Napoli, rinasce la Ruota degli Esposti: riqualificati gli ambienti, arriva il corner per i turisti

La Ruota degli Esposti
La Ruota degli Esposti
di Giovanni Chianelli
Domenica 18 Luglio 2021, 13:04
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La Ruota ha ripreso a girare. La Ruota degli Esposti che solo 3 mesi fa, come denunciato dal Mattino, era nel degrado più totale: una discarica di rifiuti, anche tossici, pannelli di eternit, e bancarelle di ambulanti sull’esterno della Real Casa dell’Annunziata. Dentro, quasi peggio.

La stanza della celebre Ruota dove venivano riposti i bambini – bene culturale unico in Europa – abbandonata, senza luci, tracce di umidità ovunque, i cartelloni didattici a terra; le stanze attigue ridotte a deposito, tra polvere e calcinacci. Oggi è tutto rinato: l’immondizia fuori è sparita, gli spazi verdi ripuliti. E all’interno del complesso le stanze sono state ristrutturate, intonacate e dotate di tutto ciò che meritano per l’offerta turistica. Gli ambienti brillano, sono in funzione gli impianti elettrici e i servizi igienici (che pure erano guasti). I pannelli sono al posto loro e finalmente raccontano la storia del luogo dove, dal 1304, le persone che non potevano permetterselo lasciavano i propri figli alla misericordia delle suore dell’Annunziata, dando origine al cognome più diffuso della Campania, Esposito. La stanza accanto a quella della Ruota è diventata un moderno corner, con l’installazione di un totem multimediale che provvederà alla proiezione di video turistici sulla zona e sul complesso dell’Annunziata. 

Il merito è tutto dei Lions che hanno finanziato e realizzato la ristrutturazione: «Era davvero triste che un bene così antico, che ha rappresentato un luogo di accoglienza per i più deboli, non fosse valorizzato. Come cittadini e come associati Lions sentivamo di intervenire e dare un contributo fattivo ed un segnale di ripresa per il turismo» dice l’architetto Ersilia Russo che ha curato la riqualificazione.

Lo definisce un allestimento organico e logico, il risultato è funzionale, molto sobrio, per rispettare la bellezza e la storicità del posto. Eppure è incisivo: la chiamano “manutenzione ordinaria”, è stata una rivoluzione. Sono bastati pochi soldi, raccolti con donazioni, e un po’ di buona volontà e nel giro di un mese il sito è rigenerato. L’associazione ha anche provveduto all’illuminazione e di una panca da interni per i visitatori; inoltre, ha fornito uno scanner A2 per la digitalizzazione dei preziosi documenti antichi e delle pergamene conservate nell’Archivio della Real Casa. Una possibilità storica: «In questo modo molti potranno ritrovare la loro origine» spiega la Russo. Insomma, una rinascita. Ma non è stato facile.

«Avevamo già restaurato, nel 2019, il cancello cinquecentesco, chiuso da decenni. Un lavoro duro, c’è stato bisogno di operare su un manufatto antico, ma ce l’abbiamo fatta, consentendo il ritorno delle attività commerciali della zona che erano sparite dopo la chiusura del portone” dice l’architetto. «È stato un passaggio importante perché è corrisposto all’inizio di un processo di avvicinamento all’intervento di oggi. Personalmente quel lavoro mi fece notare che il luogo era fatiscente, lo trovavo insopportabile. Volevamo realizzare subito la ristrutturazione ma c’è stato il Covid. Eppure non abbiamo mollato» racconta. L’operazione è stata delicata, il sito è nel patrimonio Unesco. Poi il Lions Clubs International (Distretto 108Ya, quello competente su Campania, Calabria e Basilicata) è riuscito a stipulare con il Comune di Napoli, ente proprietario del bene, un accordo quadro. Ottenuto il parere favorevole della soprintendenza alle Belle Arti e al Paesaggio a giugno scorso sono iniziati i lavori.

Qualche dettaglio illumina l’intervento. Nella stanza che ora è stata ribattezzata come “multimediale” c’era la scala da cui salivano le suore con in braccio il neonato, dopo averlo tratto dalla ruota e lavato, come in un battesimo, in una piccola vasca. Quella scala ora è monca, la base è stata demolita nel dopoguerra e inizia, quasi un simulacro, a mezza altezza. Alla Russo però il particolare non è sfuggito: «Mi sembrava un’ascesa simbolica, un cammino verso una salvezza possibile» racconta. «Così, ho proposto nel progetto di illuminarla perché la gente vedesse, con una luce ambrata, con effetti da pergamena antica». Poi offre un aneddoto che sfiora il miracolistico: “Ci si può non credere eppure, una volta conclusa la ristrutturazione, la porta che era in cima alla scala, chiusa da anni, si è riaperta. Da brividi”.

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