«Napoli riparta dalla cultura», il manifesto degli operatori in piazza San Domenico

«Napoli riparta dalla cultura», il manifesto degli operatori in piazza San Domenico
di Giuliana Covella
Domenica 2 Maggio 2021, 18:37 - Ultimo agg. 18:41
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Un manifesto della cultura e delle arti per ripartire dal settore e rilanciare la città di Napoli. Su questo si è basato il dibattito pubblico che stamattina ha visto una grande partecipazione, nel rispetto delle restrizioni anti Covid, in piazza San Domenico Maggiore. Tantissimi gli artisti e gli operatori culturali che sono intervenuti per scrivere insieme una pagina importante per risollevare le sorti del comparto. Tra i tanti Francesco Di Leva, Carlo Cerciello, Lello Serao, Eleonora De Majo. E tra i partecipanti anche tanti cittadini e rappresentanti delle istituzioni come l’assessore alla cultura del Comune Annamaria Palmieri. «La cultura non può vivere in una perenne condizione asfittica e in condizioni di precariato economico - si legge nel manifesto - Il sistema culturale ha bisogno di crescita e di sviluppo e il sistema Paese deve intervenire per un riallineamento degli interventi economici a quelli che sono gli standard europei, oltre a riconsiderare le attuali procedure normative in una visione che sappia valorizzare i processi creativi». 

Da questi presupposti è nata la proposta sul da farsi per uscire dalla crisi dovuta all’emergenza sanitaria: necessario costituire «uno spazio di discussione che possa lavorare alla scrittura collettiva di un manifesto per le politiche culturali della città futura».

Uno spazio «aperto, di dibattito vero e lavoro comune, attraverso il quale lo scambio di esperienze possa diventare pre-condizione per la scrittura di una piattaforma  partecipata». Il primo passo è stato dunque l’assemblea pubblica in piazza, per scrivere tutti «insieme, dal basso e a tante mani, il manifesto per le arti della città futura». Se è vero infatti che la pandemia ha messo a nudo le contraddizioni, le fragilità e le difficoltà del nostro sistema paese, nel comparto della cultura e dello spettacolo queste sono emerse con particolare evidenza e drammaticità e «le risposte arrivate dal governo fino a questo momento sono state complessivamente deboli», è la convinzione unanime degli operatori. 

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Tante le richieste salienti del manifesto. «Favorire la sperimentazione di nuovi modelli cultuali, ibridi. Inaugurare contesti inediti di applicazione delle arti. Evitare l’approssimazione e dotarsi di una metodologia precisa, a partire dalla mappatura del comparto, per dare voce a operatori e imprese». Altra questione è poi quella di definire gli obiettivi primari: puntare a moltiplicare i presidi culturali, renderli diffusi, permanenti e stabili, attraverso l’assegnazione a titolo gratuito di spazi recuperati all’incuria e all’abbandono; favorire partenariati tra associazioni e pubblica amministrazione per la gestione degli spazi e la progettazione culturale, in un progetto pluriennale che coinvolga il territorio; dotarsi di una consulta permanente delle arti, i cui membri possano ruotare con un sistema a staffetta, di modo da raccogliere le voci di tutte le componenti culturali della città. Assumere inoltre come prioritario il tema dell’internazionalizzazione dei progetti culturali come volano di sviluppo locale e avviare un dialogo tra città e Parlamento sul tema degli investimenti, per adeguarsi agli standard europei e sostenere l'appello dei lavoratori per un tavolo interministeriale.

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