Viaggio nella città porosa, con lo sguardo di Caravaggio

Viaggio nella città porosa, con lo sguardo di Caravaggio
di Maria D'Ambrosio
Domenica 27 Maggio 2018, 13:00
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Un libro che diventa lezione universitaria e strumento di un viaggio virtuale. Domani alle 15 nella biblioteca Pagliara del suor Orsola Benincasa, nell'ambito del ciclo di incontri «Napoli: città, arte e vita», il volume «Con gli occhi di Caravaggio. Napoli 1606-1610» sarà la traccia narrativa della lezione della sociologa Maria D'Ambrosio in dialogo con gli autori, il giornalista Francesco de Core e il fotografo Sergio Siano

Percorrere le vie della città, provare a conoscerne, una ad una, strade, vicoli palazzi giardini cavità scalinate litorali spiagge e castelli. Esplorare la materia porosa e a tratti cupa e cadente con cui Napoli fonde architettura e natura. Scoprire nuovi itinerari dentro cui perdersi al suono delle voci che sono canti o nel frastuono delle piazze che si fanno teatro di tragedie senza tempo di cui i corpi incarnano bellezza e saggio disincanto. In giro per Napoli, sfuggendo alle seduzioni preparate per l'occhio analfabeta di un turista qualunque, si può decidere di inciampare sulla ruvida soglia di uno degli archivi della città e varcarla per inoltrarsi nei segreti di una città materna e malefica, richiamati dall'intenso odore della carta mista a muffe e al logorio dei suoi tarli, per cadere e farsi avvolgere dal vortice di una storia scritta coi frammenti di vite tutte somiglianti a quelle di un artista. E anche seduti in un'aula universitaria possiamo varcare la soglia dell'Archivio Storico del Banco di Napoli, in via dei Tribunali, grazie alle pagine di un volume prodotto dallo studio e dalle lettere di Francesco de Core e dalle immagini fotografiche generate dallo sguardo di Sergio Siano, per rileggere la Napoli tra il 1606 e il 1610 Con gli occhi di Caravaggio.

Dalle carte dell'imponente archivio che fanno da fisico contrappunto all'usura del tempo, emergono come da un pozzo le tracce di una presenza, quella di Michelangelo Merisi da Caravaggio, che a Napoli ha incontrato i favori di molti nobili e ricchi benefattori cui l'artista ha corrisposto con tele di cui ora la città fa bella mostra. Tracce di pagamenti, anticipi, committenze, impegni con date di scadenza, ripensamenti, schizzi, appunti, in quell'archivio in cui i documenti e i dati conservati sono da decifrare in un ordine che segue una precisa cronologia e che de Core ci restituisce come una fitta trama di una drammatica esistenza confusa con le sorti di una città disarmonica nella sua sacra essenza e profonda profanità abbandonica. Sfogliando le pagine del volume firmato da de Core e Siano si ha l'opportunità di cogliere un dono, di partecipare ad un viaggio che passa per il corpo, ardente come gli occhi e lo sguardo, di Caravaggio su se stesso e sulla città. Le pagine ricordano qualcosa di prezioso: non basta avere occhi per guardare e per vedere e svelare la bellezza o l'essenza di un luogo, di una città, di chi la abita, ma c'è bisogno degli occhi, e dello sguardo, di chi, come Caravaggio, ci suggerisce l'importanza di un contatto/contagio con la città e con la sua umanità. Oltre che un monologo che risale dalle pagine di un diario intimo che de Core fa emergere con una sapiente operazione letteraria dai documenti da lui stessi maneggiati in Archivio, e un viaggio per immagini di Siano, dense di rinvii ad un immaginario ancestrale sulla bellezza della viva decadenza della città, un passaggio tra vita e morte, Con gli occhi di Caravaggio offre al lettore l'esperienza del confine non definito che fa della natura dei luoghi di Napoli la più complessa opera d'arte, viva, in trasformazione, dentro cui ci si sente accolti e rifiutati allo stesso tempo.

Con gli occhi di Caravaggio si impara a «vedere», a sentire pulsare la vita, perché le sue opere sono «segnate» da luci e ombre, rughe e tagli sanguigni di un esistere che è anche malattia, declino, strazio. Attraverso lo splendore dei corpi dei santi e dei martiri, si fa chiaro l'intento di educare alla visione, di trascendere e trasfigurare la materialità delle cose, di parlare dall'oscurità manifesta ad altre private oscurità, di condividerne la tragica sofferenza e di sperare nel magico, nel salvifico, nella redenzione. Guardare a Napoli Con gli occhi di Caravaggio restituisce alla città la forma del miracolo e della speranza, perché grazie alla forza trasfigurante del maestro, del «pittore pazzo», anche la plebe disperata trovi la via per riscattarsi e compiere il capolavoro. Con gli occhi di Caravaggio si va oltre l'estetica compiacente e compiaciuta dell'abbandono, si impara a vedere in ogni giorno nuovo l'occasione per un prodigio. Come accade per le «Sette opere di Misericordia» al Pio Monte della Misericordia, dove, nel bel mezzo di una città «miseranda e nobile, plebea e colta» da più di quattro secoli si compiono opere di carità sfidando ad arte la sempre tanto diffusa e folle condizione di bisogno per affermare il diritto universale dell'umanità ad essere salvata e mai dimenticata. Come le carte dell'Archivio. Come le storie di cui sono traccia. Come il bello e il tremendo di cui sono memoria. Collettiva.
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