Nella Pompei romana un marchio di produzione del pane a garanzia del consumatore

Nella Pompei romana un marchio di produzione del pane a garanzia del consumatore
di Susy Malafronte
Mercoledì 23 Settembre 2020, 20:29
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Dalla raccolta del grano al banco di vendita: il dietro le quinte della filieta del pane nella Pompei romana già dotata di marchio a tutela del consumatore. Nel 79 dopo Cristo i pompeiani erano i maestri dell'arte bianca e garantivano qualità e fragranza del prodotto alla clientela.

Nella catena di produzione del pane si partiva con l’umidificazione del grano (con acqua e sale) per ottenere una farina più bianca; seguivano la macinazione e l’impasto della farina con acqua e lievito, la lievitazione della pasta, la sua levigazione e la creazione delle pagnotte successivamente infornate per la cottura.

A Pompei erano attivi più di 40 panifici con un’articolazione abbastanza regolare. Le macine in pietra lavica, azionate da schiavi o asini, erano uno degli elementi più caratteristici ed erano costituite di due parti principali, una inferiore a forma conica su cui si impostava quella superiore a clessidra.

Ambienti per far riposare la pasta erano solitamente posizionati vicino ai forni per la cottura, in modo che il calore potesse agevolarne la lievitazione. Spesso al panificio era associata una stalla dove risiedevano gli animali da lavoro utili sia per muovere le macine sia per trasportare la merce. Il pane era venduto in pagnotte tonde già suddivise in spicchi per facilitarne il taglio; un marchio impresso ne indicava il produttore.
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