Tatafiore e il ritorno di Itaca al Vomero: «La mia fontana non è pizza e mandolino»

Tatafiore e il ritorno di Itaca al Vomero: «La mia fontana non è pizza e mandolino»
di Mariagiovanna Capone
Giovedì 24 Gennaio 2019, 12:00
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La fontana «Itaca» del maestro Ernesto Tatafiore presto tornerà al suo posto. I tempi si stabiliranno lunedì prossimo ma c'è ottimismo sebbene qualche piccolo intoppo. Ieri mattina infatti c'è stato il primo sopralluogo IN via Scarlatti per pianificare i lavori ai sottoservizi che permetteranno la reinstallazione dell'opera dopo il restauro. Se per l'allaccio idraulico non ci saranno problemi, qualcuno è emerso per quello elettrico: si dovrà infatti contattare Enel per capire su quale impianto allacciarsi per sostenere la pompa di riciclo dell'acqua e l'illuminazione. Tuttavia il sopralluogo più importante sarà quello che si terrà lunedì mattina alla Mostra d'Oltremare, dove «Itaca» è custodita, per capire gli interventi di restauro necessari per il ripristino dell'opera, poiché si parla di «danni alla vasca». Il procedimento intentato da Tatafiore contro il Comune di Napoli per chiedere il risarcimento dei danni d'immagine dopo la rimozione senza autorizzazione intanto potrebbe fermarsi. «Le parti stanno arrivando a un accordo. Tutto dipenderà dalla certezza che la fontana tornerà al suo posto quanto prima» precisa l'avvocato Carlo Penna, che assiste l'artista.
 
Il sopralluogo, anticipato di un giorno, ha visto per la prima volta Ernesto Tatafiore faccia a faccia con il dirigente Fabio Pascapè del servizio Patrimonio artistico e beni culturali del Comune, ossia colui che con un blitz estivo decise di rimuovere la fontana da via Scarlatti senza che l'artista fosse avvisato. I motivi, a tutt'oggi non accettati e anzi respinti da Tatafiore e dal suo legale sarebbero quelli di un'ostruzione della viabilità e la presenza di spigoli vivi pericolosi. «La fontana è qui dal dicembre del 1999: mai nessuno si è fatto male e mai nessun mezzo di soccorso è rimasto bloccato» sentenzia con il sorriso Tatafiore. Oltre all'artista, al dirigente Pascapè, e alcuni tecnici di Abc Napoli e Citelum, vari rappresentanti della Municipalità 5 (Vomero-Arenella) che più volte hanno esternato pubblicamente di non gradire l'estetica dell'opera, così come alcuni schierati a difesa. Sebbene l'amministrazione comunale abbia chiarito e precisato che la fontana tornerà in via Scarlatti dopo il restauro, il braccio di ferro tra chi la rivuole e chi no, però continua.

Mentre i tecnici controllano i sottoservizi, un cittadino corre da loro per urlare «non lo rivoglio sotto casa quell'obbrobrio» a pochi metri dal maestro Tatafiore, che non perde la calma. «Mi sta bene così. L'arte non è la pizza o il mandolino, è giusto che crei discussione» spiega. «Prendendo a prestito delle parole di Neruda, rimaneggiandole, aggiungo: sono venuto qui per farvi pensare». I consiglieri di Municipalità che tanto hanno osteggiato il ritorno dell'opera restano in silenzio. A difendere l'opera ci sono invece l'ex assessore Rino Nasti contento che «la fontana restaurata, simbolo delle pedonalizzazioni al Vomero, torni qui, perché rappresenta il riconoscimento del territorio a un artista di fama mondiale», così come Mario Coppeto «soddisfatto che sia stato riattivato l'iter per riportare Itaca dove è sempre stata» e auspica «aree pedonali, piazze e parchi della città invasi di arte contemporanea». Elena Coccia va anche oltre, ribadendo la necessità «di adottare opere d'arte, chiese abbandonate e spazi da parte delle scuole e cittadini che vogliono difendere e tutelare il territorio».
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