Don Pedro de Toledo, da Napoli un appello a Firenze: «Analisi dna nel sepolcro di Giotto»

Don Pedro de Toledo, da Napoli un appello a Firenze: «Analisi dna nel sepolcro di Giotto»
di Gennaro Di Biase
Lunedì 21 Febbraio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 13:54
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La vicenda di don Pedro si aggiorna di un nuovo importante capitolo sulla restituzione delle spoglie del viceré sepolto in Toscana nel 1553. Dopo l’ammissione della Sovrintendenza Archeologica fiorentina, che si è riferita a «Pedro\Giotto» per indicare i resti conservati a Santa Maria del Fiore nel sepolcro del pittore (segno di un possibile scambio di salme tra Giotto e il viceré, sepolti nella stessa area del Duomo), a scendere in campo per la riesumazione è oggi l’Arciconfraternita di San Giacomo degli Spagnoli, che gestisce la preziosa basilica a due passi dal Comune, in via di restauro. 

Il Governo dell’Arciconfraternita, proprio in funzione delle novità emerse su queste pagine riguardo al possibile scambio di spoglie tra pittore e viceré messo in campo dalla stessa Sovrintendenza Archeologica fiorentina, chiede ora a gran voce la riesumazione dei resti contenuti nel sepolcro di Giotto, gli stessi che, secondo le autorità toscane, sono di dubbia attribuzione: «Questa Reale Arcionfraternita del SS.

Sacramento dei Nobili Spagnoli - si legge nella nota recapitata al Mattino - si appella alla sensibilità dell’Opera del Duomo di Firenze ed alla Comunità Scientifica, affinché si possano eseguire esami approfonditi sui resti mortali ritrovati, in modo da poter attribuire con certezza l’identità di quelli appartenenti al Viceré di Napoli Don Pedro Alvarez de Toledo Marchese di Villafranca. Questo Governo, nel rispetto dei desiderata della Famiglia e del nostro Superiore Sua Maestà il Re di Spagna D. Felipe VI, sarebbe onorato di poter accogliere le spoglie mortali nel sepolcro che il Viceré si fece appositamente costruire, conservato nella nostra Reale Pontificia Basilica». Il mausoleo commissionato da don Pedro a Giovanni da Nola, in cui riposa Garcia, il figlio del viceré. L’ultima parola sulla riesumazione spetta a Firenze. 

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C’è anche una raccolta firme, in crescita, per riavere il viceré in città, partita dall’Associazione quartieri Spagnoli 1536. A chiedere il ritorno di don Pedro era stato anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Gli ha risposto l’altro ieri, con un’intervista al Mattino, il primo cittadino di Firenze, Dario Nardella: «Parlerò con Gaetano della questione delle spoglie del viceré, visto che la prossima settimana ci vedremo a Firenze, in occasione di un incontro dei sindaci con il Papa. Però, chiaramente, la questione della restituzione dei resti non dipende dal solo Comune di Firenze». Infatti, proprio dalla Regione Toscana, guidata da Eugenio Geni, arriva una chiusura alla restituzione delle spoglie, argomentata col fatto che don Pedro fu una figura centrale nel Rinascimento fiorentino. Con la dote di Eleonora (figlia del viceré andata in sposa a Cosimo I de’ Medici) sono stati costruiti gli Uffizi. Dalla Regione Toscana rilanciano però l’idea del gemellaggio tra Napoli e Firenze - lanciata da Nardella in occasione dei 500 anni dalla nascita di Eleonora de Toledo - proponendo di estendere l’iniziativa sull’asse Toscana-Campania. Un gemellaggio tra Regioni, insomma, e non solo tra Comuni, che si concretizzi in scambi culturali e artistici. 

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Questione diversa resta però quella della legata all’eventuale riesumazione delle spoglie di «Pedro/Giotto», che potrebbe chiarire il giallo storico sull’identità delle spoglie sepolte nel Duomo. Su questo punto, scende in campo anche il consiglio Comunale: «Siamo pronti a calendarizzare un ordine del giorno su don Pedro - spiega Luigi Carbone, presidente della commissione Cultura in via Verdi - nel consiglio comunale di fine mese. La riesumazione sarà necessaria a chiarire innanzitutto un giallo storico che si trascina da troppi anni».

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