante, un cameo di Massimiliano Gallo, i testi scritti da Maurizio de Giovanni e le animazioni di Alessandro Rak e del cantaturocker Dario Sansone (si, proprio lui, la voce dei Foja), il 29 settembre su Raitre in prima serata per l'ottantesimo anniversario dall'avvenimento.
Martedì 26, l'anteprima napoletana al Mercadante, alle 21, dopo che, nel pomeriggio, alle 17, il docufilm sarà presentato, al Quirinale, al Presidente della Repubblica. Mercoledì 27, poi, Sergio Mattarella sarà a Napoli, ospite d'onore all'università del convegno sulle Quattro giornate promosso dall'Orientale. Una conferma dell'importanza che il Presidente dà a una insurrezione coraggiosa, gloriosa, spontanea, che non può essere offuscata da tentativi di ridimensionamento o, peggio ancora, di revisionismo.
«Si tratta di una pagina storica fondamentale non soltanto per la città ma per l'intera nazione, eppure è un episodio poco raccontato, se non grazie al film di Nanni Loy, ispirato al libro La città insorge di Aldo De Jaco», racconta il produttore napoletano Luciano Stella, che firma la sceneggiatura insieme a Ferrari. «Uno straordinario episodio di libertà e ribellione che evidenzia uno dei tratti distintivi della città: saper agire collettivamente per la difesa della libertà. È stata un'insurrezione partita dal basso, tutti hanno partecipato, donne, bambini, femminielli, intellettuali: un'intera popolazione che si è coordinata per scacciare gli occupanti tedeschi. La ribellione era tanto diffusa che i nazisti non sono riusciti ad arginarla e sono stati costretti ad andarsene».
Prodotto da Big Sur con Lucecinettà, in collaborazione con Rai Documentari, Titanus spa e Lorenza e Luciano Stella e Maria Carolina Terzi per Mad Entertainment, con il contributo di Regione Campania e Film Commission e il sostegno del Comune, il docufilm ripercorre la sommossa popolare attraverso quattro storie, una per ogni giornata, dal 27 al 30 settembre.
«Sono stato coinvolto nel progetto da Luciano», spiega il regista romano classe '76. «Ragionando sulla struttura del documentario, ci siamo resi conto che nessuno dei due voleva realizzare un prodotto di impronta accademica. La storia in sé è nata dal popolo, dalla sua forza, ed era giusto restituire al lavoro lo stesso spirito popolare. Le quattro storie scelte, ispirate a persone realmente esistite, si alternano a interviste ad alcuni personaggi della città, tra quelli che hanno davvero vissuto le Quattro giornate e quelli che le rivivono attraverso i ricordi dei parenti».
Enzo Gragnaniello, Marisa Laurito, Cristina Donadio, Peppe Barra e Antonio Amoretti, ex ragazzino partigiano morto a 95 anni lo scorso dicembre, raccontano alla telecamera i propri ricordi di quei giorni, mentre le animazioni ricreano le quattro storie: una ragazzina e un ragazzino che partecipano alla battaglia lanciando molotov, arma fondamentale durante la ribellione; la partigiana che collabora con i servizi segreti britannici Maddalena Cerasuolo; un femminiello residente nei Quartieri Spagnoli che scende per strada armato insieme ai suoi compagni; la banda di nazisti che si aggira nella periferia contadina di Napoli, capitanata da un uomo enorme con un teschio e due ossa disegnati sul giubbotto nero, con l'ordine di massacrare chiunque dai più anziani ai bambini.
«Fuori dall'Italia conosco ancora meno questa storia gloriosa, ne ho parlato con Sting e la moglie Trudie, sono rimasti a bocca aperta», conclude Stella. «Io, invece, ricordo i racconti di mia madre sul periodo dell'occupazione. Mi spiegava che erano costretti a ricoprirsi i capelli di farina per sembrare più vecchi e si nascondevano nella tromba degli ascensori, sperando di non essere scoperti. I nazisti andavano alla ricerca degli uomini e delle donne forti e in salute da deportare, coi capelli grigi potevano risultare inabili al lavoro».
Il documentario, dopo il passaggio televisivo, sarà diffuso nelle scuole, partendo da quelle campane: per ricordare il coraggio del popolo napoletano e l'orrore nazifascista di cui si liberò.
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